Nick: degisor Oggetto: amico mio napoli Data: 28/10/2006 20.24.9 Visite: 205
il mio amico ha il desiderio di dirvi una cosetta. leggete e piangete. Sono disgustato. Tanto disgustato, che quasi vomito. Ho divorato un pacco intero di biscotti, e fumato più di dieci sigarette in modo così vorace, da ossesso, in pochi minuti. Parlavo a vanvera urlando nomi e fatti, disgregando ogni traccia di raziocino, ad ogni frase che dicevo. Sono disgustato da due situazioni, dove forse una dovrebbe escludere l'altra. Ma ho voglia di scrivere, e allora andiamo con ordine. Sono pietrificato da questo napoli. Il napoli calcio. Una squadra, come dicono, forte e con un posto in prima fila per la promozione nella massima serie. Una delle regine del mercato estivo, avendo bloccato già da Gennaio scorso la punta di diamante della serie cadetta: tale Christian Bucchi. Una squadra che, come dicevano, ha fatto acquisti importantissimi, come tale DALLA BONA, tale DE ZERBI, e infoltito una rosa con altri nomi di minor spicco, ma che sarebbero sicuramente stati determinanti alla causa: la promozione in A, appunto. Disgustato, alla nona giornata. Disgustato dopo averne viste sette, e non aver trovato un solo punto a suo favore. Con vittorie rosicate (tranne la prima di campionato, in casa, con il treviso. Dove comunque, hanno rischiato di buttare tutto al cesso) infimamente, tra fortuna, pali e disattenzione degli avversari. Una squadra sciatta, scialba. Fine a se stessa, senza esser niente neanche in un solo singolo elemento. Senza gioco, nè grinta, senza mordente alcuno. Nessuna organizzazione, nessuno schema rispettato. Nè forza, nè apparenti stimoli. Dove nessuno corre, e chi lo fa per, che so, mezza partita, acquisisce il diritto di essere stanco e fuori forma, per giustificare incredibili errori o completa mancanza assoluta di idee, nerbo, grinta, e quant'altro. Come se 70000, 80000, 100000 euro al mese, non fossero un OBBLIGO almeno a CORRERE, santo Dio. Santo, DIO. Una squadra odiosa. Raccapricciante sentirli parlare durante la settimana. Non solo la solita solfa delle frasi "buone per tutte le occasioni, e per qualunque essere umano nel mondo del calcio", ma anche un pizzico di superbia, di convinzione, che lasciano sempre comunque trasparire. Uno dei misteri di cui mi domando oggi, è proprio da dove la prendano questa convinzione. Certo, da quelli che "ci dicono". Giornalisti, e Media di ogni genere. Che hanno fatto diventare una squadra di giocatori finiti(o mai iniziati), mezze cartucce di categoria, uniti a qualche manovale e a qualcuno che ha avuto dalla sua una buona annata, una squadra "che potrebbe ammazzare il campionato; una delle favorite per la promozione diretta". (ricordo a chi non lo sa, che vanno in A direttamente, le prime due classificate nella stagione in corso) Una squadra che, ci dicevano, avrebbe giocato a parigrado con la juventus, e mille volte superiore al genoa. Tifo napoli da quando ho ricordi di me, immerso in casa e in scuola materna. Tifo Napoli da sempre, con la mia famiglia tutta, che una cosa me l'ha trasmessa: l'orgoglio dei colori, di una storia. Fatta di povertà e lavoro, di uomini operai e di altri pieni di estro e scellerati. Proprio come la città, proprio come questa odiosa città. Di sicuro un tempo più sana, più vera, più viva. Ora il napoli agonizza, da circa 10 anni a questa parte, e ha conosciuto l'inferno della serie C, perdendo con squadre dai nomi irrepetibili, con numero di abitanti inferiore a quelli del mio pur popoloso quartiere. Ed è lo specchio di questa città, infamata e puzzolente, solenne nelle bugie. In quelli che CI DICONO che siamo in fondo buoni, che siamo onesti e di cuore, come "popolo cittadino". Sì, anche il mio vicino con la beretta921 infilata nella cintola, e suo genero spacciatore. Beh, sono disgustato. Nemmeno più amaraggiato. Sono orripilato, devastato, da tutto questo. Questo, il calcio napoli la squadra, che potrebbe divenire l'unico viatico verso la perdita d'una frustrazione oramai perpetua, guardando quello che ci avviene intorno. E invece no. Lei, la squadra, la società, con le sue parole e i suoi zero fatti, alimenta, rinvigorisce questo stato pietoso in cui questa città versa. Tifo questa squadra da sempre, da quando ho ricordi. L'orgoglio per questi colori, per quella maglia, sempre veri e inflessibili, dentro di me. Ho avuto bagarre verbali con ogni genere di essere umano. Ho smesso di salutare amici, per il solo fatto di asserire con fierezza di essere "juventini". Ho messo soldi per il mio amore, ho speso chilometri e fatica, per vederli. Perchè no, ho pure rischiato la vita. In nome d'una passione, una passione infinita, forse stupida e semplice come il genere umano, ma REALE. Nessun arteficio mentre canto sullo stadio cori dal dubbio valore estetico. Nessuna finzione nelle lacrime che cacciai quando maradona dribblò Tacconi, o quando Di CANIO si bevve l'intera difesa milanista. La mia passione, la mia vera passione. E dopo anni di degrado calcistico, di disgusto e inadeguatezza (e non solo per la serie C fatta per due anni, ma anche per un complesso societario e di compagine, davvero pietoso), eccoci qui: all'inizio di quest'anno, dove tutti CI DICEVANO, che era la volta buona. Sangue e arena. Grinta e orgolio, fantasia e spettacolo, per vestire questa maglia, giocare in questa società storica e gloriosa: figlia della città, dei suoi ambulanti, dei suoi operai, dei suoi pulcinella. Di poveri cristi, inspessiti nelle dita e nell'anima, da una vita cruda, di strada, di stenti. Ci dicevano che quest'anno sarebbe stato diverso. Nessuno voleva miracoli, ma almeno una realtà guardabile pensiamo di meritarcela. |