Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: L'EDITTO RUSSO Data: 6/10/2006 8.46.47 Visite: 57
Così la Rai ha censurato anche Pansa di MARCELLO VENEZIANI Manca un capitolo a La grande bugia (Sperling&Kupfer) di Giampaolo Pansa; un capitolo che riguarda proprio Le sinistre italiane e il sangue dei vinti , come recita il sottotitolo del suo libro. E Pansa ne è al corrente solo in parte. Riguarda la trasformazione del suo testo in racconto televisivo, in una fiction per la Rai. Pansa nel suo libro se la prende con Sandro Curzi, consigliere di Rifondazione comunista in Rai, che perlomeno alla luce del sole, senza peli sulla testa e sulla lingua, ha bocciato lo sceneggiato, invocandone altri politicamente corretti, come novene per estinguere il peccato di averlo solo pensato. Ma la storia è più ampia e merita di essere raccontata come un'appendice, o un'appendicite, del viaggio di Pansa nella viltà carogna e nel conformismo ideologico del nostro Paese. Ne parlo con cognizione di causa, avendo io proposto, quando ero nel Consiglio della Rai, di tradurre Il sangue dei vinti in sceneggiato tv (fa bene Pansa a non ricordarlo nel suo libro, perché sarebbe stato accusato di collusione con un criminale, padrino di Cosa Mia). Dunque, l'emorragia postuma del sangue dei vinti in versione tv è avvenuta in tre tappe. La prima. Per far passare uno sceneggiato sugli eccidi partigiani a guerra finita, furono portate al vaglio del Consiglio della Rai altre tre fiction che riguardavano i nazisti anzi i nazifascisti, la persecuzione degli ebrei, le Fosse Ardeatine. Per ogni fiction considerata "revisionista" i medici della sinistra militante ne prescrivono come protezione antibiotica tre ortodosse. E non fa niente se ripetono sempre le stesse cose, bisogna fare il lavaggio del cervello. Era già accaduto quando riuscimmo a varare la fiction sulle Foibe, che fu pesantemente controbilanciata e neutralizzata in parole, soggetti e testi. Ma andò ugualmente bene, anzi benissimo. Ora, il terrore di quel successo aveva evidentemente allertato le caserme dei militanti. Il libro di Pansa era già esploso in libreria, se fosse esploso nelle case con la tv, sarebbe stata una catastrofe. Serviva correre ai ripari. Il secondo atto fu lo svuotamento e la deviazione dal libro di Pansa. Per cominciare furono proposti come sceneggiatori, consulenti e attori gente con rigoroso pedigree di sinistra, magari militante. Pensate che come consulente del film non fu chiamato, come sarebbe stato normale, l'autore del libro, ma uno dei suoi più acerrimi stroncatori e nemici, Claudio Pavone. Che di fronte agli eccidi a guerra finita e a fascismo sepolto come quelli descritti da Pansa, distinse tra violenza "per fini giusti" e "per necessità" e violenza fascista. Arrivando a dire, lui che non ha mai nascosto la sua militanza e la sua partigianeria anche in tempo di pace, che il revisionismo storico è un fatto più politico che storiografico. Vi ricordo che revisionisti sono stati definiti De Felice e i suoi allievi, i filosofi Del Noce e Nolte, gli storici Fest e Furet e molti rispettabili studiosi, assolutamente apolitici. Insomma, il risultato fu una trama irriconoscibile, dove i massacri sparivano, il cattivo era comunque un ex fascista, i buoni erano naturalmente dalla parte opposta, e il male restavano comunque i nazisti. In consiglio non proposi nessuna epurazione, ma perlomeno una revisione del testo più fedele al libro da cui scaturiva la fiction e un riequilibrio dei consulenti con storici di estrazione defeliciana (come Giuseppe Parlato) e soprattutto con l'autore. Giampaolo Pansa che, da me contattato, accolse l'invito. La cosa fu approvata. E poi? Silenzio. Terzo atto, "Il sangue dei vinti" scomparve dal palinsensto. Non se ne è fatto più nulla, mi pare. Il Consiglio andò via, l'oblio prevalse, misto a odio, anche se gli altri sceneggiati in programma, compresi quelli riparatori per bilanciare "Il sangue dei vinti", poi si sono visti, eccome. Non andò più in onda il sangue dei vinti, ma lo sputo sui vinti. Ecco come fu cancellato "Il sangue dei vinti", in tre atti gloriosi. Pansa perlomeno ha il privilegio di essere discusso e confutato, perché di sinistra, antifascista e coinquilino sui giornali dei medesimi accusatori. Ad altri si addice l'oblio e il disprezzo. E poi vi chiedete: ma perché non ci sono autori e storici di altra estrazione? Ma se vi mangiate vivi i vostri stessi amici, figuratevi gli altri. Andrea Camilleri nel libro intervista Vi racconto Montalbano (Datanews), nota l'inesistenza della cultura di destra con una battuta tra l'offesa e il complimento («Oggi l'unico, povero, è Marcello Veneziani»). Ma lui che di fiction, di Rai e di libri se ne intende, dovrebbe sapere come va il mondo... Per consolarvi, vi dico che anche fuori d'Italia non va poi molto meglio, c'è l'Internazionale della faziosità. Ho sotto mano un libro di un celebratissimo filosofo da asporto, lo spagnolo Fernando Savater, che in Brevissime teorie , uscito anche in Italia (Laterza), scrive la seguente profondissima osservazione: «Essere di sinistra significa innanzitutto non essere di destra. E la destra, qualunque sia la giustificazione di partito in cui si rifugi oggi, consiste nell'utilizzare politicamente la brutalità criminale e la menzogna...». Non vado oltre. Non una certa destra, ma qualunque destra e qualunque idea, anzi giustificazione, abbia: capite il pregiudizio razziale? A parti invertite, se Savater avesse detto da destra queste cose, passerebbe per un cretino globale e un razzista. Invece, che recensioni e che salamelecchi... Questo per dire che nell'epoca anemica, il sangue dei vinti non scorre più, ma il livore dei cretini scorre, con i titoli di testa e i veleni di coda. My Speed Limit ??? 400 Km/h |