Nick: ******| Oggetto: Gli iraniani sono stufi. Data: 18/12/2006 13.45.0 Visite: 111
Ki dice che le dittature sono ben accette? L'america è il male del mondo? a detta degli iraniani, l'unica persona ad essere inopportuna è il loro presidente. Tempo fa un ragazzo che scrive su questo forum mi diede dell'ignorante perchè gli domandai la crisi iraniana. Lui mi disse che non era crisi, piuttosto che erano stati gli americani a creare la crisi. Mi fa piacere che gli iraniani hann deciso a distanza di poco tempo di rendere agonizzante l'attuale governo. Chiunque l'abbia appoggiato ( da occidente all'orientem, passando per ircnapoli ) può solo essere definito come Terrorista !!! Anche l'elezioni a quanto pare siano state manipolate grazie ai brogli elettorali. Spero che il mondo diventi migliore... senza talebani senza integralisti e senza dittatori. meglio cacciare prima loro, bush compreso. Il voto per il Consiglio degli esperti che sceglie la Guida suprema Dalle urne iraniane stop ad Ahmadinejad I primi risultati indicano il successo dei moderati. Adesso l'opposizione teme i brogli del regime STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO L'affluenza è stata molto più alta che in passato: il 60%, ha dichiarato il governo, «un messaggio ai nemici dell'Iran» convinti che nella Repubblica islamica non ci sia democrazia. Ma anche un segnale che i riformisti si sono finalmente accorti che boicottare le urne è controproducente. I primi risultati mostrano infatti che gli equilibri politici stanno cambiando, nonostante l'ampiezza di tale svolta sia per ora poco chiara. Che l'era del potere quasi assoluto detenuto dal presidente populista Mahmoud Ahmadinejad e dalla Guida suprema, Ayatollah Ali Khamenei, potrebbe avere i giorni contati. Lo stesso, chissà, per la feroce campagna antiisraeliana lanciata da Teheran e la controversia nucleare. Le tre consultazioni di venerdì, se i dati parziali saranno confermati, vanno al di là del rinnovo del pur potente Consiglio degli Esperti, dei 113 mila consigli comunali, di qualche seggio in Parlamento. Il Consiglio, un organo di 86 membri eletti ogni otto anni con il compito di scegliere, controllare ed eventualmente deporre la Guida suprema, ha visto in corsa solo 144 candidati: tutti teologi meno uno, nessuna donna, pochi riformatori. Ma in testa di gran lunga è l'ex rivale di Ahmadinejad alle presidenziali del 2005: il conservatore-moderato Akbar Hashemi Rafsanjani, per altro già numero due del Consiglio, che quasi di certo sostituirà l'attuale presidente, Ali Miskini. Il candidato più vicino ad Ahmadinejad (e suo mentore), ovvero il fondamentalista Misbah Yazdi, è solo sesto: la sua speranza di guidare il Consiglio è ormai azzerata, ancor più quella di diventare in futuro la Guida suprema. Nei consigli comunali la tendenza emergente è la stessa: voci non confermate ma concordi indicano che gli uomini del presidente sono in difficoltà ovunque. Nella capitale non hanno vinto 14 su 15 seggi com'era stato quattro anni fa ma molti meno (la maggioranza sarebbe andata comunque alla lista del sindaco conservatore). A Isfahan, seconda città per importanza nel Paese, i pro-presidente eletti sarebbero solo due su 13. A Qom, roccaforte dei religiosi fondamentalisti, lo stesso. Lo spoglio delle schede (26 milioni su 46 milioni di aventi diritto) sarà completato oggi in tarda serata, forse domani. Una lentezza che fa sospettare possibili brogli: l'opposizione aveva chiesto che gli scrutini avvenissero nei seggi, con testimoni, e non come sta avvenendo, al ministero degli Interni. Ieri quindici deputati riformisti hanno protestato ancora una volta. Ahmadinejad attende, come tutto il Paese, i risultati di un voto che è anche un test su di lui. Ieri ha dovuto intanto incassare il rifiuto a incontrarlo degli studenti dell'università di Amir Kabir, che giorni fa lo avevano fischiato. «Volevamo un incontro privato, non insieme a tanti altri studenti», si sono lamentati. Lui, il presidente, si è rifatto offrendo ai Paesi confinanti tecnologia nucleare: «Cooperare con Teheran — ha detto all'inviato del Kuwait — è negli interessi di tutti».
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