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Nick: Bardamu
Oggetto: casalnuovo, città abusiva
Data: 11/2/2007 11.39.59
Visite: 2080

PINO NERI Casalnuovo. Ancora palazzi abusivi, ancora edifici e centinaia di appartamenti privi di autorizzazione. Ieri, infatti, i carabinieri hanno messo i sigilli a un secondo rione illegale, in via Filichito, tra le frazioni di Tavernanova e Casarea: 21 palazzi, 135 appartamenti, alcuni già abitati. la settimana scorsa, nella vicinissima Casarea, i militari avevano sequestrato un altro grande complesso edilizio in cui si trovano 29 palazzi, per un totale di circa 200 alloggi. L'operazione di ieri ha avuto risvolti drammatici perché una parte degli edifici sequestrati è abitata da alcune famiglie mentre molti appartamenti, pur se non ancora occupati, sono già stati venduti. Così, quando all'alba sono giunti sul posto i carabinieri, una folla è accorsa a difendere le case. «Noi non c'entriamo niente, non cacciateci», hanno implorato i condomini degli insediamenti illegali. Quattro famiglie alloggiano in un parco di recente costruzione, non ancora ultimato, composto da tre palazzi di colore giallo, per un totale di 70 appartamenti, che sono stati tutti venduti a circa 200mila euro ciascuno. La tensione è rimasta alta per tutta la giornata ma nessuno degli abitanti del complesso abusivo ha dovuto abbandonare gli appartamenti. «L'agenzia immobiliare ci ha detto - spiega preoccupata Lucia Capezzuto, 29 anni, marito e un figlio - che era tutto regolare. Anche il notaio ci ha assicurato lo stesso e poi le banche prima di concederci i mutui hanno fatto diverse perizie. Ora però - ha esclamato la giovane donna - mi sento male, sono incinta, qualcuno ci dovrà spiegare». Accanto al parco di Lucia sono stati sequestrati altri 5 edifici, dei rustici disabitati, e a duecento metri in linea d'aria i carabinieri hanno contemporaneamente sigillato 13 palazzine. Qui abita Luigi Ascione 50 anni, pizzaiolo, moglie e 4 figli: «Mi vogliono rovinare - denuncia, stizzito, Luigi - il Comune ci ha concesso le residenze, inoltre paghiamo l'Ici e quindi qualcuno dovrà pure dirci cosa è accaduto». I carabinieri del reparto territoriale di Castello di Cisterna hanno individuato uno dei costruttori che hanno realizzato i complessi finiti nel mirino dell'inchiesta. Si tratta di Domenico Pelliccia, titolare della Visag srl, nonché, secondo quanto trascritto in una relazione che sarà consegnata al prefetto Pansa, cognato di Pasquale Iorio Raccioppoli, inquisito per associazione di stampo mafioso ma poi scagionato dalle accuse e quindi assolto. E sempre nella stessa relazione preparata dai militari è scritto che sono state riscontrate frequentazioni molto sospette tra alcuni consiglieri comunali e noti pregiudicati per camorra. Gli investigatori sostengono poi che a Casalnuovo la speculazione edilizia «è stata il frutto di una spartizione del territorio tra i clan e apparati del Comune». Sul fronte giudiziario, intanto, i pubblici ministeri della Procura di Nola, Visone e Renzulli, stanno ascoltando diversi costruttori della zona di Casalnuovo che potrebbero essere coinvolti nello scandalo.


I magistrati non escludono complicità anche negli uffici La relazione dei carabinieri consegnata in prefettura


DALL’INVIATO ENZO CIACCIO Casalnuovo. «Sorpreso? Per niente. Un anno fa, in campagna elettorale, denunciai il patto scellerato tra avventurieri dell’edilizia e partiti vicini all’attuale sindaco. Il risultato? Le dodici liste del sindaco vinsero col 75 per cento dei voti. Ma non scriva il mio nome: questa è una faccenda delicata in una città ad altissimo rischio. Non sono un pauroso, però ho il dovere di stare con i piedi per terra». Rappresenta l’opposizione, eppure niente nomi per carità. Casalnuovo, il paese degli anonimi. E dei miopi. E dei distratti. E dei fantasmi. Qui - su un’area paludosa ad altissima friabilità geologica - nel giro di un paio di anni è sorto un mastodontico quartiere abusivo, quasi una città di cemento cui manca solo intonaco e infissi e che ora giace sotto sequestro giudiziario. Eppure, nessuno se ne è mai reso conto. C’è chi ha assicurato: scusate, ero fuori. E chi si è giustificato inventando: «Quella è zona ricca di cespugli. Che coprono la visuale». Ed eccoli, rossicci di mattone e di vergogna i ventinove edifici fra i quattro e i sette piani con tanto di garage, marciapiedi, cabine Enel e pali per la pubblica illuminazione. Ventinove palazzoni. Tutti illegali. Che è un po’ come ospitare un elefante in salotto. E non accorgersene. Per mesi. Possibile? Possibile. Tanto è vero che molte abitazioni sarebbero state già vendute e di qui a poco sarebbero state abitate da migliaia di nuovi cittadini a rischio voragine. Uno sconquasso. Di dimensioni mai viste. Eppure, è come se si fosse consumato lontano lontano, magari sulla luna, e mica proprio qui, sotto gli occhioni al prosciuttone di amministratori e gente comune. No visto. No sentito. O almeno, così giurano tutti ma proprio tutti: dal sindaco al comandante dei vigili urbani, dall’assessore al leader dell’opposizione, dal parroco al parrucchiere fino agli alunni delle scuole e alle ancelle di Cristo re. Un coro di sospiri. Di meraviglia e di stupore. 60mila abitanti, cioè altro che un paesotto. La popolazione, negli ultimi dieci anni, è cresciuta del 25 per cento. E la speculazione edilizia ha raggiunto assurdità mai viste. Qui impazzano quelli di Afragola, cioè il clan Moccia. Camorra imprenditora. Dai capitali solidi. Convincente e persuasiva. Invasiva a ogni livello. Negli anni ’90 fu regno di Antonio Egizio, detto «il tedesco», poi ucciso nel locale campo di calcio. E poi di Giuseppe Piscopo, detto «il metronotte». Terra da far west, fino al ’94 non esisteva che un piano di fabbricazione iper-permissivo. In troppi hanno costruito senza pudore, perfino all’interno degli antichi cortili. Città labirintica. Dormitorio. Dice Ignazio Ponticelli, imprenditore edile e consigliere dei Ds: «Ci sono aree dimenticate. In ombra, anzi al buio». Le opposizioni diffondono un documento: c’è scritto bravi alla procura. Si chiede una riunione del consiglio comunale. E una commissione di inchiesta. Dieci anni fa un’indagine ministeriale stabilì che Casalnuovo era al quarto posto nazionale per gli abusi in edilizia. Ventinove palazzoni. Tutti illegali. Nel silenzio unanime. «Un caffè, un caffè per gli amici miei», sorride cordiale il vicesindaco Giovanni Romano. E aggiunge: «Mi chiede com’è che non ce ne eravamo accorti? Beh quei palazzi stanno proprio ai confini. Ecco, bevetevi il caffè. Che vuole che le dica: solo ieri ho saputo che quella è zona nostra. I controlli? Mica spettano a me. E nemmeno al sindaco. I vigili urbani? Sono solo venti e, poveri ragazzi, non sanno più come dividersi. Ma suvvia, pigliatevi ’sto caffè». Due anni fa ad Arezzo fu fermato un uomo che in auto, insieme al figlio, trasportava cocaina. Era un assessore della precedente giunta. Scandalizzarsi? E perché? Casalnuovo risulta l’unico Comune dell’area mai sciolto per camorra. Sebbene sia acclarato che proprio qui gli affari dei clan puntino dritti al cemento delle case. Ore 14: lui, il sindaco, arriva si scusa e comincia a dettare. Punti e virgole compresi. E che cosa detta? Un comunicato. E che dice, virgola, il comunicato? Che da ora in poi tutte le forze preposte terranno il territorio sotto monitoraggio. Per combattere l’abusivismo. Sindaco, ma quel villaggio che già è costruito? «Non ne sapevo nulla - assicura Antonio Manna - non l’ho visto e non voglio vederlo. E pensare che siamo stati il primo Comune a sistemare le telecamere contro gli abusi sul territorio». Sindaco, per carità: ammetta almeno di essere rimasto strabiliato per quel mega-abuso. «Va bene, lo ammetto». E adesso, che farà? «Aspetto di sapere dalla magistratura se quelle abitazioni le dovrò acquisire oppure buttar giù».


il mattino 8/2/2007



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