Nick: Landscape Oggetto: Petrarca vs Luzi Data: 19/12/2006 23.3.19 Visite: 93
Oggi, soltanto per il desiderio di visitare un luogo famoso per la sua altezza, sono salito sul più alto monte di questa regione, che non a torto chiamano Ventoso. [...] Partiti nel giorno stabilito, giungemmo la sera a Malaucena, paese alle falde del monte, verso tramontana. Ivi trattenutici un giorno, oggi finalmente, con due servi, facemmo la salita non senza molta difficoltà; poiché la mole sassosa del monte è scoscesa e quasi inaccessibile; ma ben disse il poeta: 'L'ostinato lavoro tutto vince'. Il giorno lungo, l'aria mite, la buona volontà, il vigore e la destrezza delle membra e altre cose di tal genere favorivano gli alpinisti; solo era d'ostacolo la natura del luogo. Trovammo in una valletta del monte un vecchio pastore, che con molte parole cercò di dissuaderci dal salire, narrandoci come cinquanta anni fa, preso dal nostro medesimo ardore giovanile, egli era salito sulla cima, e non ne aveva riportato altro che delusione e fatica, e il corpo e le vesti lacerate dai sassi e dai pruni [...]. Mentre egli così si scalmanava, in noi – com'è nei giovani, restii ad ogni consiglio – cresceva per quel divieto il desiderio. [...] Dopo aver lasciato presso di lui vesti ed altri oggetti che avrebbero potuto esserci d'imbarazzo, soli ci accingemmo all'ascensione e c'incamminammo di buona lena. Ma, come spesso accade, a quel primo grande sforzo seguì presto la stanchezza; sicché ci fermammo su una rupe non molto lontana. Partiti di lì, avanzammo ma più lentamente; io soprattutto m'arrampicavo per il sentiero montano con passi più moderati, mentre mio fratello per una scorciatoia attraverso il crinale del monte saliva sempre più in alto; io, più fiacco, discendevo verso il basso, e a lui che mi chiamava mostrandomi la via giusta rispondevo dall'altro fianco del monte che speravo di trovare un più facile accesso, e che non mi rincresceva di fare una via più lunga ma più agevole. Era questo un pretesto per scusare la mia pigrizia, e mentre i miei compagni erano ormai in cima, io erravo ancora nelle valli, senza che mi apparisse da alcuna parte una via migliore; il cammino diveniva più lungo e l'inutile fatica mi stancava. Finalmente, ormai annoiato e pentito di quegli andirivieni, mi decisi a spingermi direttamente in su [...] Avevamo appena lasciato quel colle, ed ecco che, dimentico del mio primo errore, io comincio a ricadere in basso, e di nuovo [...] mi trovo in mezzo a gravi difficoltà. [...] Così, pieno di delusione, mi sedei in una valle; e lì, passando con l'agile pensiero dalle cose materiali alle incorporee, mi rivolgevo a me stesso con queste o simili parole: 'Quello che tante volte ti è oggi accaduto nel salire questo monte, sappi che accade a te e a molti, quando si accostano alla vita beata; e se di questo gli uomini non così facilmente si accorgono, gli è che i movimenti del corpo sono a tutti visibili, quelli invece dell'animo invisibili e occulti. La vita che noi chiamiamo beata, è posta in alto; e stretto, come dicono, è il sentiero che vi conduce [...]'. Il termine, la vetta di quella scoscesa serpentina ecco, si approssimava, ormai era vicina, ne davano un chiaro avvertimento i magri rimasugli di una tappa pellegrina su alla celestiale cima. Poco sopra alla vista che spazio si sarebbe aperto dal culmine raggiunto... immaginarlo già era beatitudine concessa più che al suo desiderio al suo tormento. Sì, l' immensità, la luce ma quiete vera ci sarebbe stata? Lì avrebbe la sua impresa avuto il luminoso assolvimento da se stessa nella trasparente spera o nasceva una nuova impossibile scalata... Questo temeva, questo desiderava Buonanotte a voi... Non si è mai vissuto tanto come quando si è pensato molto. (Fernando Pessoa) |