mi viene in mente la battuta di stefano venuti ne 'i cento passi'
il comunista che fa crescere peppino impastato nella fede comunista
quando questi gli confessa che si candiderà alle comunali del '78
non più con il partito comunista ma con democrazia proletaria
e il vecchio 'maestro tradito'
gli dice più o meno questo al suo peppino
'noi non vinceremo mai, perché a noi ci piace di stare divisi'
ed eccoci qua
ancora oggi dopo quasi trent'anni
basti vedere pure dentro alla stessa e sola rc
quante voci, quanti discorsi che non s'incontrano tra loro
la storia intanto va inesorabilmente avanti
e non è tempo di volare alto
e non è tempo di restare a terra
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Militanti di Rifondazione in piazza (Ansa) |
MILANO - Anche in mail si danno reciprocamente del «compagno» e chiudono con saluti «a pugno chiuso». La fase critica in cui si dibatte il centrosinistra non scalfisce l'ortodossia dei militanti di Rifondazione. Che in Rete discutono come se fossero in sezione.
C'è di tutto dentro il forum aperto dal sito del partito e intitolato «Parla con noi», sotto titolo «Collettivo del 22/02». In tre ore scarse quasi mille messaggi, a testimonianza della voglia di capire se l'avventura del governo Prodi è arrivata oppure no al capolinea.
Rabbia, delusione i sentimenti che vanno per la maggiore nel popolo rosso che si divide equamente tra complottisti, apocalittici, pessimisti cosmici e fedeli alla linea. In Rete c'è un campionario abbastanza rappresentativo della base che si riconosce nel partito di Bertinotti e Giordano.
«CI AVETE RUBATO I SOGNI» scrive a caratteri cubitali garbo. Il «ci» resta appeso sul web ma è un pronome che si può facilmente intestare. Carlorosso si definisce «antimilitarista e filo sinistra-radicale» e si produce in una ruvida analisi politica: «Ora che adesso che sembrava che finalmente (per la prima volta!) le cose (pianissimo) stessero cambiando... restituiamo il paese a quelli là». Federica è furiosa perché «ho accettato Mastella, i teodem, i centristi...pensando che il bene comune era più importante...peccato che ci sia qualcuno, ahimè seduto tra i nostri banchi,che non la pensi cosi...che non vede il bene comune».
Si litiga sul destino da riservare al ribelle Turigliatto, il senatore piemontese che ha mandato a carte quarantotto il Professore. Incompatibile? Traditore? Capro espiatorio. È per la definizione compagno-che-sbaglia Ventu: «Io credo che il compagno Turigliatto abbia agito, magari inopportunamente, in buona fede anteponendo la coscienza alla ragion di stato».
L'imboscata dal centro e il complotto Vaticano-Usa raccoglie consensi. «Sui quotidiani ci sono articoli lunghi un km su turigliatto & co. e solo poche righe su andreotti cossiga, pininf. ecc....Ecco xké il comportamento di Turigliatto é stato stupido» sbotta Ale.
Per Jamina «l'espulsione di Turigliatto dal partito rappresenterebbe una spaccatura gravissima. Quando Rifondazione tornerà ad essere partito di massa, di lotta, di antagonismo?».
L'allargamento della maggioranza? Una risposta prova a darla Antonella 78: «IO VERAMENTE NON CE LA FACCIO CON QUESTI CENTRISTI E MODERATI DEL C.... CHE VOGLIONO CHE LE COSE RIMANGANO SEMPRE UGUALI» . Un militante che si firma iscritto stradeluso usa gli stessi accenti: «Ci facciamo accarezzare la testolina dal più "grande ministro" degli esteri della storia repubblicana, ovvero D'Alema, e allarghiamo ai "compagni" Follini o Lombardo o chiunque sia disponibile a governare pur di allontanare lo spettro berlusconi? Cosi si cambia in meglio l'Italia? E' questo il nostro progetto?».
Telegrafico Antiglobal: «Vogliamo dire la verità? Siamo dei POLLI. Ci siamo caduti, lo sapevamo e ci siamo caduti». Marco Rizzo, probabilmente un omonimo del deputato del Pdci, si esibisce in un «grazie di cuore per aver mandato tutto allo sfascio». Non mancano poi i provocatori, come Lucio Vm che commenta: «La falce e il martello sulle palle». Diavoletto 1968 non è da meno: «Quanta ipocrisia! Adesso vi stracciate le vesti perché vedete in faccia lo spettro di un nuovo quinquennio berlusconiano, ma fino a ieri molti di voi hanno giocato a fare i rivoluzionari della domenica».