Nick: harding Oggetto: punta licosa Data: 23/3/2004 22.27.46 Visite: 145
C'è questo posto. Miracolosamente (per adesso) scampato alla cementificazione selvaggia. Una piccola penisola fatta di uliveti, alberi di carrubo, vigneti e pini marittimi e che si allunga placida nel golfo di Salerno. Protetta alle spalle da un monticello che la rende difficilmente raggiungibile da chi non percorra la strada principale sorvegliata da dei custodi. Il tutto è una specie di riserva non so a che titolo. Fatto sta che è un posto selvaggio lì dove ogni giorno sorgono scempi e mostri di cemento. Avevamo fittato una casa che dire casa è un eufemismo. Avrei giurato essere stata una stalla convertita a piccolissimo appartamento. Molto pittoresca ma anche caldissima e scomoda. Il momento più bello era la notte. La completa oscurità frammentava quel cielo in milioni di puntini luminosi e stare steso a guardarlo era lo spettacolo più emozionante che un ragazzo di città potesse vedere. Era bello, però, anche il mare che quando era agitato si frangeva sulla scogliera in bianche esplosioni vitali. In una di queste notti c'era la luna piena e lasciammo le torce a casa. Il percorso verso la scogliera era tortuoso e si allontanava e avvicinava al mare in curve alterne. In una delle curve verso la campagna ci fermammo. Un rumore alle nostre spalle indicava un qualcosa in avvicinamento. Immobili vicini ad un pino vedemmo una sagoma bassa e scura uscire dalle fronde. Era un cinghiale che, in quel momento non capii perchè, non si accorse di noi. Era basso ma pesante. Me ne accorsi dal rumore sordo dei suoi passi. Puzzava di selvaggio e di vita e respirava forte a catturare gli odori che gli portava la brezza. Forse non eravamo in favore di vento ed eravamo abbastanza silenziosi da non allarmarlo. Battè la zampa sul terreno a scavare chissà cosa. I muscoli tesi e gonfi della bestia guizzarono sotto il pallido riflettore lunare. Avevo un po' di paura ma era più la gioia per quell'incontro. Ad un certo punto calpestai un invisibile rametto sotto di me e la bestia si accorse della nostra presenza. Si girò quasi stupito verso di noi ed io guardai i suoi occhi neri e profondi. Fu incerto sul cosa fare ma un altro rumore in lontananza lo convinse alla fuga. Con un'agilità insospettabile sparì alla nostra vista. Come nelle migliori pièce teatrali la luna inquadrò il posto vuoto lasciato dal cinghiale . Dietro ai cespugli di mirto e lentisco il mare ruggiva la sua forza con schizzi di spuma contro il cielo. Io mi scusai col dio delle foreste perchè gli uomini cacciano e distruggono. Ma è perchè non sanno guardare. |