Nick: T-34 Oggetto: il vero terrorista Data: 10/5/2007 18.18.15 Visite: 172
è chi produce questo. 10/05/2007 LA STORIA Una vita da precario: si uccide DA SALERNO Carla Errico Hai 43 anni e lavori a singhiozzo. Quand’è stagione impacchetti barattoli per pomodori e marmellate, un’altra volta arrotondi al banco del fruttivendolo, se ci sono le elezioni fai lo scrutatore e poi di nuovo lì, nella fabbrica che ti mette a imballare scatole, per tre mesi, a scarsi mille euro al mese. Hai una figlia che va alla scuola media, un bambino di sette anni e una moglie che a casa aspetta i soldi per la spesa. Ci vuole coraggio e fatica per guardare tutti i giorni i figli che crescono e il calendario che si assottiglia, ogni giorno è un giorno in meno sul contratto a termine che hai conquistato l’ultima volta. Basta un niente per perdere tutto. La fatica, il coraggio. Il sorriso dei ragazzi. E la vita. Basta uno stupido incidente stradale che t’inchioda per un po’ alle stampelle e fa sparire, con lo stipendio, il tuo fragile equilibrio di precario. Basta quell’angoscia che chi il lavoro ce l’ha chiama depressione, e che chi lavora a singhiozzo conosce come «mal di precariato», a farti decidere di chiudere la partita da sconfitto. Benito D’Elia ha deciso che il suo momento di arrendersi era arrivato ieri mattina. Ha varcato i cancelli della Tecnopac di Cava De’ Tirreni. Non ha timbrato il cartellino del turno che dalle 6 alle 14 l’avrebbe tenuto a confezionare imballaggi, sino a fine mese, scadenza da contratto. In fabbrica nessuno l’ha visto. Fuori, nel piazzale, l’hanno trovato altri operai impegnati ad ampliare l’area aziendale. Un fantoccio col cappio alla gola. Appeso a una corda, penzolante da una colonna di ferro. http://ilmattino.caltanet.it/mattino/view.php?data=20070510&ediz=NAZIONALE&npag=1&file=ERRI.xml&type=STANDARD HATE FASCISM http://www.myspace.com/antoniorusciano /
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