Nick: BuSyAnToS Oggetto: Stolta e' chi la stolta fa... Data: 14/4/2004 12.59.57 Visite: 127
Dedicato allo Stoltezza TEAM : Questione 46 La stoltezza Veniamo ora a parlare della stoltezza che è il contrario della sapienza. Sull'argomento si pongono tre quesiti: 1. Se la stoltezza sia il contrario della sapienza; 2. Se la stoltezza sia peccato; 3. A quale vizio capitale essa si riduca. ARTICOLO 1 Se la stoltezza sia il contrario della sapienza SEMBRA che il contrario della sapienza non sia la stoltezza. Infatti: 1. Alla sapienza si contrappone direttamente l'insipienza. Ma la stoltezza non s'identifica con l'insipienza: perché l'insipienza si concepisce solo in relazione alle cose divine, come la sapienza; invece la stoltezza abbraccia sia le cose divine, sia quelle umane. Dunque la stoltezza non è il contrario della sapienza. 2. Di due contrari l'uno non è la via per raggiungere l'altro. Invece la stoltezza è la via per raggiungere la sapienza; poiché sta scritto: "Se qualcuno tra voi crede di esser savio della sapienza di questo secolo, diventi stolto per farsi savio". Perciò la stoltezza non si contrappone alla sapienza. 3. Di due contrari l'uno non è causa dell'altro. Invece la sapienza è causa della stoltezza; poiché sta scritto: "Ogni uomo è stato fatto stolto dalla sua scienza"; e la sapienza non è che una specie di scienza. E in Isaia si legge: "La tua sapienza e la tua scienza è quella che ti ha sedotto": ora lasciarsi sedurre è proprio della stoltezza. Dunque la stoltezza non si contrappone alla sapienza. 4. S. Isidoro insegna, che "è stolto colui che non si addolora per l'infamia e non si scuote per l'ingiustizia". Ma questo è proprio della sapienza spirituale, come nota S. Gregorio. Dunque la stoltezza non si contrappone alla sapienza. IN CONTRARIO: S. Gregorio insegna che il dono della sapienza è dato contro la stoltezza. RISPONDO: Il termine stoltezza sembra derivi da stupore, stando all'affermazione di S. Isidoro: "Stolto è colui che per lo stupore resta immobile". Però la stoltezza, come nota lo stesso autore, differisce dalla fatuità, perché la stoltezza implica languidezza di cuore e ottusità di sensi; mentre la fatuità implica una totale privazione della sensibilità spirituale. Perciò è esatto dire che la stoltezza è il contrario della sapienza. Poiché, come dice S. Isidoro, "sapiente deriva da sapore: infatti, come il gusto serve a discernere il sapore dei cibi, così il sapiente è pronto a distinguere le cose e le cause". Perciò è evidente che la stoltezza è il contrario della sapienza; mentre la fatuità ne è la pura negazione. Infatti il fatuo è privo di senso per giudicare; lo stolto lo ha, ma degenerato; il sapiente invece lo possiede sottile e perspicace. SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come dice S. Isidoro, "l'insipiente è contrario al sapiente, perché privo del sapore proprio del discernimento e del senso". Perciò insipienza e stoltezza sono la stessa cosa. Uno però appare stolto specialmente quando sbaglia nel formulare giudizi che toccano la causa più alta: infatti per le deficienze nel giudicare cose minori uno non merita di essere chiamato così. 2. Come esiste una sapienza cattiva, cui sopra abbiamo accennato, la quale viene denominata "sapienza di questo mondo", perché prende per causa altissima e per ultimo fine un bene terreno; così c'è una stoltezza buona, che si contrappone a codesta cattiva sapienza, e con la quale si disprezzano i beni terreni. L'Apostolo parla appunto di questa stoltezza. 3. La sapienza che inganna e che rende "stolti presso Dio" è la sapienza del mondo, come l'Apostolo dichiara. 4. L'insensibilità alle ingiurie talora dipende dal fatto che uno non trova gusto nelle cose terrene, ma soltanto in quelle celesti. Perciò questo fatto si deve alla stoltezza secondo il mondo, e quindi alla sapienza di Dio, come nota S. Gregorio. Talora invece si deve al fatto che un uomo è stupido del tutto: come è evidente nei dementi, i quali non capiscono l'ingiuria. E questo appartiene alla stoltezza in senso assoluto. ARTICOLO 2 Se la stoltezza sia peccato SEMBRA che la stoltezza non sia peccato. Infatti: 1. Nessun peccato ci proviene dalla natura. Ma alcuni sono stolti per natura. Quindi la soltezza non è un peccato. 2. Come insegna S. Agostino, ogni peccato è volontario. Ma la stoltezza non è volontaria. Dunque non è peccato. 3. Qualsiasi peccato si oppone a un precetto divino. La stoltezza invece non si oppone a nessun precetto. Perciò la stoltezza non è peccato. IN CONTRARIO: Sta scritto: "La prosperità degli stolti li farà perdere". Ma nessuno si perde se non per il peccato. Dunque la stoltezza è peccato. RISPONDO: La stoltezza, come abbiamo detto, implica una paralisi dei sensi nel giudicare, specialmente in rapporto alla causa suprema, che è l'ultimo fine e il sommo bene. E in questo giudizio uno può trovarsi paralizzato in due maniere. Primo per indisposizione naturale: come avviene nel caso dei dementi. E tale stoltezza non è peccato; secondo, perché uno ha immerso i propri sensi nei beni terreni, rendendosi così incapace di percepire le cose di Dio, secondo le parole di S. Paolo: "L'uomo animale non percepisce le cose dello Spirito di Dio"; come non può gustare le cose dolci chi ha il palato infetto da cattivi umori. E tale stoltezza è peccato. SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ; 1. È così risolta anche la prima difficoltà. 2. Sebbene lo stolto non voglia mai la stoltezza, vuole però le cose da cui essa deriva: vuole cioè la distrazione dei sensi dai beni spirituali, e la loro immersione in quelli terreni. Come avviene, del resto, in altri peccati. Infatti il lussurioso vuole il piacere che accompagna il peccato, sebbene non voglia direttamente il peccato: egli cioè vorrebbe il piacere senza il peccato. 3. La stoltezza si contrappone ai precetti relativi alla contemplazione della verità, dei quali abbiamo parlato sopra nella questione dedicata alla scienza e all'intelletto. ARTICOLO 3 Se la stoltezza sia figlia della lussuria SEMBRA che la stoltezza non sia figlia della lussuria. Infatti: 1. S. Gregorio enumera le figlie della lussuria; ma tra queste non c'è la stoltezza. Dunque la stoltezza non viene dalla lussuria. 2. L'Apostolo afferma: "La sapienza di questo mondo è stoltezza presso Dio". Ora, S. Gregorio insegna che "la sapienza del mondo consiste nel nascondere i propri sentimenti con l'inganno", il che è proprio della doppiezza. Perciò la stoltezza è più figlia della doppiezza che della lussuria. 3. I casi più frequenti di pazzia e di demenza, le quali hanno attinenza con la stoltezza, si devono all'ira. Dunque la stoltezza nasce più dall'ira che dalla lussuria. IN CONTRARIO: Nei Proverbi si legge: "Egli tosto le va dietro", cioè dietro alla meretrice, "ignorando, lo stolto, che è menato al capestro". RISPONDO: La stoltezza in quanto peccato proviene, come abbiamo notato, dal fatto che i sensi spirituali vengono paralizzati, in modo da non essere più capaci di giudicare i beni dello spirito. Ora, i sensi dell'uomo vengono immersi nelle cose terrene specialmente dalla lussuria, che ha per oggetto i piaceri più forti, che assorbono l'anima più di ogni altra cosa. Perciò la stoltezza peccaminosa nasce specialmente dalla lussuria. SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. È proprio della stoltezza far sentire il disgusto di Dio e dei suoi doni. Ecco perché S. Gregorio enumera tra le figlie della lussuria due cose che si riducono alla stoltezza, e cioè "l'odio di Dio", e "la disperazione per il secolo futuro", dividendo così la stoltezza come in due parti. 2. L'affermazione dell'Apostolo non va intesa in senso causale, ma essenziale: e cioè nel senso che la sapienza del mondo in se stessa è stoltezza presso Dio. Perciò non è necessario che quanto appartiene alla sapienza del mondo sia causa di questa stoltezza. 3. Come sopra notammo, l'ira con i suoi eccessi altera sommamente le disposizioni naturali del corpo. E quindi causa, più d'ogni altra cosa, la stoltezza dovuta a una indisposizione fisica. - Ma la stoltezza che deriva da un'indisposizione spirituale, cioè dall'ingolfarsi dell'anima nei beni terreni, deriva principalmente dalla lussuria, come abbiamo spiegato.
|