allora.. se n'è già parlato parecchio, e le cose da dire sono tante. questo post serve solo per fare un riassuntino veloce, sperando che possa esservi d'aiuto.
ogni giorno, al cardarelli, un centinaio di persone finiscono in barella. ricovero temporaneo, dicono i medici. ricovero definitivo, dicono i fatti. già, perchè in barella, i pazienti, ci passano anche diversi giorni. aspettano il posto letto, ma forse non lo avranno mai. e ogni tanto qualcuno di loro cade e s'ammazza.
DIAMO A CESARE..
quel che è di cesare, appunto. il cardarelli è l'unico ospedale della zona che ha un pronto soccorso. alta specialistica, quindi resta punto di riferimento anche oltre i confini regionali. se è pieno, non è colpa sua. non è cattiva gestione, è proprio lavorare oltre le capacità della struttura.
MA NON DIAMOGLI TUTTO
le barelle, dice qualcuno, convengono. secondo i vertici non è vero. la barella ufficialmente non esiste. è una soluzione precaria per fornire assistenza, in attesa del posto letto. secondo iovino, direttore generale del cardarelli, sono solo un peso, una spesa per l'azienda ospedaliera, tenute solo per il dovere etico dell'assistenza quando il paziente non accetta trasferimenti. secondo i cobas, invece, sono un introito. nei bilanci risulterebbero come posti letto utilizzati, e quindi da rimborsare. in parole povere, secondo i cobas l'azienda si arricchisce, con le barelle.
IL RICOVERO
al momento del ricovero, i medici devono rendere noto che non ci sono posti. una volta chiaro questo, devono proporre il trasferimento verso altre strutture. per chi non accetta (lontananza da casa ed altre cazzate) si prospetta la barella, temporaneamente. nel caso di accettazione del ricovero in barella, ci vuole autorizzazione ESPLICITA.
prima si faceva firmare il paziente un modulo apposito, ora hanno risolto con un timbro messo sulle cartelle cliniche.
il paziente deve firmare sulla sua cartella l'accettazione a stare in barella.
bella prassi. non c'è che dire.
peccato che spesso non venga detto, sempre secondo i cobas (e secondo verifiche che non vi sto a spiegare) nè della possiblità del trasferimento, nè della barella.
i pazienti se ne rendono conto solo una volta ricoverati. e lì, implicitamente accettano.
mò le cose sono due: se accetti di stare in barella, non cagare il cazzo. vuoi stare per forza al cardarelli? bene, avrai la tua barella. in corsia, in corridoio, vicino al cesso, vicino all'acensore. pure vicino al finestrone, se vuoi la vista panoramica, ma NON CAGARE IL CAZZO. l'hai scelto tu.
ben diverso se di questa cosa non ne sapevi niente. non ti hanno detto che potevi essere trasferito? non ti hanno detto che non avresti avuto un letto? che saresti finito in barella?
allora DENUNCIA. è tuo diritto. Dovevi essere avvisato, e dovevi firmare.
È un tuo diritto essere curato, non una cortesia che ti fanno i medici
E non dare modo di dire ancora, ai vertici del cardarelli, che “le barelle ci sono perché la gente vuole essere curata qui ad ogni costo”.
L’EPILOGO
Il 14 agosto agosto un sessantatreenne ci è morto, al cardarelli. È caduto dalla barella battendo la testa. Di notte. C’era un solo medico di turno nel padiglione di chirurgia. L’infermiere, inesperto, si è trovato da solo. Ha avvisato il coordinatore, che a sua volta ha avvisato i caposervizio. Che, secondo voci di corridoio, se ne sono fottuti. Il medico è stato chiamato diverse volte, ma non è andato. Il sessantatreenne era ancora a terra. C’è rimasto per parecchi minuti. Poi è stato sistemato di nuovo sulla sua barella. Alle sette, cinque ore dopo la caduta, è stato trasferito in rianimazione. È morto una manciata di ore dopo.
Aveva accettato di stare in barella? Chi l’aveva controllato, in quel periodo? Chi si era preoccupato della sua salute?
Le indagini, finora, hanno portato all’avviso di garanzia per quattro persone ritenute coinvolte, direttamente o indirettamente. Sono Enrico iovino, direttore generale, Giuseppe matarazzo, direttore sanitario, luigi ricciarelli, medico padiglionale e corrado morelli, infermiere con compiti di segreteria per i caposervizio. L’ipotesi di reato è di concorso omissivo in omicidio colposo. Ovviamente, è tutto da accertare ancora.
ULTIMA NOTA..
Prima di accettare il ricovero in barella, su avviso o al momento, ci sono delle cose che devono essere prese in considerazione.
Non c’è privacy. Il dolore e la sofferenza sono esposti a chiunque passi nel reparto.
La barella è pericolosa. Si cade, ci si fa male. Si può morire.
La barella spesso non viene sterilizzata. Lavata, non sterilizzata. Il che vuol dire che se tu, con l’epatite, perdi sangue, e dopo quella barella viene passata a me, mi contagi.
ue' gianlù dimmi la verità, ma in quella foto..
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