Nick: harding Oggetto: Un piede nudo ed uno no. Data: 28/4/2004 21.6.54 Visite: 116
Andammo a visitare la cattedrale, il Duomo. Era il Duomo per eccellenza quello. Il simbolo della città. Entrando ci assalì quella sensazione di silenzio opprimente alle orecchie che ti viene quando passi da un rumore di fondo ad un silenzio di fondo. E' come se ti ficcassero di forza del cotone dentro i canali auricolari. Appena si entra nelle chiese viene naturale guardare verso l'alto e le finestre colorate danno un senso di pace sobria e severa. Anche lì facemmo così e tirammo su lo sguardo ma, a parte Gesù e la Madonna, non riconobbi i personaggi delle vetrate. Lei non entrava in quella chiesa da anni. Succede così nei posti dove vivi. L'ambiente era saturo d'incenso e preghiere sottovoce e scalpiccìo di turisti e immagini violente di martirì e marmo e legno e altre cose. Ad un certo punto le dissi piano che l'incenso era una tradizione ma anche un trucco per far girare la testa e donare un senso estatico alla permanenza nel luogo sacro. Mi guardò come se le avessi appena confessato un peccato di un vecchio parente che conosceva anche lei. Mi pentii istantaneamente di aver portato la mia razionalità anche in quel posto, in quel momento. Anzi mi pentii di averla sempre avuta e se avessi potuto l'avrei scambiata con qualche chilo di fede. Non era e non è possibile. La razionalità è un paio di scarpe strettissime. Ogni passo genera dolore e consapevolezza della distanza. Uscimmo dalla chiesa. Sulla piazza i lavoratori dell'Alfa manifestavano decisi ma infreddoliti dalla tramontana. Sui gradini della cattedrale un filippino parlava animatamente ad un cellulare. Una marea di colombi si azzuffavano per qualcosa di edibile. Il cielo di quella strana città variava la sua tonalità di grigio dal chiaro verso lo scuro, più accogliente, notturno. |