Nick: Bardamu Oggetto: Attacchi al Papa, è terrorismo Data: 2/5/2007 17.55.46 Visite: 229
L'Osservatore romano giudica "vili attacchi" quelli pronunciati dal palco durante il Concertone di ieri a Roma e paragona le parole di Andrea Rivera, uno dei conduttori, ad un gesto di "terrorismo". Dal palco di San Giovanni Rivera aveva attaccato la chiesa, "Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, per Franco e per uno della banda della Magliana". Naturalmente questa frase ha procurato l'indignazione di quasi tutto l'arco costituzionale, però Rivera non dice cavolate. Infatti, nel centro di Roma, nei pressi di piazza Navona, si trova la basilica di Sant'Apollinare. Nella cripta, dove riposano le spoglie di Papi, cardinali e martiri cristiani, effettivamente c'è la tomba di Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei capi più potenti della banda della Magliana, assassinato il 2 febbraio 1990. Il 6 marzo seguente il rettore della basilica, mons. Piero Vergari, ne ha attestato con una lettera lo status di grande benefattore: "Si attesta che il signor Enrico De Pedis nato in Roma - Trastevere il 15/05/1954 e deceduto in Roma il 2/2/1990, è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la basilica ed ha aiutato concretamente a tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana". Quattro giorni dopo l'allora Vicario generale della diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il cardinale Ugo Poletti, ha rilasciato il nulla osta alla sepoltura di De Pedis all'interno di sant'Apollinare. Il 24 aprile dello stesso anno la salma di De Pedis è stata tumulata e le chiavi del cancello sono state consegnate alla vedova. Nel 1995 il magistrato responsabile delle indagini sulla banda della Magliana, dr. Andrea De Gasperis, venuto a conoscenza di voci sul fatto, aveva incaricato la Direzione Investigativa Antimafia di verificare. Nell'estate del 1997 la notizia era apparsa sulle pagine del quotidiano romano "Il Messaggero", suscitando la protesta dei sindacati di Polizia e una interrogazione parlamentare del gruppo della Lega Nord. Nè il Vaticano nè l'Opus Dei, che nel 1992 aveva acquisito la struttura della basilica, avevano accettato di risponderne alla magistratura e tutto era caduto nel dimenticatoio. Chi è Renatino De Pedis? Quando venne ucciso in via del Pellegrino, il 2 febbraio del '90, dai sicari inviati dai suoi ''ex amici'' Enrico De Pedis, detto ''Renatino'' aveva appena 36 anni e poteva gia' considerarsi un ''boss in pensione'' di quella che era stata la banda della Magliana. Morti o arrestati quasi tutti i compagni, Renatino era diventato il capo della banda che lui stesso aveva contribuito a fondare nel '77, quando, in carcere conobbe Franco Giuseppucci, detto ''er Negro'', pregiudicato della Magliana. Da quell'incontro, come rivelo' il pentito Maurizio Abbatino, nacque la banda che imperverso' a Roma tra la fine degli anni '70 e i primi del '90. Renatino aveva solo 23 anni e guidava un gruppo di ragazzetti del quartiere Testaccio impegnati in scippi e rapine. La malavita a Roma era allora dominata dal ''clan dei marsigliesi'' di Jacques Berenguer. I romani si limitavano a furti, rapine, estorsioni. L'incontro di De Pedis con Giuseppucci e le frequentazioni con un gruppo di pregiudicati di Aprilia, segnò la svolta. I due si accordarono per uno scambio di armi. Poi, i piccoli boss di quartiere cominciarono le ''vendette'' e gli omicidi per assicurarsi il predominio. Il salto di qualita' arrivo' nel novembre del '77 con il rapimento del conte Grazioli Lante della Rovere. Poi la banda si conquisto' un posto nella storia del crimine, specie per la rete di agganci, legami e connnivenze con le figure piu' ambigue e le vicende piu' oscure dell' Italia del dopoguerra. Per dieci anni infatti, la banda e' stata l'organizzazione criminale piu' temuta a Roma, non solo per le rapine, omicidi, rapimenti, e il traffico di droga, ma anche per i rapporti con la camorra, la mafia, l'eversione nera, la massoneria, con faccendieri di grosso |