Nick: Casual Oggetto: Io, sbirro e tifoso (lettera) Data: 9/2/2007 8.53.54 Visite: 326
http://www.blunote.it/index.asp?sez=6&id=46839 08.02.2007 Ci scrive un Maresciallo dei CC che veste anche i panni del tifoso Sono nella mia stanza, ho letto il pezzo in prima pagina sulla Gazzetta dello Sport e mi ci sono rivisto, rispecchiato, da brividi...! Anche io, come l'anonimo articolista improvvisato, sono un Maresciallo dei Carabinieri, uno sbirro, un "primo nemico", sono uno di quelli che il movimento A.C.A.B. vorrebbe eliminare. Ma sono anche un tifoso, un tifoso di curva, un inguaribile malato di calcio e della mia squadra che ritengo uno dei legami indissolubili che mi tiene stretto alla mia terra . Ho 35 anni, frequento la curva dall'86, quando nella mia testa non c'era manco il pensiero di fare quello che poi effettivamente ho finito per fare di professione. Eppure, posso essere sincero, forse per timore, forse per l'educazione al rispetto per le Istituzioni, impartitami dai miei genitori non ho mai, dico mai, partecipato a qualche azione nei confronti delle Forze dell'Ordine, neanche da sedicenne incosciente. Non sono un Santo, lo ammetto, trasferte "forti" a 20 anni ne ho fatte e sicuramente non c'erano fiori nelle nostre auto o nei nostri pullman per i tifosi avversari, ma la cosa si viveva in maniera diversa: il "nemico" era il rivale, il "cugino" nei derby, ma il Carabiniere, il Poliziotto non erano visti come adesso come l'unico bersaglio, manco per i più irriducibili . A differenza del mio collega oggi chi lavora con me sa che la domenica è sacra, che la mia squadra è passione da seguire per gridare e incitare sui gradoni di uno stadio e, quindi, ci sono telefonate, proprio da parte dei miei compagni di lavoro, scherzose e di sfottò quando è andata male o telefonate preoccupate se la situazione sugli spalti non è delle migliori. Molti dei miei amici di curva, di rimando, sanno del mio lavoro, conoscono chi sono, ma l" dentro, sugli spalti, nel settore vige un rispetto reciproco, un codice non scritto che porta a tenere comportamenti "consoni" alla mia presenza e porta me ad essere obiettivo. Devo esserlo, lo devo prima di tutto a me stesso quando le "esagerazioni", a volte, provengono dai miei colleghi. Anche a me è capitato per anni di lavorare in stadi più o meno importanti e quasi sempre nel settore ospiti, e anche a me, deve essere una deformazione della razza sbirro-tifoso, non mi è quasi mai capitato di dover usare la forza... un sorriso, una pacca sulle spalle, un pò di tolleranza hanno sempre fatto si che la partita finisse con un "arrivederci maresciˆ" e non con incidenti di nessuna natura. Pago il biglietto, mi vergognerei di sfruttare il mio status quando amici operai monoreddito e con famiglia devono pagarlo. Mi faccio perquisire, non ho nulla da nascondere ed è un rito, quasi scaramantico, che mi porta un sorriso e in quel momento mi sento ancora più tifoso se ce ne fosse bisogno. A differenza del collega però io non voglio dare soluzioni ai problemi, voglio solo proporre qualcosa a entrambe le parti e me lo posso permettere, facendone parte. Ai miei colleghi voglio azzardare il consiglio di guardare ai tifosi con occhi meno rigidi, fare meno di tutta l'erba un solo fascio: dietro la sciarpa, dietro lo striscione non ci sono solo le persone pronte a mascherarsi per creare scontri, tumulti o incidenti. Ci sono ragazzi pronti alla solidarietˆ, alla beneficenza, pronti a pagare il biglietto a quello tra di loro più bisognoso, pronti a redarguire che ruba in autogrill e a sgolarsi di non buttare oggetti in campo, senza vedere un decimo di partita. Vorrei consigliare di non calzare fazzoletti sul volto, battendo sugli scudi il manganello al primo tifoso ospite sceso dal primo pullmino , non serve a nulla, non serve al bene comune, serve solo ad esacerbare gli animi e quindi poi, via di lacrimogeni e caricheÉ ma cui prodest? E ai tifosi, agli ultras, ai miei compagni di trasferte, di gioie e di dolori dietro la mia squadra, vorrei ricordare che dietro ad ogni primo nemico, dentro ogni "sbirro", dietro ad ogni scudo, sopra ogni camionetta ci sono ragazzi in divisa che ascoltano la stessa musica, che frequentano le stesse birrerie, che si "masterizzano" lo stesso cd, che magari in quel momento passano lo stesso periodo nero con una ragazza e che soprattutto, nel caso mio, hanno un cuore che batte forte per i colori di una maglia, proprio come capita a loro . Non roviniamo tutto, non cancelliamo le passioni. |