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Nick: Copia&Inc
Oggetto: Rifiuto di volare in Irak
Data: 5/3/2004 20.20.11
Visite: 99

Scoppia il caso degli elicotteristi italiani
che non vogliono volare in Iraq

Erano partiti volontari, per una missione pericolosa: l'Iraq. Ma una volta lì la situazione è apparsa più pericolosa del previsto, e hanno fatto dietrofront. Risultato: puniti, e ora sotto inchiesta della procura militare di Roma che ipotizza il reato di ammutinamento. Coinvolge 4 elicotteristi dell'esercito la vicenda che è già diventato caso politico, con l'opposizione che chiede al governo di chiarire tutto davanti al parlamento. Era dicembre, le ferite dell'attentato di Nassiriya ancora aperte, gli abbattimenti degli elicotteri americani quasi all'ordine del giorno. È in quei giorni di lutto e paura che sbarca all'aeroporto di Tallil, in Iraq, il contingente italiano dell'aviazione leggera: 120 tra piloti e tecnici partiti da Viterbo e destinati a guidare elicotteri ch47 e ab412. Ma quattro di loro - due ufficiali e due sottufficiali - sono andati dritti dal comandante per dire che su quegli apparecchi non sarebbero mai saliti. Si sentivano poco addestrati, impreparati a fronteggiare la missione. Ma a preoccuparli - hanno spiegato - erano soprattutto quegli elicotteri, non sufficientemente attrezzati, a loro dire, per fronteggiare attacchi nemici. In pratica, sotto gli standard di sicurezza. Accuse smentite dallo stato maggiore dell'esercito. Tutto in regola, secondo i vertici delle forze armate, su quei mezzi dotati di missili per rispondere al fuoco, ma anche sistemi di inganno e disturbo, come si dice in gergo, per sfuggire ai radar e alle armi nemiche. Sta di fatto che di fronte a quel rifiuto, i soldati sono stati rimpatriati e puniti. Il loro comportamento giudicato censurabile. Nessuna denuncia, precisa il comando, ma un'informativa dettagliata sull'accaduto notificata alla procura militare che ha fatto scattare un'inchiesta che ora ipotizza il reato di ammutinamento, previsto dal codice militare di pace, con condanne fino a 5 anni di reclusione. "Ottimi piloti, pessimi soldati", sintetizza il loro comandante, il generale Chiaravelli. L'atteggiamento suona come uno schiaffo agli altri 113 colleghi che dall'arrivo a Nassiriya hanno effettuato 400 ore di missione.




http://www.tg5.it/altre_notizie/schede/scheda_030124203943.shtml



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