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Nick: Bardamu
Oggetto: Giorgiana Masi
Data: 12/5/2007 19.48.35
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Giorgiana Masi, ( 1958 - Roma, 12 maggio 1977) fu una studentessa romana del liceo Pasteur uccisa a diciannove anni durante una manifestazione di piazza.

Il 12 maggio 1977, terzo anniversario del referendum sul divorzio, i radicali indissero un sit-in in Piazza Navona nonostante fosse in vigore il divieto di manifestazioni pubbliche decretato dopo la morte dell'agente Settimio Passamonti e il ferimento di altre 5 persone, raggiunti da proiettili sparati da manifestanti, durante alcuni scontri di piazza con manifestanti dell'area di autonomia armati di armi da fuoco il 21 aprile.


All'iniziativa aderirono i simpatizzanti del movimento degli autonomi per protestare contro la diminuzione degli spazi di espressione politica ed il clima repressivo nei loro confronti. Nelle strade erano presenti centinaia di membri delle forze dell'ordine in assetto da ordine pubblico, coadiuvati da agenti in borghese. Nella giornata scoppiarono diversi incidenti, con lancio di bombe incendiarie, ed esplosione di colpi di arma da fuoco. Nei giorni successivi diverse persone, tra questi Marco Pannella, dichiararono la presenza di agenti in borghese nascosti tra i dimostranti.

Nel tardo pomeriggio, all'imbrunire poiché nel 1977 l'ora legale entrava in vigore il 22 maggio, tra le ore 19 e le ore 20, due ragazze e un carabiniere furono raggiunti da proiettili sparati da Ponte Garibaldi e da altre direzioni: Giorgiana Masi, 19 anni, verso le ore 20, fu colpita alla schiena da un proiettile calibro 22 e morì durante il trasporto in ospedale, Elena Ascione, verso le ore 20, rimase ferita a una gamba, il carabiniere Francesco Ruggeri (o Ruggero)[1] rimase ferito alla mano, dopo le ore 19.

Per protestare contro la morte di Giorgiana Masi il 14 maggio 1977 si tenne a Milano una manifestazione indetta da organizzazioni extraparlamentari di estrema sinistra, nel corso della quale morì colpito da proiettili Antonio Custrà, agente di polizia venticinquenne, in forza al III reparto celere. Il giorno successivo, per prostestare contro la sua morte, si tenne una manifestazione a Roma.


Alcuni giorni dopo un netturbino trovò una pistola Smith & Wesson calibro 22, presubilmente l'arma del delitto. Una prima perizia balistica ordinata dal Pubblico Ministero dichiarò che l'arma era compatibile con le ferite. Una seconda perizia balistica ordinata dalla parte civile contestò che tale pistola con munizionamento normale potesse causare ferite così gravi, il proiettile avrebbe dovuto essere blindato per causare ferite così gravi.

Molti anni dopo una nota della DIGOS attribuì la proprietà della pistola a un terrorista deceduto nel frattempo, e quindi non in grado di fornire elementi utili.

L'inchiesta sull'uccisione di Giorgiana Masi e sul ferimento di Elena Ascione e del carabiniere Francesco Ruggeri (o Ruggero) fu chiusa il 9 maggio 1981 dal giudice istruttore Claudio D'Angelo su conforme richiesta del Pubblico Ministero con la dichiarazione di impossibilità di procedere poiché rimasti ignoti i responsabili del reato. Nella sentenza il giudice scrive : «E’ netta sensazione dello scrivente che mistificatori, provocatori e sciacalli (estranei sia alle forze dell’ordine sia alle consolidate tradizione del partito radicale, che della non-violenza ha sempre fatto il proprio nobile emblema), dopo aver provocato i tutori dell’ordine ferendo il sottufficiale Francesco Ruggero, attesero il momento in cui gli stessi decisero di sbaraccare le costituite barricate e disperdere i dimostranti, per affondare i vili e insensati colpi mortali, sparando indiscriminatamente contro i dimostranti e i tutori dell’ordine». ( (IL Messaggero 23.04.98).

La riapertura del caso è stata negli anni sollecitata da più parti.

Le indagini furono riaperte nel 1998, affidate al PM Giovanni Salvi, della sede giudiziaria di Roma. (IL Messaggero 23.04.98). Fu ripresa in esame la pista della pistola.

Per l'ex presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino, le parole di Cossiga pronunziate sull'accaduto confermerebbero come "quel giorno ci possa essere stato un atto di strategia della tensione, un omicidio deliberato per far precipitare una situazione e determinare una soluzione involutiva dell'ordine democratico, quasi un tentativo di anticipare un risultato al quale per via completamente diversa si arrivò nel 1992-1993". In una intervista a Dimitri Buffa il Senatore Pellegrino dichiara : «L'ipotesi di Pannella è che fossero le forze dell'ordine a cercare lo scontro e i morti per poi giustificare un colpo di mano autoritario. L'indagine della procura della repubblica di Roma si muove sull'ipotesi che fossero stati due autonomi a sparare. Ma il contrasto potrebbe risultare minimo allorché, dopo i necessari approfondimenti, venisse fuori, come io credo, che questi autonomi, lo erano solo tra virgolette, vista la permeabilità di quell'ambiente a certe infiltrazioni. Bisogna però lasciare tempo e spazio all'indagine giudiziaria»



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Giorgiana Masi   12/5/2007 19.48.35 (122 visite)   Bardamu

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