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Nick: Fake
Oggetto: Ostaggi, la marcia e l'appello
Data: 29/4/2004 21.7.34
Visite: 72

Cinquemila in corteo con i familiari dei rapiti in Iraq
Tra le bandiere della pace, le parole di Giovanni Paolo II
Ostaggi, la marcia e l'appello:
"Liberateli in nome di Dio"

di MATTEO TONELLI










Bandiere della pace
nel corteo di Roma
 
ROMA - Via della Conciliazione è lastricata dai 150 metri di una gigantesca bandiera della pace. La sorreggono tante mani di gente che è venuta a Roma, rispondendo all'appello delle famiglie di Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e di Umberto Cupertino, i tre ostaggi italiani in Iraq. Marciamo per chiedere la loro liberazione, avevano detto, ma senza strumentalizzazioni politiche. E così è stato. Per strada solo l'arcobaleno delle bandiera della pace. Pochissimi i tricolori. Uno è nelle mani del padre di Stefio, che da giorni non lo abbandona. Ci sono 5mila persone, oggi, alla marcia. Insieme percorrono i 500 metri che dividono Castel Sant'Aneglo da piazza San Pietro. Lo fanno in un silenzio quasi assoluto. Le uniche voci che si sentono sono gli slogan dei Disobbidienti e quelli del Campo Antimperialista, bandiere irachene al vento.

E' forte la presenza degli amici delle famiglie dei tre ostaggi. Un centinaio da Prato hanno seguito Antonella Agliana, la sorella di Maurizio. Tantissimi quelli di Sammichele di Bari, concittadini di Salvatore Stefio. Portano cartelli che chiedono la liberazione e tantissime bandiere della pace. Al Arabiya, l'emittente che ha trasmesso l'ultimo video con i tre ostaggi italiani in Iraq, manda in onda le immagini.

La marcia inizia con un breve momento di tensione. Accade quando qualcuno dei partecipanti accusa i
Disobbedienti di voler strumentalizzare politicamente il corteo. Alcuni slogan contro il governo e contro la presenza dei militari italiani in Iraq, vengono criticati da un gruppo di cittadini di Sammichele di Bari.






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Tra i Disobbedienti romani e i manifestanti c'è un battibecco. Sono momenti concitati, poi, gli antagonisti spiegano: "Nessuna strumentalizzazione. Eravamo contrari alla guerra in Kosovo, e non c'era Berlusconi, e siamo contrari anche a questa - ha detto un portavoce del movimento - e visto che ci sono migliaia di persone che muoiono in Iraq, non è giusto scindere le due cose".

Il corteo si muove. Tra la folla alcuni esponenti dell'opposizione. Per il centrodestra c'è solo il ministro di An, Mirko Tremaglia. Poi giornalisti come Michele Santoro e personalità del mondo dello spettacolo come Dario Fo. Un applauso accoglie i familiari degli ostaggi. Intorno a loro un cordone fatto da amici e parenti. Telecamere e microfoni li assediano. "Siamo una grande famiglia unita dal dolore" dice Antonella Agliana. Angelo Stefio continua a far sventolare il tricolore. Francesco Cupertino agita le mani. "Grazie, grazie a tutti", dice, con l'emozione che gli blocca le parole.

Il corteo entra in piazza San Pietro. Le bandiere della pace sventolano sotto il colonnato. I familiari degli ostaggi si fanno accanto al ministro degli Esteri Vaticano, monsignor Giovanni Lajolo. Tra le mani il messaggio di Giovanni Paolo II. La finestra del Papa è rimasta chiusa, ma nel suo messaggioil Pontefice ha rinnovato l'appello ai rapitori per la liberazione degli ostaggi, ha incoraggiato i rapiti e le famiglie, ha chiesto un Iraq sovrano e pacificato.

"Liberateli in nome di Dio - dice il Santo Padre - E non dubito che si faccia tutto il possibile per garantire l'incolumità degli ostaggi e giungere al più presto alla loro liberazione". C'è un applauso, poi arriva il momento della preghiera. Infine un minuto di silenzio. L'ultimo applauso è per i familiari dei rapiti che lasciano la piazza. La fidanzata di Cupertino non smette di dire "grazie". Le bandiere della pace continuano a sventolare . "Questa sera sono contentissimo - dice Angelo Stefio - e sono fiducioso che i nostri tre ragazzi torneranno presto a casa". Le famiglie degli ostaggi lasciano la piazza. Li attende un incontro con Silvio Berlusconi. "Abbiate fiducia" dice loro il premier.

Nel frattempo Angelo Pasquinelli, portavoce dei campi antimperialisti annuncia: "La liberazione dei tre ostaggi italiani potrebbe avvenire se vanno in Iraq tre esponenti del movimento pacifista antimperialista e contro la guerra".

(29 aprile 2004)



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