Nick: Bardamu Oggetto: 8 marzo: cilicio torna di moda Data: 8/3/2007 18.22.56 Visite: 143
"Paola Binetti è una donna di grande intelligenza e di grande candore e partecipa a trasmissioni televisive che un politico avvezzo avrebbe evitato". Così Francesco Rutelli ha commentato le parole della senatrice teodem della Margherita, Paola Binetti, pronunciate nel corso della trasmissione di La 7 "Tetris". Parole che senza dubbio esprimono non solo una visione aperta e liberale del mondo, ma anche una certa cultura scientifica: "L’omosessualità è una devianza della personalità - ha detto infatti la Binetti - un comportamento molto diverso dalla norma iscritta in un codice morfologico, genetico, endocrinologico e caratteriologico". Capite? Altro che le critiche che le sono piovute addoso, tra le quali annoveramo spregevoli accuse di razzismo. Ma quale razzismo, non è vero! La Binetti ha semplicemente enunciato una nuova teoria scientifica che, se verificata, sicuramente le porterebbe il premio Nobel. Non è infatti dimostrato da nessuno che il carattere o le tendenze psicologiche degli individui siano scritte nel Dna. Anzi, molti studi ed esperimenti - tra i quali quello famoso dei gemelli cresciuti in diversi ambienti - hanno dimostrato essenzialmente il contrario. D’altronde non esiste un gene dell’innamoramento e, dunque, non può esistere una devianza di quel gene. Almeno secondo la scienza classica. Per fortuna esiste l’Opus Dei - di cui la senatrice fa parte - che si premura di ampliare la conoscenza umana. E quindi, a detta dell’Opus Dei, esistono non solo genotipo e fenotipo, ma addirittura lo psicotipo. Geniale! Chissà se fra un po’ si scoprirà anche dell’esistenza del gene del cilicio, strumento per mortificare la carne che la stessa Binetti ha dichiarato di utilizzare e che, più in generale, è molto in voga fra gli adepti dell’Opus Dei. Proprio questo spingerebbe a pensare che la tendenza al suo utilizzo sia di natura genetica: essendo facili prede del condizionamento facile (e grazie proprio alla Binetti scopriamo che questi disturbi sono appunto psicotipici, e quindi causati da geni difettosi), gli adepti dell’Opus Dei potrebbero avere disturbi della personalità iscritti nel genotipo che magari, spingendo alla sintesi qualche enzima particolare, obbligherebbero all’uso del famigerato strumento. In tal caso, sarebbe d’uopo enunciare e diffondere questa clamorosa scoperta, come la Binetti ha fatto per quella del gene gay. Altrimenti la si potrebbe accusare di utilizzare la scienza, in malo, malissimo modo, per difendere posizioni altrimenti vergognose. Si potrebbe dire che la Binetti voglia nascondere l’odio verso il diverso (genetico anche questo?) dietro teorie scientifiche ridicole. E, spingendosi, addirittura uno potrebbe pensare che la Binetti sia un’ignorante, indottrinata da una setta che pratica la mortificazione corporale e psicologica, ed inviata a catechizzare il mondo secondo quanto dice la prelatura fondata da Josemaría Escrivá. Prelatura che, appunto, prevede come obbligatoria la "preghiera del corpo", intesa come esercizio della penitenza della carne mediante l’uso giornaliero di cilicio e/o della disciplina (che avete capito? E’ un tipo speciale di frusta). Roba medioevale, come medioevale è il pensiero della Binetti. Suvvia, senatrice, se ne inventi un’altra. Arriva tardi: per nascondere le proprie tendenze razziste già qualcuno, nella storia, si servì della genetica. E i risultati li conosciamo tutti. Vittorio Messori sul Corriere torna sulla questione del cilicio: «Davvero non capisco. Oggi c’è una sacralità addirittura feticistica per la libertà totale e di chiunque, perché mai chi è esterno all’ascetica cristiana dovrebbe occuparsene o indignarsi? Per dire, ma se io stanotte mi flagellassi a lei importerebbe qualcosa?» Il discorso non farebbe una grinza, se non fosse che sono proprio i cattolici a battersi quotidianamente per negare la libertà individuale degli altri ogni volta che possono: fanno fuoco e fiamme contro quelli che usano il preservativo o la pillola, pretendono di sindacare sulle preferenze sessuali degli individui, scagliano anatemi all’indirizzo di chi, sfiancato da una lunga e dolorosa malattia, decide di porre fine alla propria sofferenza. Ludwig Börne ebbe a scrivere: «Non c’è uomo che non ami la libertà: il giusto però la esige per tutti, l’ingiusto solo per sé». Non crede, signor Messori, che sia una massima sulla quale valga la pena di riflettere? http://fainotizia.radioradicale.it/2007/03/08/liberta-selettiva
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