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Si abbia a mente, perciò – concluse il professore – come dovrebbe essere, nell’immanenza, e rimarcando immanenza aggiunse come dovrebbe essere, appunto, attraversare dal nero convenzionale buio, attraversare un parallelo di luce. Parallelo sinistro, destro, come dovrebbe essere.
Scommetto una sterlina che non lo sapete, come dovrebbe essere.
Sevo tanto sevo da farne milioni di candele. E mai accenderle che alcune sembrano dei soprammobili e poi accenderne migliaia di (partitivo) milioni insieme. Come dovrebbe essere intendi? No, troppo blasfemo.
Lacci lunghi e nodi stretti da annodare questa noia prima che divenga cascata di occhi bassi. Prima che divenga bava sul cuscino o parolacce in corpo, sempre in corpo, solo in corpo e poi rinvenire allegro, bi-spalmato di aria fresca. Come dovrebbe essere, significhi? Direi troppo poco luccicante.
Sottratti cerchi e quadrati, aggiunti dati ed elaborando le convenzioni, troppo ragionato, come dovrebbe essere non te lo svelo ancora, no davvero.
E mi sfiori tu e basta. Ci addormentiamo e basta. Che tanto ad occhi stretti (stretti da parecchio ormai, fra quasi due ore fa parecchio) non si vede né luce, né non luce.
O stelo, o seme, per me va bene, scegli tu. O ala o petto, per te va bene, scelgo io.
Così, dovrebbe essere – concluse quel demone di un cadaverico professore, al termine della intima lezione.
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