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Nick: jkm
Oggetto: 13 dicembre
Data: 13/12/2006 10.47.10
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Federico II di Svevia
Moderno e attualissimo a molti secoli dalla sua morte, avvenuta 756 anni fa il 13 dicembre 1250, l'ultimo grande imperatore ghibellino conserva un fascino indiscutibile per l'impulso che dette alle istituzioni e alle leggi, per la sua vastissima cultura, per il cenacolo di poeti che raccolse nella sua Corte, lasciando la prima testimonianza scritta della lingua volgare italiana. Fu un precursore e un rivoluzionario: sancì la rigida divisione dei poteri fra Dio e Cesare, incoraggiò la scienza. Cambiò il corso della storia, come pochi altri uomini negli ultimi mille anni.
Furono i contemporanei (un evento raro negli annali della storia) a rendersi conto della sua grandezza. Un colto cronista dell'epoca, Matteo da Parigi, coniò per lui la definizione : «Stupor mundi et immutator mirabilis», lo stupore del mondo e il miracoloso trasformatore. Non era un'etichetta necessariamente positiva: chi tentava di cambiare l'ordine costituito, con piglio rivoluzionario, abbatteva le certezze sulle quali poggiava l'esistenza. Ma offriva la speranza di un rinnovamento atteso da tempi immemorabili. Poteva alimentare i sogni (l'unificazione dell'Italia, un progetto che molti storici gli attribuiscono) e ottenere risultati concreti: l'ammodernamento delle istituzioni e delle leggi, la fioritura delle arti e della cultura. Palermo - sotto il suo regno - divenne la capitale più importante d'Europa. Alla sua corte furono accolti scienziati di fama, come il matematico pisano Leonardo Fibonacci, o l'astrologo Michele Scoto.

Federico II di Svevia, re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero, fu - secondo molti storici - «un precursore del Rinascimento». Jacob Burckhardt lo ritiene «il primo uomo moderno assiso su un trono»; Friedrich Nietzsche lo definì «il primo europeo di mio gusto». «Fu uomo di gran cuore», scrisse Nicolò Jamsilla, uno storico del XIII secolo, «ma la sapienza temperò la magnanimità, di modo che mai non fu spinto a far niente per impeto, ma procedeva con la maturità della ragione. L'Imperatore stabilì nel Regno scuole di arti liberali e d'ogni scienza, avendo chiamati, con la liberalità dei premi, maestri da tutte le parti del mondo e stabilito dal suo erario uno stipendio non solo ad essi ma anche agli scolari poveri, acciocché gli uomini di qualsiasi condizione e fortuna non fossero allontanati dallo studio per ragioni d'indigenza. Similmente rispettò la giustizia che a niuno era vietato con l'imperatore stesso contendere il suo diritto. Egli si studiava che nel suo Regno la giustizia fosse eguale per tutti. Né alcuno avvocato dubitava d'intraprendere contro di lui la difesa di qualunque piu povero si fosse, avendolo l'imperatore medesimo permesso, il quale stimava meglio che la giustizia fosse rispettata anche contro di lui piuttosto che avere vittoria nella lite. Ma se così rispettava la giustizia, pure ne temperò sovente il rigore con la clemenza».

Federico era uomo di profonda cultura (parlava sei lingue: italiano, latino, greco, francese, tedesco e arabo), amava le lettere e la poesia; era un despota illuminato, portò la pace in Sicilia, inserì nel parlamento del regno i rappresentanti di molte città (precedendo di un quarto di secolo la decisione analoga presa dal re d'Inghilterra che dette luogo alla creazione della Camera dei Comuni).
Nel Liber Augustalis (il complesso di leggi emanate nel 1231), Federico stabilì che tutte le cause civili e penali dovessero concludersi nel giro di tre mesi, pena la decadenza del giudice. E dimostrò sensibilità verso le donne: le ammise all'eredità e dette rilevanza penale allo stupro, fino ad allora non considerato reato. Pare che di fronte alle proteste dei contadini del palermitano, che si lamentavano di dover lavorare quattordici ore al giorno, anche d'estate, quando il caldo era insopportabile, ridusse l'orario di lavoro a dieci ore al giorno.

La sua massima impresa politica, precedendo determinate forme statali europee, resta la fondazione e la legislazione del Regno di Sicilia. Sottrattolo al caos, ne fece uno Stato modello, sostituì al sistema feudale uno Stato burocratico centralizzato autonomo e con un'opera legislativa genialmente unitaria ridiede la sicurezza dei diritti civili ad una popolazione eterogenea.
Pur del tutto aderenti allo spirito del Medioevo anche nella persecuzione degli eretici per opera dell'Inquisizione e nella propensione all'astrologia e alle scienze occulte, il razionalismo e l'illuminismo di Federico vanno oltre il tempo in cui visse.
Federico e la sua corte inaugurarono un pensiero scientifico basato sull'empiria, come dimostrano il trattato di falconeria, i celebri quesiti agli uomini dotti, l'audacia dei suoi esperimenti, i suoi interessi medici, matematici, astronomici. Con il cenacolo dei poeti di corte, che per i primi usarono la lingua popolare in poesia, Federico può considerarsi il fondatore della letteratura italiana; sotto la sua diretta influenza sorse l'arte nuova della scultura pugliese e l'architettura dei castelli e delle dimore sveve.

Un fascino straordinario emana da questa versatilità creativa, dal vigore vitale, dalla forza equilibratrice, grazie alle quali le sue imprese politiche, e le sue attività artistiche e spirituali trascendono la coscienza del Medioevo.
Sebbene la sua idea d'impero restasse nell'ambito delle concezioni medioevali, gli va riconosciuta una validità che lo legittima "primo europeo" e primo "cittadino del mondo".
Federico è quindi una figura molto attuale.
Inquietante, affascinante, resta, oltre il tempo suo, lo "stupore del mondo".




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