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Nick: mir
Oggetto: chiudi gli occhi
Data: 28/10/2006 14.31.40
Visite: 140

Vado a trovare un amico in ospedale.
Poverino, è caduto con la moto e si è rotto il gomito e la clavicola.
Sono stato il primo a vedere le sue rx.
C'erano l'ulna e il radio che fluttuavano distanti dall'angolo del gomito.
E in più piccole macchie bianche che mi è stato detto essere parti d'osso da recuperare o asportare.
Gli ospedali non sono tutti uguali.
Ci sono ospedali di zone fortunate e ospedali di zone sfortunate.
I secondi fanno pena per quello che sono fuori e per quello che c'è dentro. Entrarci e starci è pura sopravvivenza. E fato.
I primi, invece, nella loro dignità lasciano spazio ad altre considerazioni.
Nella stanza del mio amico c'è un signore logorroico che m'informa prontamente e con dovizia di particolari della sua protesi all'anca che si sta fottendo.
Il signore ha tre figlie, tutte maritate, tot nipoti, una moglie con problemi epatici ed è andato in pensione da quindici anni. In sintesi eh!?
Nella stanza c'è anche un signore obeso cui il ginocchio ha chiesto la sostituzione.
Sto signore russa come un martello pneumatico e puzza come una balena spiaggiata su una costa africana da tempo.
Di fronte al mio amico staziona un ragazzo cingalese col braccio ingessato.
E' carino e sorride spesso. L'altro giorno la sua ragazza ha lasciato dolcini cingalesi a tutti gli ospiti della stanza.
Il tizio obeso ha gradito molto.
Per ultimo c'è un ragazzo sui venticinque.
Ha ferri che entrano ed escono da una gamba ed arrivano fino alla caviglia.
Il mio amico mi dice che "gli si è torto il piede nell'altro verso".
Il ragazzo parla strano. Emette suoni più che parlare.
E' magrissimo e non ci vede e non ci sente bene.
Per scrivere e leggere messaggi sul telefonino lo avvicina a dieci centimentri dal viso, usando una lente d'ingrandimento.
Quando lo guardo ho una stretta allo stomaco.
Il mio amico mi dice che ha una malattia degenerativa.
I medici, il giorno prima, sapendo che non potevano essere ascoltati, scommettevano davanti a lui su quanto sarebbe campato.
Quando mi dice sta cosa mi vengono le lacrime e fuggo in bagno fingendo un bisogno impellente.

Non ce la faccio.
Sti discorsi mi distruggono dall'alto di quel poco che ho potuto costruire in 35 anni di esistenza.
E' come se qualcuno mi svelasse il senso dell'esistenza e mi dicesse che il senso non c'è.

La vita, difficile e dolorosa quanto vuoi ma vita, e la morte fuori dalla stanza di un ospedale in una zona fortunata della mia già difficile città.


Dream Theater: Misunderstood
Concorso Letterario "Le parole del desiderio"
http://www.librando.net/dblog /



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