Dai reparti agli impianti di smaltimento, i rifiuti ospedalieri si smaltiscono a suon di migliaia di euro. Si tratta di buste per le urine, siringhe, cateteri, tutto ciò che, monouso, viene utilizzato nelle strutture ospedaliere. Attrezzature che il più delle volte diventano materiali infetti, sporche di liquidi organici, veicoli di infezione. La legge prevede diverse varianti per lo smaltimento, ma tutte quante hanno il fine ultimo della distruzione degli agenti patogeni. Possono essere sterilizzate e poi triturate, o soltanto incenerite. Il compito degli operatori sanitari finisce nel momento in cui le scatole ed i secchi contenenti questi materiali vengono chiusi, per poi essere presi in consegna da chi si occupa attivamente dello smaltimento, spesso ditte esterne, che provvedono a trasportare i materiali presso gli impianti adeguati. Ma in questo tragitto, però, può capitare che qualcosa vada storto. E non si capisce come, al Cardarelli, tra il reparto e l’inceneritore ci siano di mezzo i condotti fognari.
Tutto è cominciato quando qualcuno ha notato uno strano andirivieni degli autoveicoli preposti alla raccolta dei rifiuti ospedalieri nella zona della pineta. Quella casupola, si era pensato, forse serviva loro da deposito in attesa di poter portare i rifiuti all’esterno presso gli impianti di smaltimento. Osservando bene il terreno, però, è scattata la molla della curiosità. Che ci fanno in terra quelle parti di catere, quei tappetti di chiusura per le sacche delle urina, come ci sono arrivate qui e soprattutto, come sono cadute fuori dalle ceste chiuse? Da lì a scoperchiare uno dei pozzetti, coperti solo con una lastra di pietra, il passo è breve.
Hanno tutto l’aspetto di fogne, destinate allo sversamento di materiali liquidi. Ma all’interno, quello che i malpensanti forse già si aspettavano di trovare. Un “pungidito” usato per ottenere il sangue col quale misurare la glicemia. Non è del tipo utilizzato al Cardarelli, ma non si può escludere che provenga da qualche ambulatorio. E ancora, varie “camicie”, ovvero i copriaghi in plastica, di un butterfly e di una siringa normale. Una garza. Sacche per l’urina e cateteri, nonché parecchi tappetti. Si tratta senza dubbio di materiali ospedalieri, solidi. Di quelli che in reparto sigillano, e i cui contenitori non dovrebbero essere aperti se non per lo smaltimento. Inoltre, le parti più “grosse” apparivano tagliate, tranciate di netto; non si sa per quale motivo né come, ma è certo che, così ridotti, i cateteri avrebbero abbassato il rischio di intasare i condotti. Quei pozzetti sono stati esaminati più volte, a diversi giorni di distanza.
Le fotografie provano che non si è trattato di un caso isolato, che lo sversamento dei rifiuti ospedalieri è un procedimento sistematico, che è ripetuto varie volte: lo testimonia la varietà di rifiuti trovati. Questi materiali possono essere, come già detto, triturati o inceneriti. Nessuna legge parla di sversamento nelle fogne, né, ipotizzando un condotto che non sfoci nella rete fognaria ma in una raccolta delle acqua sporche, si può ipotizzare che un normale pozzetto possa essere stato concepito per il passaggio di materiali solidi. Chi li ha gettati lì, non lo ha fatto aprendo il pozzetto: i materiali escono dai condotti, come se fossero gettati da un punto “a monte” per poi proseguire, utilizzando quel canale.
ue' gianlù dimmi la verità, ma in quella foto..
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