Nick: Shevagol Oggetto: Saddam condannato a morte. Data: 5/11/2006 11.7.10 Visite: 362
Roma, 5 nov. (Ap-Apcom) - L'ex presidente iracheno Saddam Hussein è stato riconosciuto colpevole per lo sterminio di 148 sciiti a Dujail nel 1982 e condannato all'impiccagione dall'Alta Corte Penale irachena. Il rais ha tentato più volte di interrompere la sentenza letta dal giudice, gridando "lunga vita all'Iraq", "Dio è grande. Vita per la gloriosa nazione e morte ai suoi nemici". Stessa sentenza di morte hanno ricevuto anche il fratellastro di Saddam ed ex responsabile dei servizi di intelligence, Barzan Ibrahim al Tikriti, e l'ex capo del tribunale rivoluzionario, Awad Hamed al-Bandar. La pena dell'ergastolo è stata comminata all'ex vice presidente iracheno Taha Yassin Ramadan, mentre altri tre coimputati, Abdullah Kazim Ruwayyid, Mizhar Abdullah Ruwayyid e Ali Dayih Ali, dovranno scontare una pena detentiva di 15 anni. Unico assolto per insufficienza di prove, Mohammed Azawi Ali, responsabile del partito Baath nella regione di Duijal al tempo della strage. L'ex dittatore e i co-imputati sono giudicati per la morte, negli anni Ottanta, di 148 sciiti del villaggio di Dujail, sessanta chilometri a nord di Baghdad, uccisi nei mesi e negli anni successivi a un fallito attentato al convoglio dell'ex presidente in questo villaggio durante una visita nel 1982. Il presidente dell'Alta corte penale irachena, Raouf Adbul-Rahman, a inizio seduta ha espulso dall'aula Ramsey Clark, ex ministro della Giustizia statunitense e capo del collegio difensivo internazionale di Saddam Hussein. Saddam, chiaramente scosso, ha ascoltato la sentenza in piedi, urlando contro la Corte. Subito dopo il pronunciamento del tribunale, sono scoppiati incidenti a nord di Baghdad, nel distretto sunnita di Azamiyah. Prima di Saddam era stato Awad Hamed al Bandar ad inveire contro i giudici, urlando "Allah è grande" prima di essere espulso dall'aula. Dopo il verdetto di oggi, una procedura d'appello sarà avviata automaticamente per i condannati a morte o all'ergastolo, cosa che potrebbe ritardare di molti mesi l'esecuzione della sentenza. Secondo gli statuti del tribunale iracheno, creato nel dicembre 2003, l'appello è consentito infatti a tutti gli imputati e al procuratore generale ma dovrà essere motivato da un errore di procedura o da qualche violazione del diritto.
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