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Nick: falconero
Oggetto: gioventù europea
Data: 6/4/2004 19.28.23
Visite: 70









Il Caos c'è...ma la stella danzante?

introduzione

di Marcello de Angelis





Un partito senza movimento giovanile è solo un apparato di potere



La gioventù è pericolosa, perché è la prova vivente, per ognuno che l'ha persa o vi ha rinunciato, che proprio lui è diventato l'incarnazione di ciò che criticava e condannava, quello che giurava non sarebbe mai diventato

Un partito che ambisce a guidare una nazione deve innanzitutto dimostrare che, almeno al proprio interno, è in grado di fare una selezione basata sulle caratteristiche etiche e non sulle capacità di fare il politicante.



Questo scritto è una riflessione sulla politica giovanile. Si rivolge prioritariamente a chi, per ragioni anagrafiche o per responsabilità oggettive, dovrebbe farne pratica, permetterne la pratica o ne abbia - volontariamente o involontariamente - inficiato la pratica. Si rivolge nello specifico a chi si è mosso o si muove nell'area che fa riferimento al principale partito ancora definito di destra, cioè Alleanza nazionale, non perché la riflessione sia organica al partito in questione, né perché si voglia escludere da queste riflessione chi non vi faccia riferimento, ma per due ordini di motivi essenziali. Il primo è che chi scrive ha imparato a diffidare di coloro che si pongono super partes, pretendendo di assegnare alle proprie riflessioni validità assolute e soprattutto assenza di interesse personale. Non pochi pedofili della politica hanno, in tempi recenti, divulgato ricette perfette per tutti, col dichiarato intento di "rimettere insieme tutte le energie valide dell'ambiente"… l'intento non dichiarato è sempre purtroppo meno nobile.

La nostra invece non è affatto una riflessione disinteressata, al contrario. Noi vogliamo ricompattare, semmai, quelli con cui abbiamo già fatto una lunga strada, ai quali ci sentiamo simili, ai quali non abbiamo nulla da dimostrare e con i quali non ci vogliamo smarrire. La seconda ragione è che Alleanza nazionale si presenta con i tratti del macrosistema e che tutte le altre formazioni non sono di solito che la proiezione frammentata dello stesso tessuto organico, presentando così, anche se in ambito più ristretto, le stesse dinamiche e le stesse fisiologie e - soprattutto - patologie, riscontrabili nel macrosistema. Quindi tanto vale lavorare su un campione di grandi numeri.

Il titolo non è semplicemente un tentativo di essere poetici e creativi col rischio, frequente, di scadere nel criptico. Si riferisce ad un’aforisma di Nietzsche: "Bisogna avere un caos dentro di sé per veder infine nascere una stella danzante". Una citazione neanche tanto dotta, visto che ci hanno fatto una commercialissima maglietta che un'infinità di brillanti giovani sfoggiano con grande orgoglio, ma non sappiamo se con altrettanta consapevolezza di cosa significhi.

Se era il Caos ciò di cui avevamo bisogno, ebbene, mai come oggi, a livello profondo, questo elemento si è reso dominante e dilagante nella nostra area di riferimento, mentre, al di fuori di essa, scientemente, il caos viene riproposto come filosofia e come metodo dalla più recente - ma sicuramente non ultima - metamorfosi della sinistra radicale. Da questo nuovo Caos primigenio - per restare nel nicciano - e contro queste nuove autodichiaratesi legioni del Caos, dovrebbe sorgere la stella danzante, la dionisiaca energia luminescente che riporta il ritmo e l’armonia, cioè la libertà nell'ordine di tutte le cose, del Cosmos. Il pessimismo della ragione ce ne fa dubitare, ma l'ottimismo della volontà dà continuamente vita a nuovi sogni guerrieri e a visioni di mondi possibili.



Che cosa s'intende per politica giovanile

La politica giovanile non è la politica degli under trenta, non è il kinderheim dei politici, non è il vivaio degli aspiranti deputati. Se così fosse, chiunque avesse un minimo di rispetto e di amore per la politica come attività da dignità all'uomo e ai rapporti tra gli uomini, non dovrebbe che desiderare di lanciare una bomba al neutrone su qualsivoglia struttura di politica giovanile esistente al mondo.

La politica giovanile è una categoria del politico né più né meno che la politica sindacale: è un contesto, un ambito della politica politicata.

I giovani, per secoli, hanno avuto la dignità di categoria antropologica.

A partire dal medioevo e in particolare dalla nascita della figura dello studente itinerante, il giovane è divenuto un soggetto politico, una particolarità sociale, le sue caratteristiche, determinate dalla temporanea affrancatura dalla servitù del bisogno economico, sono state la possibilità di approfondire l'astrazione socio-culturale e di dedicare la propria esistenza alla ricerca dei valori puri ed alla immaginazione di mondi alternativi.

I giovani sono sogno, alternativa, astrazione, pura idealità, potenza non espressa, abnegazione.

In politica, la politica giovanile, interna al sistema o conflittuale che sia, è portatrice di rinnovamento, stimolo all'adesione ai dettami etici, richiesta di persecuzione del giusto a dispetto dell'utile, utopia, esigenza di coerenza assoluta. Paradossalmente, la gioventù chiede alla società di soddisfare tutte quelle esigenze che qualsiasi uomo tiene presente nel momento in cui la morte domanda da lui l'adesione alla coerente affermazione di ciò che è veramente importante a discapito di ciò che è utile/futile e dunque transitorio.

La gioventù ha la percezione della transitorietà della vita, non fa compromessi perché non si interroga sul futuro, perché non è in grado di pensare a se stessa quando l'età e le condizioni della gioventù si saranno naturalmente estinte.

La gioventù non desidera continuare nella mondanità, vuole bensì passare direttamente all’eternità scavalcando le forche caudine della maturità, che impone il compromesso come stile di vita, che maschera la resa da responsabilità.

La gioventù ha bisogno di assoluto, non si interessa al reale possibile. Vuole il giusto, il bello e disprezza l'utile, il ragionevole, il possibile.

La gioventù non vuole invecchiare, non le interessa il successo, vuole farsi mito.

La gioventù è pericolosa, perché è la prova vivente, per ognuno che l'ha persa o vi ha rinunciato, che proprio lui è diventato l'incarnazione di ciò che criticava e condannava, quello che giurava non sarebbe mai diventato.

La crescita, la maturità, l'invecchiamento sono eventualità irrinunciabili nella vita di un singolo, ma non possono e non debbono investire irreversibilmente le comunità.

Quelle società che non riescono a mantenere viva la dialettica tra la gioventù e la maturità al proprio interno, subiscono lo stesso inevitabile destino dei corpi organici: lo sgretolamento e la morte. Nel tentativo di mantenersi insieme ingrigiscono, si coprono di belletti per nascondere la decadenza, ricorrono a dolorosissimi interventi cosmetici, emanano cattivi odori, diventano intrattabili e sclerotiche, tiranniche ed ingiuste, risentite ed invidiose e finiscono per odiare la gioventù stessa e tentare di seppellirne il ricordo.



Movimento:

Il processo attraverso cui, a partire da un disagio sociale e/o spirituale, si forma una nuova comunità politica o religiosa che sfida le istituzioni esistenti per trasformarle o sostituirle.

(da Il lessico di Alberoni)





Cos’è il movimento giovanile

Il "movimento giovanile" come categoria politica possiamo farlo risalire al fenomeno mitteleuropeo degli "uccelli migratori" e del movimentismo che si sviluppò sul suo esempio. Gli elementi portanti di questo movimento possono essere ritrovati in ogni successivo fenomeno giovanile genuino: un certo primitivismo che si manifesta con la riscoperta delle tradizioni e del legame con la natura, lo spregio per la vita e per la società borghese che porta alla ricerca di nuove comunità elettive dove si pratica il tribalismo e la fratellanza assoluta, il rifiuto dei moralismi e delle differenze sociali.

Il comunismo, eresia politica che cercò di deviare il corso naturale dell'evoluzione del movimento socialista che portava ai cosiddetti socialismi nazionali, palesando sin dagli albori quella tendenza alla mistificazione e la capacità di appropriarsi indebitamente delle realizzazioni creative che non gli appartengono, scimmiottò da subito il modello di aggregazione giovanile nato spontaneamente nell’Europa germanica, inventando le strutture giovanili di partito, che sono in concreto la negazione stessa del movimentismo giovanile e, nello specifico, altrettanti organismi di sfruttamento ed incanalamento (diremmo di vampirizzazione) delle energie giovanili.

Le stesse strutture, in contesti più fluidi e meno totalitari, come ad esempio quello del Fascismo italiano, riuscirono a dare creativamente vita ad un ibrido che assicurò l'organizzazione e la razionalizzazione delle risorse giovanili, senza per questo soffocarne le capacità critiche e rinnovative in campo sociale e culturale. Dagli universitari fascisti, con grande tolleranza e curiosa attenzione da parte di Mussolini, fiorirono innumerevoli iniziative editoriali, spesso così onestamente critiche nella loro analisi del regime, da venire elegantemente represse. Sempre su spinta del movimentismo giovanile nacque la scuola di mistica fascista, vero e proprio movimento spirituale e rivoluzionario che ambiva a generare una umanità nuova che avrebbe rappresentato l'élite del nuovo ordine imperiale che, scaturito dal Fascismo, avrebbe sostituito il regime, percepito come semplice fase di transizione.



Dialettica movimento/struttura

La caratteristica del movimento è la libera e creativa iniziativa, lo stimolo che genera continuamente altri stimoli, la concezione dinamica dell'azione e quindi la velocità della decisione e la necessità di una strategia continuamente verificata e condivisa.

La struttura, se vogliamo, tende ad essere l'esatto opposto: controllo verticistico, separazione tra un ambito decisionale ristretto se non quasi occulto nel quale si determina la strategia, spesso non rivelata, ed il bacino vasto degli esecutori di base; limitazione fisiologica del dissenso; gerarchie pietrificate; programmazione rigida e burocratizzazione dell'iniziativa.

Se collocati nella giusta progressione, i due fenomeni possono interagire costruttivamente, in un ritmo naturale di "solve et coagula". La separazione assoluta dei due contesti o l'inopportuna prevaricazione o preservazione di uno schema rispetto all'altro può generare la dissipazione delle energie o la loro sclerosi.

Bisogna essere in sintonia con il tempo e rendersi conto quando una struttura si sta inaridendo - e quindi allentare le briglia per permettere alle energie di tornare in movimento - e quando sia il momento di raccogliere ed immagazzinare il prodotto generato dalla dinamica movimentista, attraverso una struttura ad hoc.

Il genio politico cavalca questa alternanza come nella pesca d'altura, tirando e mollando in sintonia con le resistenze e con le spinte che riceve; il tiranno sigilla i cancelli della stalla per paura che il bestiame gli sfugga, privandolo così del pascolo e dell'aria; l’agitatore agita eternamente finché ogni materia si trasforma in elemento aereo e svanisce.

C’è chi, come Trotzkij, giunse ad idealizzare a tal punto il movimento da teorizzare una "rivoluzione permanente" come soluzione all'inevitabile sclerotizzazione ed autopreservazione fisiologica del potere e come ricetta contro la naturale propensione del rivoluzionario a trasformarsi in conservatore all'indomani della presa del potere. Il concetto non è di per sé peregrino, sebbene la formulazione intesa da Trotzkij si risolvesse in un infinito e distruttivo sovversivismo. È innegabile però che la permanenza della polarità opposta, quella della struttura autoconservativa, equivale semplicemente alla morte della politica.

In una situazione di normalità sono sempre stati i partiti politici ad assolvere il compito della struttura, lasciando ai rispettivi movimenti giovanili il compito di pensare creativamente e liberamente, sollecitare, pungolare, provocare e anche dissentire, dando espressione alle sensibilità che la società dinamicamente modifica e rinnova. Una buona leadership, anzi, investe su questo genere di complementarietà, che permette di mettere a frutto i talenti creativi, arginare diaspore, evitare fratture interne ed assecondare il naturale ricambio delle dirigenze.

Una gestione miope tende a fare il contrario, allevando anzi dei veri e propri "ascari generazionali", burocrati di partito o commissari politici malcelati sotto fattezze giovanili, il cui lavoro è spiare e reprimere qualsiasi pulsione movimentista ed il cui profitto è la possibilità di vampirizzare le energie pure e gli ideali innocenti dei loro coetanei e la promessa di una precoce carriera.



Educare i giovani per ridare dignità alla politica

Un partito senza movimento giovanile è solo un apparato di potere. Non è un caso che oggi come oggi il movimentismo giovanile esista solo nella rete dei centri sociali e, potenzialmente, nel maggiore partito di destra.

Perché questa potenzialità non si esprime, malgrado la possibilità che avrebbero oggi i giovani di destra di usufruire delle risorse e degli spazi istituzionali che un partito di governo può mettere a disposizione? Non è solo colpa del partito e della sua oggettivamente scarsa attenzione per tutto ciò che è cultura e radicata diffidenza per qualsiasi cultura giovanile. La responsabilità maggiore è ovviamente dei cosiddetti quadri giovanili, che si sono dimostrati privi di tutte quelle caratteristiche che sono, appunto, dei giovani: creatività, gusto del fare per il fare, dell'iniziativa fine a se stessa, l'unica opera veramente bella, perché non contaminata dal profitto.

La politica giovanile è prioritariamente pedagogia, quindi esempio. Cosa hanno insegnato in quest'ultimo decennio i quadri giovanili a chi li seguiva? Che abbassando la testa dinanzi ai padrini, non facendo troppo rumore e mostrandosi ragionevoli e il più possibile gestibili ed istituzionali, si può usare il movimento giovanile per accedere a quella quota di candidature ad ogni livello che sono le uniche vere "quote panda" dei partiti di massa. Le giovani generazioni vengono così istruite ad indossare il completo grigio a diciott'anni, a parlare da "uno che studia da deputato" e mantenersi sempre calme e ragionevoli per dimostrare ai grandi di essere già omologate.

I ragazzi hanno imparato che si fa più carriera facendo il galoppino al deputato che organizzando manifestazioni, che facendo l'attivista ci si brucia e invece facendo il segretario ci si preserva e si arriva integri alla meta. E soprattutto hanno imparato che l'importante è questo: arrivare alla meta. Ma non un meta mitica e comunitaria, la vittoria mitologica delle "nostre idee", del sangue contro l'oro, dell'onore contro il tradimento. Bensì una meta che non ha nessun tratto distintivo dal "successo personale" dell'etica calvinista: il successo personale è tutto, costi quel che costi. Slealtà e tradimenti inclusi.

Tutto ciò non presenta solo un problema etico. L’inizio del declino di una società coincide col momento in cui si diffonde l'idea che il piano etico sia qualcosa di metafisico e interiore e che non abbia forzatamente un ricasco su ciò che viene percepito come mondo reale. In realtà l'esperienza storica insegna che l'etica è l'unico argine che possa consentire all'umanità di non regredire nel totale abbrutimento. Nessun limite coercitivo può impedire ad un uomo di soddisfare i propri appetiti a danno degli altri. Non la morale, che è semplice formalismo svuotato dei valori, non la coercizione, che frustra e reprime, ma non educa. Solo la persona può imporre la regola a se stesso. Ogni uomo nasce libero, senza padrone, e si sceglie la guida che più gli dà fiducia, per seguirlo in un cammino che è, comunque, un cammino personale. Mai individuale, se la persona è sana, ma neanche imposto da altri, se la persona è degna di questo nome.

Solo l'esempio è maestro. Se si comunica ai giovani che l'importante è arrivare in vetta e che il metodo più sicuro per arrivarci è essere forte coi deboli e debole con i forti, sgomitare e fare gli sgambetti ai propri compagni di strada, leccare le suole ai potenti e mentire ai propri seguaci, questo è il tipo di classe dirigente che ci ritroveremo. Questo è il genere di amministratori che daremo alla nostra nazione. Questi saranno i capi che daremo alla nostra gente. Quelli che, a loro volta, insegneranno ad altri che paga di più essere ignobili che essere nobili. E che, al dunque, conseguito il potere, la nobiltà si può sempre comprare. Un titolo di onorevole non si nega a nessuno. Onorevole che non significa per forza "onorato" e nemmeno "provvisto d'onore".

Ai giovani bisogna lasciare il diritto di sognare ancora di morire da eroi. Bisogna insegnare la lealtà ed il senso del sacrificio. Ma questo può essere pericoloso se poi a gestire queste risorse accedono persone che questi valori non li hanno, perché sfrutteranno l'abnegazione dei tanti per l'interesse dei pochi, tradendo la buona fede di tanti ragazzi allontanandoli dal rispetto sacrale per la politica come religione civile o, peggio ancora, trasformandoli in propri simili e quindi depredandoli dell'anima.

Un partito che ambisce a guidare una nazione deve innanzitutto dimostrare che, almeno al proprio interno, è in grado di fare una selezione basata sulle caratteristiche etiche e non sulle capacità di fare il politicante. L'educazione, se la cultura classica non è tutta da buttare, è comunque il fondamento di una crescita retta. Un uomo onesto e leale può essere intelligente e forte come essere stupido o sprovveduto. Un uomo furbo non può essere che disonesto ed è raro che sia anche intelligente nel senso nobile del termine.

Questo si deve fare. Sempre che si abbia ancora più a cuore il destino del nostro popolo e della nostra nazione che non quello di una corrente o di un comitato d'affari.



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gioventù europea   6/4/2004 19.28.23 (69 visite)   falconero
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