L'ultimo attacco di alcune settimane fa ai DNS root server poteva potenzialmente mettere in ginocchio l'intera Internet, sebbene non sia stato fortunatamente così pesante e siano bastate contromisure elettroniche per arginare il problema.
"Dobbiamo essere in grado di rispondere e di saperci coordinare" ha dichiarato Mark Hall, direttore dell'international information assurance program per il dipartimento della difesa americano e co-presidente del National Cyber Response Coordination Group.
"Stiamo lavorando con le società per studiare delle strategie di mitigazione" ha dichiarato Jerry Dixon, vicepresidente per la National Cyber Security Division al CERT americano.
Al momento non ci sono stati eventi massicci riguardanti la sicurezza informatica contro gli Stati Uniti tali da richiedere una risposta a livello nazionale. Il massiccio attacco DDoS lanciato contro i DNS root server, che ha specificatamente colpito le network militari, ha fatto però sorgere la questione se gli Stati Uniti debbano rispondere con un cyber-controattacco in queste situazioni.
"Basta una chiamata del presidente" ha detto Hall, mettendo in evidenza come la decisione di un possibile controattacco debba ovviamente passare attraverso i direttivi alti.
Nel caso di un massiccio attacco contro gli Stati Uniti proveniente da qualche paese estero il governo americano potrebbe considerare l'idea di contrattaccare virtualmente la fonte dell'attacco o addirittura lanciare una bomba. Ma, ha ovviamente sottolineato poi Mark Hall, sarebbe preferibile prima avvertire la fonte di smettere l'attacco prima che venga lanciata una controffensiva militare.
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