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Nick: Copia&Inc
Oggetto: «Inzuppiamoli un po'»
Data: 27/10/2006 20.20.42
Visite: 112

La difesa della Casa Bianca: fraintendimenti. Bush: non torturiamo

«Inzuppiamoli un po'».  Polemica su Cheney


Il vicepresidente americano nel mirino per aver giustificato gli 
interrogatori con la tecnica del waterboarding. «E' tortura»



WASHINGTON (Stati Uniti) - Lasciar «inzuppare un po'» un presunto terrorista per convincerlo a confessare è un metodo di interrogatorio sulla cui legittimità non ci sono dubbi, quando si tratta di salvare vite umane: a sostenerlo in un'intervista radiofonica è stato il vicepresidente americano Dick Cheney, riaccendendo il dibattito negli Usa su cosa costituisca o meno tortura. L'emittente americana Abc aveva rivelato, con un'inchiesta basata su rivelazioni dell'intelligence, l'esistenza di sei forme di «non tortura» utilizzate dalla Cia per i propri interrogatori. Tra queste anche il waterboarding, ovvero l'«inzuppamento» dei detenuti.

«NON TORTURIAMO» -
Le parole di Cheney hanno sollevato proteste, perchè sono state lette come un via libera a interrogatori che prevedono un finto affogamento. «Questo paese non tortura», ha detto il presidente George W.Bush, rispondendo a domande sulle parole di Cheney. Il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow, ha negato che i riferimenti del vicepresidente agli «inzuppamenti» fossero da mettere in relazione al controverso metodo del waterboardin'.

«NAZIONE PIU' SICURA» -
Intervistato da un conduttore radiofonico conservatore, Scott Hennen, (Il testo completo in inglese è sul sito della Casa Bianca) Cheney è sembrato sostenere la necessità in casi estremi di ricorrere alla tecnica di interrogatorio, che prevede di stimolare i sensi di un detenuto in modo da dargli la sensazione di essere sul punto di affogare. Il metodo è stato utilizzato dalla Cia per ottenere informazioni da Khalid Sheikh Mohammed, il presunto stratega dell'attacco dell'11 settembre 2001. «Nei confronti di Mohammed - ha detto Cheney - è stato uno strumento molto importante che ci ha permesso di rendere più sicura la nazione. Mohammed ci ha fornito informazioni di enorme valore». Cheney aveva risposto all'intervistatore che gli aveva riportato il commento di un ascoltatore: "fate sapere al vicepresidente che se si tratta di inzuppare un terrorista in acqua, noi siamo favorevoli se questo significa salvare vite americane". Poi una domanda più diretta di Hennen: concorda sul fatto che l'inzuppamento in acqua sia ovvio se può salvare vite? E Cheney: «E' ovvio per me, anche se poi sono stato criticato "per tortura". Il fatto è che si può avere un robusto programma di interrogatori senza torture e noi abbiamo bisogno di portarlo avanti».

«DIRITTI UMANI VIOLATI» -
Human Rights Watch (Hrw) ha sostenuto che le affermazioni di Cheney sono in rotta di collisione con le nuove direttive del Pentagono sugli interrogatori militari e con una legge contro le torture, promossa dal senatore repubblicano John McCain e approvata dal Congresso. «Se l'Iran o la Siria catturassero un soldato americano - ha detto Tom Malinowski, un dirigente dell'organizzazione per i diritti umani - Cheney sta dicendo che sarebbe assolutamente accettabile per loro prendere il soldato e tenergli la testa sotto l'acqua fino a quando quasi affoga, se ciò è necessario a salvare vite iraniane o siriane».

TECNICA DA KHMER ROSSI -
Il waterboarding prevede di tenere un prigioniero in una posizione con i piedi rialzati rispetto alla testa, legato a una tavola, con il volto coperto da un pezzo di tessuto: in queste condizioni, viene fatta scorrere acqua su bocca e naso per dare la sensazione di essere sul punto di affogare. La tecnica è utilizzata da secoli in forme diverse e secondo Hrw era una di quelle preferite dai Khmer Rossi cambogiani nei loro interrogatori.

 

 

 


La tecnica del waterboarding adottata dai Khmer rossi in Cambogia, tratta da Wikipedia (foto di Jonah Blank scattata in un'ex prigione di Phnom Penh, oggi usata come museo della tortura)



La tecnica del waterboarding adottata dai Khmer rossi in Cambogia, tratta da Wikipedia (foto di Jonah Blank scattata in un'ex prigione di Phnom Penh, oggi usata come museo della tortura)








27 ottobre 2006




http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/10_Ottobre/27/cheney.shtml






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