Nick: Casual Oggetto: Mutamenti climatici in Italia Data: 30/10/2006 10.37.1 Visite: 165
C'è veramente poco da essere allegri.... Sempre più fenomeni estremi. Cambiano anche i ritmi biologici e alcune colture spariranno L'Italia tra siccità e monsoni e sui monti cresceranno le arance L'allarme: nei prossimi decenni mutamenti repentini da Repubblica.it di ANTONIO CIANCIULLO ROMA - Un'estate mozzafiato, con i suoi 42-43 gradi che soffocano le città. Un inverno schizofrenico, con folate gelide di aria siberiana che si alternano a brezze primaverili. E soprattutto sete. Sete dei campi, sete delle metropoli, sete delle centrali elettriche che rischiano la paralisi. Una sete interrotta dalla beffa delle piogge tropicali, violente e inutili, perché l'acqua scorre via rapida, troppo veloce per alimentare le falde idriche ma puntuale nello strappare la terra sotto le case e i ponti. È questa la faccia climatica dell'Italia che verrà. Un paese invaso delle specie esotiche, che si troveranno perfettamente a loro agio a casa nostra. Senza più ghiacciai, sciolti dal calore crescente. Con 4.500 chilometri quadrati di meno, per le terre rubate dal mare. Con il profilo paesaggistico sconvolto dalla moltiplicazione degli incendi, dalla scomparsa delle sugherete cancellate sulla costa dall'avanzata del fronte salino, dalla migrazione degli olivi verso Nord, dallo spostamento degli aranceti in collina e dei castagni sui pendii più alti degli Appennini. "Questo scenario non è una previsione astratta: il futuro è già qui, in embrione, accanto a noi. L'avvenire sarà costituito dall'accentuazione dei fenomeni che sono già in atto", ricorda Giampiero Maracchi, direttore dell'Istituto di biometeorologia del Cnr di Firenze (Ibimet). "Prendiamo le piogge. Oggi, in media, c'è una velocità d'infiltrazione di 4 millimetri, cioè il terreno può assorbire più o meno 4 millimetri di pioggia all'ora. E invece stanno aumentando precipitazioni intense come monsoni, cataratte d'acqua da 10-15 millimetri all'ora: vuol dire che due terzi dell'acqua vengono persi, vanno a fare danni invece di ricaricare le falde idriche. In futuro la percentuale crescerà. A questo dato bisogna poi aggiungere le modifiche prodotte dall'aumento di energia in circolazione negli strati più alti dell'atmosfera, un cambiamento che modifica il regime delle piogge. Il Piemonte a esempio viene saltato dalle perturbazioni atlantiche: le Alpi fanno da trampolino ai temporali che si scaricano in Lombardia o in Veneto". L'orologio della vita è destinato a cambiare ritmo, adattandosi al nuovo clima. Dai rilevamenti dell'Ibimet risulta che già oggi ci sono in media 15-20 giorni di anticipo sulle stagioni tradizionali. La mimosa fiorisce alla fine di gennaio anziché all'inizio di marzo. Le rondini tradiscono i proverbi (San Benedetto, una rondine sotto il tetto) presentandosi già alla fine di febbraio invece che nella seconda metà di marzo. Per lo storno Roma era considerata il limite Nord della sua area di permanenza invernale: adesso gli storni sono stanziali sul lago di Ginevra. La bouganvillea, una pianta che viene dai tropici dove fiorisce tutto l'anno, in Italia ha preso a fiorire a novembre. Il nuovo caldo, comunque, porta più problemi che fiori. L'alternarsi irregolare e ravvicinato delle ondate di freddo e di caldo aumenta le patologie respiratorie e fa crescere la presenza di serotonina, un ormone che aiuta ad affrontare gli sbalzi climatici ma, in dosi eccessive, provoca insonnia, mancanza di concentrazione e mal di testa. A ringraziare per le temperature più alte sono soprattutto virus, batteri e funghi. "Per il mais è un disastro. Il livello di microtossine in alcune zone costringe a usarlo come combustibile: sopra i 34 gradi, specie se c'è siccità, la crescita dell'attività dei microfunghi è tale da renderlo non commestibile per legge", continua Maracchi. "Un disastro che tra l'altro rende la nostra agricoltura meno concorrenziale rispetto a quelle del Nord, dove la temperatura è più bassa e la presenza di microfunghi inferiore. Non basta: un problema analogo si pone per la vite, attaccata dall'ocratossina". (30 ottobre 2006)
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