Nick: Casual Oggetto: "L'America è un grande Paese" Data: 21/3/2007 11.11.13 Visite: 210
http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/esteri/lenin-usa/lenin-usa/lenin-usa.html Gli archivi del partito comunista d'oltreoceano sono stati donati alla New York University Quando Lenin disse ai compagni Usa "L'America è un grande Paese" di PATRICIA COHEN IL TESTAMENTO di Joe Hill, cantautore, organizzatore del movimento operaio ed eroe folk, è comparso insieme ad alcuni inimmaginabili preziosi documenti storici in una vasta raccolta di carte e fotografie mai mostrate in pubblico che il partito comunista statunitense ha donato all'Università di New York. Nella raccolta di cui finora non si sapeva nulla sono custoditi decenni interi della storia del partito: parole in codice, pile di lettere personali, direttive fatte pervenire di nascosto da Mosca, spillette con il volto di Lenin, fotografie e inflessibili ordini su come dovevano comportarsi i membri del partito (per esempio non dovevano fare la carità per non distrarsi dai loro doveri rivoluzionari). Il lascito donato all'università comprende ventimila tra libri, giornali e opuscoli, e un milione di fotografie provenienti dagli archivi di The Daily Worker's. "Si tratta di una delle opportunità più entusiasmanti alla quale una raccolta abbia mai dato vita" ha detto Michael Nash, direttore della New York University's Tamiment Library, che venerdì prossimo annuncerà ufficialmente la donazione. Nessuno sa ancora con precisione se tali carte saranno effettivamente in grado di dissolvere o risolvere le dispute che da più lungo tempo riguardano i rapporti tra i sovversivi americani e Mosca, in quanto come ha detto Nash, "occorreranno anni per catalogare tutto il materiale". C. E. Ruthenberg, il segretario del partito nel 1919, sottolinea "il modo segreto col quale è gestito il partito". Il ramo di Los Angeles, noto con il nome in codice di "XO1XO5", a un certo punto utilizza la parola d'ordine "Kur. heiny" che significa "state facendo progressi?" e la risposta è "Teip", che significa "sì". Egli copia una lettera firmata dai russi Nikolai Bukharin e Ian Berzin che dice essere stata nascosta nella fodera del cappotto di un bolscevico, nella quale si spiega in che modo debbano agire gli americani. I due ordinano al partito di incitare i soldati e i marinai a ribellarsi contro gli ufficiali e ad armare gli operai. Li mettono in guardia dal permettere ai membri di partito di impegnarsi in attività filantropiche o educative, sostenendo che essi formano di fatto delle "Organizzazioni di combattenti per prendere il controllo dello Stato, per rovesciare il governo e l'establishment dei tiranni degli operai". Di Robert Minor, un vignettista radicale che ha coperto la guerra civile russa, c'è un resoconto lucido e lirico datato 1918 di un'intervista a Vladimir Lenin effettuata a Mosca. Lenin era affascinato dall'America, la chiamava "un grande Paese, per alcuni aspetti" e poneva una domanda dopo l'altra a Minor: "Mi ha chiesto: "Quanto impiegherà la rivoluzione ad arrivare in America?". Non mi ha chiesto se sarebbe arrivata, ma quando". Minor, che non era ancora entrato nel partito, rimase affascinato da Lenin. "Quando egli tuona un suo dogma, si vede davvero il Lenin combattente. E di ferro. E un Calvino politico" scrive Minor nei suoi appunti scritti a macchina. "Ma Calvino ha un'altra faccia. Durante tutta la conversazione che abbiamo avuto ha sempre tenuto la sua sedia agganciata alla mia. Mi sono sentito stranamente invaso dalla sua personalità. Riempiva tutta la stanza". Lasciando il Cremlino, Minor notò due uomini che stavano arrivando a bordo di due limousine. "Fino a pochi mesi fa erano "tirapiedi assetati del sangue del capitale rapace", mentre adesso sono "commissari del popolo" e vanno in giro in splendide automobili come prima e vivono in lussuose dimore. Governano sotto bandiere rosse di seta, per proteggersi da ogni disordine. Hanno imparato che la rosa ha un profumo altrettanto dolce, anche se ha un altro nome". Copyright New York Times (Traduzione di Anna Bissanti) (21 marzo 2007) |