Nick: marcos^ Oggetto: STARTEGIA DELLA TENSIONE Data: 13/3/2004 3.35.28 Visite: 86
La strategia della tensione Qual è il filo nero che lega gli avvenimenti di qualche decennio fa con la cronaca attuale e le odierne attività dei gruppi della destra radicale italiana? Dare qualche elemento per rispondere a questa domanda ci sembra essenziale per cominciare questo lavoro. Molti personaggi - che ancora oggi popolano e dirigono la destra radicale (da Pino Rauti a Paolo Signorelli, da Adriano Tilgher a Roberto Fiore, da Franco Freda a Maurizio Boccacci fino a Gaetano Saya) - hanno un passato rilevante nella storia dell’anticomunismo e del terrorismo nero, della politica golpista e stragista attuata in Italia dai primi anni ‘70 ad oggi. Ciò accade proprio in un momento in cui la feroce battaglia per la ridefinizione degli equilibri tra fazioni della borghesia, in atto in Italia da almeno un decennio, ha favorito la parziale riapertura dell’iter giudiziario riguardo alcune stragi: da Piazza Fontana alla strage di Via Fatebenefratelli davanti alla Questura di Milano (avvenuta nel 1973), fino a quella di Piazza della Loggia. Non si può dire che il "vaso di Pandora" sia rovesciato, ma qualche goccia di verità travasa inevitabilmente. Questa nuova stagione (chiamata "Seconda Repubblica") ha portato ondate di indagini e processi contro questo o quel dirigente politico "corrotto" o "colluso", con feroci campagne mediatiche a sostegno di questo o quel filone giudiziario, arrivando persino a contrapporre parte del potere politico a quello giudiziario. Il risultato vero è stato quello di raccogliere e contenere la sfiducia delle masse (alimentatasi in cinquant’anni di governo democristiano "filo-atlantista" prima e di "unità nazionale" poi) nei confronti delle istituzioni della democrazia rappresentativa borghese deviando, in seguito, questa spinta a sostegno di nuove e più efficienti "riforme", tutte in nome della governabilità e della competitività internazionale. Il medesimo obiettivo perseguito, ai giorni nostri, anche dal cosiddetto "movimento dei girotondi", tanto per esser chiari. Questa strategia è stata utilizzata, quindi, per legittimare un più "moderno" sistema bipolare, distogliendo l’attenzione delle classi lavoratrici dal fatto che la cosiddetta "strategia della tensione" e il sistema "clientelare" fossero, in realtà, facce della stessa medaglia del sistema di governo della borghesia italiana. In questo contesto, la stragrande maggioranza dei partiti e degli uomini politici, a destra come a sinistra, essendosi riciclati "gattopardescamente" nella nuova fase bipolarista, hanno ancora diversi scheletri negli armadi accumulati negli anni della "Prima Repubblica" in nome della "pace sociale", della "stabilità" e della difesa dell’ordine "democratico". Quanto detto è stato oggetto, negli ultimi anni, di continue strumentalizzazioni politiche da parte di tutte le fazioni "bipolari" in campo, nessuna esclusa, provocando, anche in questi mesi, insistenti tentativi di delegittimazione di questo o quel settore della Magistratura, della Finanza e della stessa Commissione Stragi. A tutt’oggi, si assiste ad una nuova pesante offensiva per tenere insabbiate le scomode verità dei decenni trascorsi, cercando di riaccreditare, per quanto riguarda le stragi impunite, persino fantomatiche piste anarchiche o attribuendo ridicoli ruoli ai servizi segreti dell’Est, infangando ancora una volta la memoria delle centinaia di vittime delle stragi di stato. Eppure dalle inchieste in corso (soprattutto dalla sentenza di primo grado relativa alla strage alla Questura di Milano e dal dibattimento del processo sulla strage di Piazza Fontana) emergono alcuni elementi che propongono, in una determinata prospettiva, la corretta interpretazione storica e politica della "strategia della tensione". Non, dunque, l’azione di presunti settori "deviati" o "corrotti" finiti fuori del controllo delle istituzioni "democratiche", quanto piuttosto un vero e proprio disegno della borghesia italiana orchestrato per mantenere il consenso in una fase storica difficile, attraverso una retorica da "emergenza nazionale" per far fronte al pericolo "destabilizzatore". Tutto ciò non suonerà nuovo nemmeno alle orecchie più giovani. Nuovi, del resto, non sono neanche i personaggi, i terminali, della destra neo-fascista che si fanno portatori di questa politica di "controllo e scompiglio" tra le fila del movimento di classe. Basti vedere i protagonisti di allora per rendersene conto. Un esempio per tutti: Ordine Nuovo. Quest’organizzazione, fondata da Pino Rauti, è stata considerata l’esecutrice materiale di molte delle citate trame; formazione neonazista, Ordine Nuovo è al contempo anche una creatura concepita all’interno degli apparati statali, la cui evoluzione è stata accompagnata, finanziata e diretta dai servizi segreti italiani e statunitensi. Non un solo esponente di rilievo del citato gruppo nel Triveneto è risultato, infatti, estraneo a legami o a rapporti di dipendenza, anche finanziari, dai servizi segreti. Persino negli atti processuali compare il lungo elenco di nomi in codice utilizzato dai servizi italiani per identificare i propri uomini all’interno di Ordine Nuovo, lo stesso vale per i servizi americani. L’intreccio tra Ordine Nuovo di Pino Rauti ed il Fronte Nazionale, ma anche Ordine Nero di Franco Freda e Mario Tuti, e settori degli apparati statali si è sviluppato in modo capillare nel Veneto, autentico laboratorio della "strategia della tensione", essendo un’area colma di strutture e basi militari italiane e NATO, a ridosso del confine con l’Est, dove nel dopoguerra sono state reclutate, in funzione anticomunista, interi apparati del personale di sicurezza della passata Repubblica Sociale di Salò. Non a caso la maggior parte degli attuali imputati nei processi per le citate stragi sono rimasti a lungo nell’ombra, protetti da una "rete" anticomunista di carattere nazionale ed internazionale. Il Movimento Sociale Italiano ha svolto, senz’ombra di dubbio, l’importante ruolo di "casa comune" dei principali gruppi eversivi; un ruolo di copertura e di protezione. Il M.S.I. ha, infatti, accolto Ordine Nuovo al proprio interno, prima della strage di piazza Fontana, così come il gruppo La Fenice di Milano, responsabile del fallito attentato al treno Torino-Roma del 1973. Oggi ALLEANZA NAZIONALE ricopre in parte il ruolo che fu del MSI delegandolo, perlopiù, ad una sua corrente interna, quella della "DESTRA SOCIALE" ed al suo organo d’informazione, la rivista AREA. Il compito della NATO, invece, non è stato solo di ispirazione politica. Attraverso le sue basi, e le sue diramazioni all’interno delle istituzioni italiane ed euro-atlantiche, la NATO ha fornito supporto logistico ed organizzativo ai gruppi fascisti. Gruppi quali Terza Posizione e Avanguardia Nazionale - i cui legami con gli apparati dei servizi segreti, della P2 e dei carabinieri sono ben noti - sono stati protagonisti del medesimo "canovaccio". Oltre ad essere il braccio armato dei progetti "eversivi" della borghesia italiana (ad es. attraverso la loro struttura illegale chiamata Legione), i menzionati gruppi hanno attuato un’opera costante di corruzione delle coscienze più confuse e "ribelli", in particolar modo nei settori giovanili, attraverso un’ideologia basata da un lato sui tradizionali miti fascisti, dall’altro su confusi concetti "sociali, anticapitalistici ed antimperialistici", una sorta di recupero del fascismo delle "origini". Non a caso è questa la fonte d’ispirazione principale (organizzativamente e ideologicamente) dei gruppi della destra neo-fascista oggi più intraprendenti, quali Forza Nuova ed il Fronte Sociale Nazionale. Questi gruppi sono stati fondati e diretti da quegli stessi personaggi che riscopriamo protagonisti dell’attuale rinascita della destra radicale neo-fascista, in tutte le sue varianti. Tilgher, Fiore, Morsello, Adinolfi, Terracciano, Boccacci, Neri, Murelli, Signorelli, Delle Chiaie, oltre agli stessi Freda e Rauti, sono ancora oggi sulla "cresta dell’onda". La cosiddetta "strategia della tensione", in conclusione, è stata una strategia politica il cui motore va ricercato sia all’interno dei vertici di delicatissimi apparati dello stato (Servizi Segreti, Arma dei Carabinieri, Stato Maggiore della Difesa) che in un ampio arco istituzionale e politico, formatosi negli anni del dopo guerra e supportato dalle strutture dell’alleanza atlantica. Dalle numerose inchieste indipendenti svolte dal movimento di classe, e persino da molti dei successivi processi, emerge, come dato storico inquietante, la consapevole discesa nella "illegalità" operata da una parte decisiva dello Stato allo scopo di "stabilizzare" un quadro politico-sociale in fermento. Tutto ciò getta luce non solo sulla storia dello Stato italiano, sulla sua formazione e "maturazione" in direzione imperialista nel secondo dopoguerra, ma anche sulla natura della nostra borghesia e sulla sua disponibilità a porsi su di un terreno eversivo. Oggi, seppur in un contesto differente, a fronte del rinascere di forti movimenti di contestazione al capitalismo e alle sue leggi, la rinnovata insorgenza dell’estrema destra in tutte le sue varianti, e dei loschi personaggi che la popolano, è certamente un fatto che deve far riflettere sia per ragioni di memoria storica, ma ancor più di analisi e battaglia politica.
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