Nick: mir Oggetto: Ely Data: 11/1/2007 21.8.49 Visite: 152
Elena "Ely" si perse presto. A 12 la prima sigaretta, a 13 la prima canna, a 15 il buco, a 17 un figlio. Sta piccola creatura dagli occhi grandi e neri passò, quasi senza tappe, dalla clinica a casa dei suoi. E lì crebbe. Vivace e curioso come tutti quelli a cui è mancato qualcosa d'importante. Se la conoscevi per caso, a casa di amici comuni per esempio, t'ispirava subito una simpatia travolgente. E lei DOVEVA esserti amica, DOVEVA esserti simpatica, DOVEVI esser suo. Se le piacevi non concepiva che le mostrassi indifferenza. La conobbi in un momento in cui era a galla. Non si faceva più e la sua vita godeva di una tenue luce. Ascoltava le mie storie di vita vissuta come se fossero favole di Andersen. Io e la mia vita borghese eravamo per lei una specie di casa di marzapane. Mi diceva "Ah le tue nonne vengono a mangiare da te ogni domenica?" come se fosse la cosa più emozionante della Terra. Di lei invece non riuscivo a sapere niente. Tranne che era una ex-tossica, bella e irrequieta. Sapevo che lavorava in una comunità ma niente del suo passato. La sua allegria e la sua gioia di vivere erano sempre venati da una malinconia che sembravo avvertire solo io. Un giorno la accompagnai con il motorino dagli "zii". Lei viveva al centro con altre ragazze. Gli "zii" sulla collina. Io dovevo capire. Dentro avevo cose che stavano per nascere ma che i miei sensi del pericolo reprimevano. Dopo averla accompagnata non me ne andai. Mi nascosi e aspettai. Nessuno mi disse che quello era suo figlio mi bastò guardare come lo osservava, con un misto di attenzione e fastidio, tra le braccia di quella donna che le somigliava. Camminavano in un piccolo giardino ai piedi del palazzo dove l'avevo portata. Ely era seria. Con la faccia di chi espleta un dovere. La donna con quel fagotto in mano le parlava altrettanto seriamente. Dopo quella volta cercai di evitarla. Un paio di volte mi negai. Ero confuso. Quando mi decisi a parlarle fu lei a non farsi trovare. Passò del tempo. Le scrissi una lettera. Le parole scritte sono sempre state mie amiche. Forse mi avrebbero aiutato anche questa volta. Passò altro tempo. Molto tempo. Nella cassetta della posta mi arrivò una lettera. La risposta. Il timbro era dell'Africa. Ely era in Sudafrica. Stava bene e conviveva con una persona che lavorava in una chiesa spiritista locale. Sembrava uno scherzo. Andai nel posto della signora che somigliava ad Ely. La chiamai al citofono. La signora scese con un carrozzino. Il bimbo era cresciuto e gli occhi neri sembravano meno grandi dell'ultima volta. Però era proprio bello. Il bambino più bello che avessi mai visto. Parlai a lungo con la signora. Di Ely, della felicità, del perdersi e del ritrovarsi, della vita. Per un po' tenni in braccio il bimbo. "Sai, all'inizio Ely voleva abortire" mi disse. Il piccolo forse capì e scoppiò in gridolino eccitato mentre con la mano giocava con la cerniera del mio giubbino. Concorso Letterario "Le parole del desiderio" http://www.librando.net/dblog / |