Nick: BriganTe Oggetto: Data: 14/4/2004 2.19.57 Visite: 103
Iraq, la valle tra i due mondi - 2 A questo popolo incerto non abbiamo risposte certe da dare. Qui, lontani nelle nostre "tiepide case" non possiamo avere percezione del reale stato di quelle genti, in nessun modo potremmo, in molti non vogliamo. L’eco di quegli accadimenti è arrivato distorto nelle nostre vite e distortamente si è annidata nei nostri convincimenti, in quelli interventisti – termine di per se infelice – ed in quelli pacifisti – termine in se abusato ed indecifrabile. Il viso di ogni popolo è marcato della propria dignità e della sua cosciente autodeterminazione; prima dell’ intervento americano in Iraq, quel popolo non era in condizioni dignitose e non lo è tuttavia oggi, è segno che qualcosa non è stato pensato o previsto; è questo il paradosso delle strategie preventive: non saper prevedere. Scegliendo di vedere in qualsiasi possibile soluzione esclusivamente l’animosità della buona fede, troveremmo ancora il modo di appiattire le differenze per viverle in trasparenza piuttosto che nei soliti inospitali profili; il problema che qui si pone è nei desideri di questo popolo che non può essere pacificato nel mondo finchè in se non è pacificato ed ordinato. Da un lato si considera l’inadeguatezza di un intervento esterno, misurandone negli eventi di questi giorni le conseguenze, dall’altro si avverte il senso di insicurezza che la comunità internazionale, ingessata per guarire se stessa, ha sclerotizzato in banale impotenza. E’ difficile aiutare un popolo che non chiede aiuto, impossibile convincersi, con questi dati, di essere sulla buona strada per farlo. Non si può tornare indietro dall’ Iraq ed è questa la previsione mancata; chi credeva esportabile qualcosa di simile alla democrazia ha ignorato il reciproco sforzo cui si è sottoposto: importarne altrettanta, come monito ed insegnamento per il futuro. Ai liberatori di popoli, rivedete i vostri slanci. Ai popoli che non si liberano, trovatene. http://barnaba.ilcannocchiale.it
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