Nick: insize Oggetto: MAN RAY Data: 10/3/2004 13.23.47 Visite: 392
Vero nome Emmanuel Radnitsky 1890 Man Ray nasce il 27 agosto a Filadelfia (Pennsylvania) da genitori ebreo-russi. 1976 Man Ray muore a Parigi il 18 novembre. Le Rayografie Le Rayografie fatte senza macchina fotografica, queste immagini realizzate per interazione diretta dalla luce con dei prodotti chimici, risolsero le difficoltà che egli aveva di presentare l'oggetto reale in modo da assumersi la responsabilità della sua corporeità facendola capovolgere nel regno del surreale. La traccia dell'oggetto, abitualmente identificabile almeno in modo rudimentale, si mostra come essa è con questo procedimento. Operando come un'ombra proiettata, fenomeno che Man Ray impiegò come un talismano a partire dal momento in cui cominciò a fare delle foto, e semplice residuo senza corpo della forma esterna della cosa registrata grazie a una semplice reazione fotochimica, la rayografia superava la fotografia classica nella sua trasformazione univalente dell'oggetto reale in segno o traccia. In un suo scritto del 1938, Man Ray definisce il rayogramma come : "fotografia ottenuta per semplice interposizione dell'oggetto fra la carta sensibile e la fonte luminosa" Fra il 1910 ed il 1915, una serie di frequentazioni illuminanti, imprimeranno nell'esistenza di Emmanuel Radnitsky, allora poco più che ventenne illustratore, quei cambiamenti di prospettiva che gli faranno scegliere una nuova identità anagrafica ed artistica. I suoi studi presso il circolo artistico anarchico Francisco Ferrer, le conversazioni con Alfred Stieglitz alla Galleria 291, dove il giovane si recava ad ammirare i collage di Picasso o gli acquerelli di Cézanne, l'incontro col Dada di Picabia e Duchamp, soprattutto, fanno sì che la sua ricerca (sino allora influenzata dal Cubismo) converga sulla luce, elemento primario della visione. Cambia allora il suo nome in Man Ray, "uomo raggio". E inizia a fotografare, intorno al 1915, perché insoddisfatto delle riproduzioni che i fotografi professionisti fanno dei suoi lavori; ma ben presto si dedica ad altri soggetti. Il suo interesse per la luce e per il mutare delle ombre portate, in rapporto ai cambiamenti d'illuminazione (che da poco tempo l'elettricità aveva reso di facile gestione), è palese nelle sue prime fotografie: si tratta spesso d’oggetti d'uso comune, vistosamente accompagnati dalle loro ombre; celebre fra queste La femme. Ma già con i suoi quadri all'aerografo, Man Ray aveva studiato la possibilità di trasporre in immagine la propria concezione di una realtà visiva, conoscibile solo attraverso le proprie mutevoli proiezioni, quasi a riecheggiare il mito platonico della caverna. "La fotografia non è arte", scrive Man Ray, ma la sua non è evidentemente sterile polemica: la definisce, infatti, "un’arte" (ossia una tecnica) in un momento storico in cui le basi stesse di ogni discorso artistico venivano ridefinite. In seguito dichiarerà: "L’arte non è fotografia"; e non è un gioco di parole, poiché sarà ormai chiaro a tutti che la realtà non può più essere il soggetto dell’arte, mentre lo è sempre e comunque della fotografia. Dietro ogni scatto di Man Ray c’è una domanda: "Perché?". E’ questo, egli afferma, ciò che si chiede chi vuole capire; a chi si accontenta di imitare, invece, è sufficiente chiedersi: "Come?".
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