L'abitudine a veder morire.

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Nick: siddharta
Oggetto: L'abitudine a veder morire.
Data: 11/3/2004 15.20.8
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Erano le nove e mezza di stamane quando sono sceso giù nel corridoio e mi sono poggiato sul davanzale della finestra poco distante dall'entrata della sala operatoria di quell'ospedale.
Niente di grave, mia sorella che doveva farsi un piccolo intervento. Sono stato li fermo ad aspettare per più di un'ora e in quell'ora guardavo gente passare nel corridoio. Que tipici corridoi d'ospedale con materiale plastico attaccato alle pareti e i termosifoni sparati al massimo.
Poco distante infondo al corridoio altra gente che aspetta: una coppia di ragazzi e delle signore.
Il fondo del corridoio fa una curva a gomito e da li dietro esce ogni tanto qualcuno che poi mi passava d'avanti.
Una signora bassa con un naso molto ampio segnuita, sicuramente, dal figlio: pochi centimetri più alto e con lo stesso naso ampio.
Mi passano d'avanti; la signora ha il cappotto in un braccio e dopo pochi passa esclama rivolgendosi al figlio:
" Fa nu cazz e fridd! " e lo indossa camminando camminando.
Dopo poco, da dietro il corridoio esce una signora che piange accompagnata da un uomo e un ragazzo.
Si fermano poco più avanti da dove sto io; i due uomini cercano di confortarla.
Fischiettando intanto arriva dall'altra parte del corridoio un infermiere, di quelli con i classici zoccoli bianchi, vede la signora piangere; lei lo chiama per nome e poi gli dice:
" E' morta! ..........Mamma se ne è andata! "
L'infermiere fa le sue condoglianze, è visibilmente dispiaciuto; i due uomini portano verso l'uscita la donna che piange più forte e l'infermiere si avvia infondo al corridoio, ma prima di girare incontra una donna vestita con un camice blu. Improvvisamente cambia di nuovo stato d'animo e accompagnandosi col ticchettio degli zoccoli bianchi e sorridendo alla donna le da un pizzicotto in faccia e le dice:
" We bellè! " poi avvicina la sua bocca baffuta all'orecchio di lei e le sussurra qualcosa, lei sorride e andando via si gira dicendogli:
" Pò verimm" nù saccio ancora! "
Rimango colpito da come l'infermiere abbia così in fretta dimenticato una notizia di morte.
Forse è un mestiere a cui ti abitui finanche a vedere gente morire.
Dopo qualche istante un uomo e una donna spuntano con dei camici bianchi: due dottori.
Parlano tra di loro, mi passano d'avanti lui dice:
" Andiamo a prendere un caffè? "
Lei dagli occhi maliziosi e lusingata:
" No! Chi esce?!?!, Non sopporto questa divisa qui dentro figurati se vado fuori al bar! "
Si allontano e non sento più altro ma poi sento ridere una eco.
La gente ferma infondo al corridoio continua a scambiarsi confidenze sui propri familiari malati, ad alta voce, mentre un carrello si sente venire da lontano.
Spuntano due che spingono questo strano carrello con su attaccata una bara in acciaio inossidabile con delle maniglie scorrevoli sopra.
Da lontano non mi sembra nemmeno una bara.
Girano il corridoio e dopo qualche minuto ritornano provocando il silenzio di quella gente ferma lì infondo. Tutti mutiscono. Si fanno il segno della croce. I due spingono la bara in direzione di dove sto io e passati davanti, poco distante da me, uno dei due dice all'altro:
" Riman fai a notte? "
la risposta dell'altro non la sento.
Rimango fermo a guardare, pensando che li dentro c'è una donna morta.
Mi sento spegnere dentro e mi chiedo com'è strana veloce e poco rispettosa la vita.
Intanto infondo al corridoio hanno già ripreso a parlare.