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Nick: Bardamu
Oggetto: A volte i comici 'smarronano'
Data: 3/5/2007 16.50.35
Visite: 212

Ecco come una battuta di un comico può toccare un nervo scoperto...


Banda della magliana e il vaticano.


Caso calvi

il 18 giugno 1982. Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, viene trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri, a Londra. Per la magistratura britannica è suicidio. Per quella italiana il suicidio non esclude tuttavia l'ipotesi di un possibile delitto. Sono passati 25 anni, tre inchieste in Inghilterra, quattro in Italia. Alla fine, le due magistrature si sono trovate concordi sul delitto. Il processo italiano, cominciato nel marzo del 2003, si avvia alla conclusione.

L'accusa - i pm romni Luca Tescaroli e Maria Monteleone hanno annunciato che chiederanno la condanna all'ergastolo per quattro imputati - Flavio Carboni, il tesoriere della mafia Pippo Calò, l'uomo della banda della Magliana Ernesto Diotallevi e Silvano Victor - e l'assoluzione della ex compagna di Carboni, Manuela Kleinszig. C'è anche Licio Gelli in uno stralcio del quadro accusatorio, e la sua posizione non è stata ancora definita. Secondo l'accusa, Roberto Calvi fu "punito" per aver perso in investimenti sbagliati i soldi della mafia, mettendo a rischio una "combine" in cui, oltre agli interessi della mafia, erano coinvolti interessi dello Ior vaticano, allora retto da monsignor Marcinkus, quindi delle finanze cattoliche, oltre a quelli della P2 che, a sua volta, coinvolgeva i servizi segreti allora diretti dal generale Santovito il quale aveva, come braccio destro, Francesco Pazienza.

Un quadro, come si vede, assai complesso, e a tutt'oggi non ancora completamente chiarito. E tuttavia gli avvenimenti di quel 1982, che hanno preceduto e seguito la morte di Calvi, danno un'idea meno confusa dello scontro forsennato che ha coinvolto le istituzioni e il mondo della finanza, compreso quello della finanza criminale. E', in pratica, la resa dei conti intorno a quella che veniva considerata l'eredità di Michele Sindona, l'uomo contemporaneamente della mafia, del Vaticano e degli americani, finito in carcere con un caffé avvelenato, nel quale sono annegati anche molti dei suoi segreti, esattamente come accadde, molti anni prima, a Gaspare Pisciotta, l'assassino del bandito Giuliano. Strumenti di questa resa dei conti, massoneria e banda della Magliana, che non è solamente quel gruppetto di criminali di borgata all'assalto della capitale così ben raccontato nel "Romanzo criminale", ma una delle tessere opache dei mai svelati Misteri italiani.

La Banda romana, legata da una parte alla mafia e dall'altra ai servizi segreti diretti dalla P2 (ha già fatto la sua comparsa nel caso Moro, depistando gli investigatori al Lago della Duchessa per consentire, sembra, il trasferimento del leader democristiano prigioniero) torna nell'aprile di quel 1982. Danilo Abbruciati, un altro killer della banda della Magliana, spara al vice presidente del Banco Ambrosiano Rosone, senza riuscire ad ucciderlo, ma viene ucciso subito dopo da una guardia giurata di cui non è stato mai reso noto il nome. Il 10 giugno Roberto Calvi, già finito in carcere l'anno precedente con l'accusa di aver violato le norme valutarie e, dopo aver tentato il suicidio nel carcere di Lodi, era stato rilasciato in libertà provvisoria, scompare da casa. Pochi giorni dopo la sua segretaria, Graziella Corrocher, viene trovata ufficialmente "suicida". Il 18 giugno anche Calvi viene trovato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra. Impiccato, ufficialmente anche lui "suicida". Scomparso il testimone più scomodo, quello che potrebbe raccontare degli intrecci e degli interessi finanziari dell'istituto di credito, per il Banco Ambrosiano cominciano le pratiche di liquidazione.

Sempre in quel giugno, viene arrestao Vilfredo Vitalone, fratello del senatore dc Claudio Vitalone. L'accusa, in quel momento, è di aver ricevuto da Calvi 3 miliardi da usare per corrompere i magistrati romani che indagano sull'Ambrosiano. Nella vicenda entrano già Flavio Carboni, Emilio Pellicani, Angelo Rizzoli, Bruno Tassan Din e Maurizio Mazzotta. Insomma, siamo in piena atmosfera piduista. Il 13 settembre Licio Gelli viene arrestato in Svizzera (ma poi riuscirà ad evadere dal supersicuro carcere elvetico di Champ Dollon). Pochi giorni dopo, il 16, a Londra viene ucciso un antiquario, Sergio Vaccari Agelli. Il fratello della vittima è socio di Ernesto Diotallevi (banda della Magliana) e di Pierluigi Torri, il narcotrafficante evaso a Londra durante il processo.

Bisognerà aspettare nove anni perché Tommaso Buscetta, interrogato dal giudice Lupacchini che indaga sulla Banda della Magliana, racconti che il vero capo di questa fosse Pippo Calò, che era anche padrino del figlio di Ernesto Diotallevi. E confermi il racconto di alcuni esponenti della banda, secondo cui, nel 1981, si trovavano insieme in Aardegna Roberto Calvi, Pippo Calò, Flavio Carboni, Ernesto Diotallevi, Danilo Abbruciati e Francesco Pazienza.
Il quadro, come si vede, trova una sua collocazione ben precisa.

Oggi, dopo le varie inchieste, la ricostruzione della morte di Roberto Calvi non ha più molti segreti, e neppure le motivazioni che hanno portato il banchiere fin sotto il traliccio del ponte dei Frati Neri, dove è stato trovato impiccato, con mattoni nella tasca della giacca per fare da zavorra. Il 10 giugno 1982 quando, alle 6 del mattino, il suo autista si reca a prenderlo a casa, Calvi è già sparito. L'11 è a Trieste, dove viene preso in consegna da Silvano Victor, lo spallone in grado di farlo espatriare illegalmente. La sera del 13 giugno arriva in auto con Victor a Klagenfurt, in Austria, e su un jet privato vola a Londra. In tasca ha un documento il cui il suo nome è Calvini. All'albergo in Chelsea Cloister Avenue, un hotel di terza categoria, è già prenotato l'appartamento 881. Il 17 alcuni uomini prelevano il banchiere il albergo e, a bordo di un'auto guidata da un uomo con forte accento siciliano, lo portano fino al ponte su Tamigi. Con sé ha la borsa portadocumenti dalla quale non si separa mai. Che non viene trovata, e che ricomparirà tempo dopo, "purgata" dai documenti scottanti. Viene in mente la borsa scomparsa di Aldo Moro in via Mario Fani.

Cominciano i vari processi sulla morte del banchiere, comincia, da parte della famiglia, moglie e figlio, il tormentato periodo di delusioni e speranze per convincere i giudici che Calvi è stato assassinato. Il 15 ottobre del 2003, i pm romani Luca Tescaroli e Maria Monteleone chiedono il rinvio a giudizio di Calò, Carboni, Diotallevi e la Kleinszig quali responsabili della morte del banchiere. Il mese prima, con una decisione che aveva sollevato scalpore, le autorità inglesi avevano riaperto l'inchiesta sulla morte del presidente del Banco Ambrosiano con l'ipotesi di omicidio. Il 18 aprile 2005, in Italia, Pippo Calò, Carboni, la Kleinszig e Diotallevi venivano rinviati a giudizio per l'omicidio Calvi dal gup Orlando Villoni.. Adesso i pm sono pronti a chiedere gli ergastoli. Hanno raggiunto la convinzione che Calvi, per coprire una gestione disastrata della banca, si fosse appropriato di non meno di 19 milioni di dollari appartenenti a organizzazioni criminali, che si servivano dell'istituto di credito per riciclarli e che, dopo il recupero dei soldi da parte dei suoi assassini, sia stato ucciso per cancellare le tracce e soprattutto impedire all'uomo definito il "Banchiere di Dio" di ricattare i referenti politico-istituzionali nella massoneria, nella Loggia P2 e nello Ior vaticano. E chissà in quante altre centrali di potere. Gli esecutori dell'omicidio sono lì, nelle richieste dei pubblici ministeri. Ma, a quanto pare, l'omicidio, che doveva tagliare i legami istituzionali del banchiere, è servito al suo scopo. Alla sbarra, dopo venticinque anni, ancora mancano i mandanti. L'unico è Pippo Calò, un mafioso che era il tramite tra Cosa nostra, P2 e Servizi segreti e che, attraverso queste coperture, riciclava i miliardi dell'organizzazione criminale attraverso Calvi e le banche dello Ior di monsignor Marcinkus. Un mafioso che, a sua volta, doveva rendere conto ai suoi capi. I quali, a loro volta, dovevano rendere conto ad altri. Le ombre che restano sopra questo processo sono, appunto, gli "altri".



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