Nick: Ming Oggetto: Una serata napoletana Data: 31/10/2006 11.45.1 Visite: 163
È strano tornare a casa e vedere un carro mortuario. La strada affollata, scene di disperazione e poliziotti con la faccia spaesata. Immagini forti mi colpiscono alla bocca dello stomaco, immagini di un film che non avrei mai voluto vedere. È strano tornare a casa e vedere che il ventre molle della città ha partorito l’ennesimo mostro. Mi lascio sprofondare nel sedile del taxi, quasi a volermi nascondere. Se passi davanti una scena di morte ti colpisce uno strano senso di pudore e vergogna. Quando qualcosa di incommensurabile e tragico si palesa vicino a te, e ti rendi conto che la morte ha colpito in luoghi a te familiari, luoghi che per te sono la strada che ti riporta a casa dopo una giornata di lavoro, luoghi in cui vivi, in cui ti piace vivere, luoghi che riescono sempre ad affascinarmi con la loro inusuale bellezza, luoghi che ospitano un semplice ristorante che spesso mi ha avuto come ospite, felice di mangiare lì, dove le mura greche accoglievano i propri cittadini, puoi solo opporre la tua voglia di vivere, di sentirti vivo. Ma questo rifugio nella propria ancestrale istintualità genera un senso di pudore, quasi a volere celare e proteggere il proprio desiderio di vita da una così cieca violenza. Il finestrino del taxi è un debole diaframma, è poca cosa, non può difenderti, speri solo che la fila di macchine che blocca la strada si decida ad accelerare. Un varco si apre, il taxi accelera e fugge nella notte. Mi chiedo se qualcosa dentro cambi quando la cruda realtà ti colpisce e ti costringe ad aprire gli occhi. Rabbia e paura, questo è il sentimento che provi. Rabbia per essere impotenti, paura di vivere in una città in cui la violenza ha travolto gli argini. Il fiume della violenza ha definitivamente tracimato e la città prova disperatamente a rimanere a galla, a cosa ci aggrapperemo questa volta? A quale bugia? A quale illusione? Intanto anneghiamo, proviamo a rimanere a galla, ma l’unica speranza è che una mano caritatevole ci getti uno sbrindellato salvagente. Parole, ovunque parole, discorsi stanchi che generano lacere spiegazioni, sono stanco, siamo stanchi, stanchi di vivere dove la normalità è tragedia. Chiudo gli occhi, lascio ai giornali le parole di indignazione, voglio solo tornare a casa, ho visto troppo per questa sera, è troppo strano per me tornare a casa e vedere un carro mortuario. Non mi ci sono ancora abituato |