Torno a casa.
L'autostrada è uno specchio rotto che riflette luci arancioni e traiettorie notturne.
L'auto è piena di musica.
Io un po' vuoto.
Sul fianco del tir che supero c'è scritto "io amo Gesù".
Una raffica violenta di vento fa sbandare l'auto.
Le traiettorie dipendono, spesso, da ciò che non si può controllare.
Una supermacchina mi sorpassa a una velocità senza senso.
Non vedo chi c'è dentro.
Lo immagino.
Immagino anche di arrivare lì, da te, e starci per tutto il tempo che mi è concesso.
In una Skoda bianca ci sono due ragazzi che ridono e si baciano.
Vanno piano piano.
Nessuna fretta.
Sorrido e dallo specchietto guardo la pelle arricciata sul viso che mi ricorda che ci sono.
Cazzo, sono vivo.
Ordinario.
Un po' vuoto.
Ma vivo.
Concorso Letterario "Le parole del desiderio"
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