Il discorso del Sole
Quanto a lungo il sole aveva taciuto! Giorno dopo giorno osservando, per milioni di anni riflettendo. All’inizio il gioco della vita lo divertiva, ma ora il suo nucleo era pieno di sgomento. Così per la prima volta parlò. Con parole ovviamente... solenni:
Donne e uomini della Terra Fermate la vostra follìa! Perché volete uccidervi? Siete già mortali… Sì, anch’io lo sono, sebbene più longevo. Ma io, al contrario di voi, non anniento, dono anzi luce e calore alla vita. Che gioia vedervi la prima volta camminare eretti! Abitate, (grazie a me), il pianeta più bello. Con quale intelligenza lavorate per distruggerlo? Perché così tenace perversa passione di annientamento? La civiltà… dite. Vi guardate e non vi vedete. Vivete estranei a voi stessi. Voi, che siete la coscienza dell’universo, ridotti a maschere di simulazione. Annichiliti, isolati nella solitudine globale. Divisi, separati dal tutto, grandezze annullate. Ciechi. State come le nottole Dinanzi alla mia luce. Se volete avere futuro non pregate un dio prendetevi per mano. E guardate l’orizzonte. L’immenso intreccio delle vite è la vita.
(Tratto da “Coscienza Globale" – M. Capanna).
“Siam lì fermi malgrado la grave emergenza come uomini al minimo storico di coscienza”
(G. Gaber – S. Leporini)
Con una sintetica ricostruzione storica Mario Capanna svela il subdolo meccanismo attraverso cui la “mondofiction”, ovvero la rappresentazione dominante del mondo, ha reso l’uomo “mediato” (attraverso i media) e “dimidiato” (dimezzando il suo rapporto con la realtà, occultando la storia). ”Siamo schiavi pensando di essere padroni”: così Gadamer definisce noi contemporanei, ingabbiati inconsapevolmente nella prigione del fondamentalismo del mercato occidentale, quello che ha vergognosamente spogliato paesi e colonizzato culture. E’ la coscienza, e non il mondo, a doversi globalizzare. Solo una coscienza globale potrà ridare agli esseri umani il rapporto concreto con il mondo reale, restituendo a ciascuno “l’unione” delle relazioni, ai paesi il diritto di rapporti dignitosi fra i popoli. Sfatando il dozzinale e infondato mito “Il mondo è sempre andato avanti così”, e liberandosi, soprattutto, dalla rassegnazione e dalla passività, l’uomo potrà nuovamente riappropriarsi del suo costruttivo senso di responsabilità, per realizzare davvero, non più utopistica e ideale fantasia, un mondo migliore.