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Nick: falconero
Oggetto: Camerata Ramelli, PRESENTE!
Data: 28/4/2004 11.40.54
Visite: 168

Sergio Ramelli,una storia che fa ancora paura



Era il 29 aprile 1975 quando, dopo quarantasette giorni di tremenda agonia, cessava di battere il cuore di Sergio Ramelli.Aveva
18 anni. Era stato aggredito sotto casa il 13 marzo, mentre tornava da scuola, da due studenti di medicina che gli spappolarono
il cranio a colpi di chiave inglese.
Era un ragazzo normale, Sergio Ramelli: la scuola, il calcio, la fidanzata. E una colpa terribile: militare nel Fronte della
Gioventù nella Milano degli anni di spranga e di piombo.
È difficile oggi far capire a chi in quegli anni nasceva, il clima di violenza e di intolleranza in cui si svolgeva
la lotta
politica. Non una guerra di idee, ma la ricerca dell'eliminazione fisica del nemico.
Guido Giraudo ha scritto un libro bellissimo. Spassionato, lascia poco spazio ai propri sentimenti e alle proprie impressioni,
e ricostruisce il terribile delitto usando come fonti gli atti processuali, i resoconti della stampa e, soprattutto, la splendida
testimonianza di Anita Ramelli, madre di Sergio, che fa da filo conduttore a tutto il racconto.
Dopotutto servono a poco i commenti ad una storia che, pagina dopo pagina, fa crescere dentro tanta rabbia. Tanta rabbia e,
soprattutto, un profondo disgusto per l'ipocrisia, l'indigenza morale, la viltà di un sistema di intellettuali, politici,
magistrati, giornalisti, vergognosamente servi di un'ideologia o della paura di perdere la tranquillità.
Una storia che fa ancora paura, il titolo del libro. A piu' di vent'anni di distanza dalla morte di Sergio, il "caso Ramelli"
fa ancora paura. Perche' mostra, come scrive Giraudo, quale fosse realmente la "democrazia" degli anni settanta (e in fondo
anche quella di oggi), quale fosse la barbarie di quegli anni. Fa paura ancora oggi pensare che giovani studenti di medicina
abbiano potuto massacrare a colpi di Hazet 36 un ragazzo che neanche conoscevano, solo per obbedire alla logica della sola
ideologia che è stata capace di spegnere le intelligenze con la predicazione costante dell'odio, della lotta di classe,
dell'annientamento
fisico del nemico: il comunismo.
Straordinariamente efficace è la descrizione che al processo il Pubblico Ministero fa degli assassini, militanti di
Avanguardia
Operaia: Giovani vigliacchi che agivano nel nome di chissa' quali principi. Giovani la cui testa non ragionava più
perche'
un giorno decisero di conferirla all'organizzazione che pensava e decideva per loro.
E quel giorno l'organizzazione aveva deciso: bisognava dare una "lezione" ad un fascista. Un'aggressione scientificamente
studiata: gli appostamenti, le fotografie, grazie alle quali gli assassini riconosceranno il loro obiettivo, le chiavi inglesi.
Non era diverso dagli altri ragazzi, Sergio. Una mattina a scuola, gli insulti e le angherie dei comunisti, la fidanzata,
Flavia. E l'orario di ritorno a casa, sempre puntuale. Ma il 13 marzo non farà neanche in tempo a legare il motorino.
Cadde
riverso in una pozza di sangue sotto i colpi dell'"antifascismo militante".
"10, 100, 1000 Ramelli, con una riga rossa tra i capelli", scrivevano per le vie di Milano i paladini della liberta'. Certo,
si pentiranno, gli assassini, quando dopo dieci anni, ormai in galera, scriveranno una ridicola lettera di solidarietà
alla
madre.
A Sergio Ramelli non furono consentiti neanche normali funerali: fu proibito alla famiglia di portare il corpo a casa, e all'obitorio
era presente un'incredibile schieramento di polizia in assetto da guerriglia: "per noi il funerale e' un corteo non autorizzato
(...) questa e' un'adunata sediziosa, o la sciogliete o siamo costretti a caricare".
Questa l'Italia democratica anni '70.
Una storia assurda, quella della morte di Sergio Ramelli, e non fu la sola, in quegli anni maledetti. Giraudo dedica l'ultima
parte del libro ad altri ragazzi del Fronte assassinati dall'odio comunista: Ugo Venturini, Carlo Falvella, e poi i fratelli
Virgilio e Stefano Mattei, morti nel rogo di Primavalle, Giuseppe Santostefano, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, Mikis
Mantakas, Mario Zicchieri, Enrico Pedenovi, Angelo Pistolesi, e poi ancora Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano
Recchioni, vittime della strage di Acca Larentia, Alberto Giaquinto, Stefano Cecchetti, Francesco Cecchin, Angelo Mancia,
Paolo Di Nella. Le vittime di una guerra civile in quelli che solo Mario Capanna poteva definire "anni formidabili".
Per assicurare alla giustizia gli assassini di Sergio Ramelli ci vollero anni, per molti altri giustizia non è mai
stata fatta.
Una cosa è certa: ad armare la mano dei carnefici "fu quella spietata ideologia che in Italia aveva -ed ha- importanti
complicità,
potenti connivenze e forti leve di potere. Ecco perché questa è una storia che fa ancora paura".




PICCHETTO SOTTO CASA RAMELLI


Primavera a Marzo era entrata,
era entrata a Milano,
ne avvertivi il tepore
e tra il fumo e il cielo lontano
ne avvertivi la gioia
nella ragazza che tu
tenevi per mano.
Finalmente l'ultima campana,
è finita la scuola
anche per oggi potrai tornare
a casa tua per riposare
ma sotto casa,
davanti al portone,
ti attendeva la morte,
non me immaginavi l'assurda ragione.
Un colpo, due colpi e altri colpi sul capo,
finché non furon certi di averti finito
i loro volti eran coperti dal rosso
come il tuo volto dal sangue
che avevi già addosso.
La morte di un tempo aveva la falce,
la morte di oggi ha pure il martello,
lasciò la sua firma su quel muro di casa,
proprio di fronte al tuo cancello.

Per quaranta giorni una madre
ha sperato e pregato accanto al letto del figlio morente
fino a quando il suo cuore a ceduto
ma alla gente non importò niente.
Era morto un "Fascista",
non valeva la pena
guastarsi l'appetito
o rovinarsi la cena.
Era morto un "Fascista"
andava preso e sepolto
avevan paura anche,
di un morto.
Andava sepolto e dimenticato
perchè così vuole
la giustizia del proletariato
Era morto un "Fascista"
e andava in fretta sepolto,
avevan paura
anche di un morto.













Dormi,amico mio,riposa in pace./Lontano è il mondo,lontana la guerra;/l'odio è sconfitto,ma non domo/ancora
le rosse bandiere/devastano
le piazze e le strade/lasciando noi attoniti/di come la menzogna strisci ancora./Italiani contro Italiani,per sempre/quanto
sangue dovremo versare/per avere diritto d'essere uguali/e non coloro che "scelsero la parte sbagliata" ?/Ma Tu lassù
sei
nella Luce/ed il mondo t'appare lontano;/noi gridiamo invece il Tuo nome:/Camerata Sergio,prega per noi !/il ricordo non morirà
mai!/E' tempo d'andare per la strada/pel cammino che Dio vorrà./Prega per noi,cogli altri caduti/Nel cielo infinito
di stelle/la
Tua è quella che brilla di più. Il Tuo Camerata Starsandbars. Milano,29 Aprile 1975 -2003





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