Nick: Mach Oggetto: Bassolino e i rifiuti.... Data: 6/2/2007 15.19.37 Visite: 101
I pm napoletani che si occupano dell'inchiesta sui rifiuti hanno accusato Bassolino quando era commissario dei rifiuti sostenedo che "ha celato le inadempienze di Fibe addossando le colpe all'emrgenza che doveva fronteggiare ".
di seguito l'articolo preso da "il mattino"
A leggere l’introduzione, quella su Antonio Bassolino doveva essere solo una «breve digressione», quasi un passaggio sfumato sul ruolo di commissario per l’emergenza rifiuti in Campania. E invece le pagine che la Procura di Napoli dedica alla richiesta di sequestro degli impianti di cdr e del termovalorizzatore in Campania si trasformano in un durissimo atto di accusa nei confronti del presidente della giunta regionale. In 103 pagine, i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, magistrati del pool ecologia dell’aggiunto Camillo Trapuzzano, sintetizzano l’ultimo atto di accusa sulla gestione dei rifiuti in Campania, un’emergenza che si protrae senza soluzione di continuità dal 1994. In attesa della risposta di un giudice - prevista per il 26 febbraio al termine dell’udienza camerale del gip Saraceno -, ecco le accuse depositate dagli inquirenti contro l’Ati che ha appaltato il servizio di raccolta dei rifiuti. Truffa aggravata ai danni dello Stato è il reato contestato ai manager della Impregilo dell’amministratore delegato Piergiorgio Romiti, ma anche delle società collegate Fibe-Fisia-Gestione Napoli, ai sensi della 231/2001, legge che disciplina le responsabilità penali della persona giuridica di una società. Un atto di accusa finalizzato a sconfessare la difesa di Bassolino, che ha sempre distinto politica e amministrazione, strategia e ordinanze firmate ai tempi del commissariato di governo. Bassolino - si legge nelle richieste dei pm al vaglio dei giudici - si sarebbe trincerato dietro quella emergenza ambientale che era stato chiamato a risolvere: «Il commissariato di governo ha posto in essere comportamenti assolutamente distonici rispetto ai propri doveri e alle proprie prerogative, addirittura giustificandoli in quella emergenza che proprio il corretto e puntuale esercizio dei poteri era preordinato a fronteggiare». L’emergenza come «alibi», come «paravento», dicono gli inquirenti. «Una realtà concreta», ribatte la difesa dei vertici commissariali, scandita da momenti di crisi dovuti anche a scelte ereditate dal passato. I due magistrati si spingono però a definire paradossale la difesa del governatore: «Viene così dissimulata la mancata corretta attuazione di un progetto preordinato a fronteggiare o eliminare l’emergenza, con il paradossale richiamo all’emergenza stessa». Né regge - secondo i pm - la tesi difensiva secondo cui il commissario Bassolino non fosse a conoscenza di quanto avveniva negli impianti nati per macinare combustibile derivato dai rifiuti. Parole che non accontentano, al punto tale che la Procura si sforza di dimostrare la contiguità tra commissariato e Ati nella truffa ai danni dello Stato: «Bassolino si spingeva addirittura attraverso la propria segreteria particolare a preoccuparsi di raccomandare alcune assunzioni in Fibe». Un’accusa, quest’ultima, che nasce da fonti indirette, de relato, secondarie. Conclusioni tutte da dimostrare, a margine dell’inchiesta-madre che vede 28 indagati in attesa di una probabile richiesta di rinvio a giudizio. In altri termini, di fronte alle presunte inadempienze della associazione di imprese, ci sarebbero state omissioni tali da favorire le imprese stesse. Di qui, la truffa: «Una generale condotta omissiva del commissario di governo e del suo staff, che nulla hanno avuto da ridire sull’operato delle affidatarie. Anzi. Bassolino fu informato dei problemi in corso e il suo è stato un doloso omesso controllo». Ma la difesa ribadisce: condotta rigorosa e corretta. "Quando c'è l'amore c'è tutto". "No ti sbagli, chella è 'a salute". www.sgteverola.tk |