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Nick: `FeAtHeR`
Oggetto: Replica
Data: 6/5/2004 1.21.55
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Un mio vecchio racconto.... di qualche mese fa...

"Che bella giornata", pensò tra se e sé Camilla, sollevando lo sguardo verso l’alto "sembra proprio che la primavera sia alle porte".

Avrebbe voluto che quella finestrella fosse ubicata un po’ più in basso così che anch’essa potesse godere di quel tepore.
Invece era quasi sul finire della parete, verso il tetto. Solo qualche timido spiraglio di luce riusciva a infilarsi in quel tugurio.
Il box era, invece, umido al solito… il calore primaverile non riusciva a entrare lì.

Ed ecco che la malinconia l’assalì, i ricordi di quando non era costretta a rimanere ferma al buio si impossessarono dei suoi pensieri così da trasformare quella minuscola gocciolina di umidità che scendeva sulla scocca posteriore in una simil-lacrima.

Oramai erano anni che Camilla viveva chiusa in quel garage tanto che il suo rosso fiammante si era spento nel buio di quelle pareti e le sue cromature non avevano abbastanza luce per illuminarsi come quando era libera di correre per le stradine di campagna.

Sulla sella di pelle nera aveva visto nascere l’amore tra Renato e Giada; era stata la "nave scuola" dei loro figli, rimanendo la fedele compagna di Stefania, la più piccola di casa, fino a quando giunta alla maggiore età aveva preferito quel grosso ammasso di plastica, lo scooter avuto in regalo per i 18 anni dai genitori, alle sue linee eleganti e morbide. Camilla lo aveva soltanto intravisto mentre lo scaricavano dal furgoncino del concessionario: era grigio (nulla a che vedere con i suoi allegri e fulgidi colori) e imponente, quasi la intimoriva. Poi subito fu relegata al buio.

Adesso era lasciata a rimuginare in quello squallido box, nel giardino della villetta di campagna, alla periferia di Firenze.

Quasi nessuno veniva più a darle un po’ di "respiro", tranne Sebastiano, il primogenito, che ogni tanto passava di lì durante i week end più caldi a far prendere aria alla casa.
Solitamente gettava un occhio anche all’interno del tugurio, quasi a voler accertarsi che essa ancora fosse "viva".

Quel giorno però accadde qualcosa di strano.
Mentre era lì a rimuginare sui suoi mesti ricordi, Camilla sentì il rumore della chiave che girava nella serratura del box. Una voce maschile anticipò i raggi accecanti di luce che entrarono quando la porta fu spalancata "hey ma ogni tanto ce la date una pulita tu e tuo fratello qui dentro? O nascondete i vistri cadaveri? Ahahahah"…

Camilla fece fatica a capire subito cosa stesse accadendo.

"Stefania? Ma perché non me lo avevi mai detto che hai una Vespa 50????? Cavoli è un reperto archeologico quasi" lentamente la figura si avvicinava a Camilla.

"Eh si, Giancarlo: ti presento Camilla, la mia compagna più fedele, eredità di papà e delle sue scorribande giovanili attraverso la città".

Questa era Stefania.

Camilla se la ricordava come fosse ora.
Nonostante avesse cambiato colore ai capelli rimaneva sempre la sua "piccola" Stefania.
Emozione e gioia assalirono le ruote, quasi a farle tremare.
E forse Camilla un poco tremò davvero quando Stefania, che ora le era accanto, le poggiò con delicatezza la mano sul manubrio, "caspita quanti ricordi, la mia prima caduta, ogni volta che rincasavo dopo una festa e ‘le chiedevo’ di correre più veloce altrimenti papà mi avrebbe messa in punizione… bei ricordi eh Camilla?"
E la vespa si sentì fiera di quelle sue peripezie, come se avesse conquistato un impero.

"Senti Stef, perché non la proviamo un po’?"

"Tu dici che parte?"

"beh tentare non nuoce"

"ma chissà se c’è il carburante"

"aspetta che controllo, le chiavi sono queste sulla parete?

"si si"

Giancarlo prese le chiavi e abilmente, come se conoscesse Camilla da una vita, fece scattare la serratura della sella, scoprendo la bocca del serbatoio.

"beh un pochino ce n’è, in fin dei conti io vorrei solo accenderla."

"ok proviamo" accettò Stefania.

Giancarlo con la stessa bravura pigiò sul pedale dell’accensione, dopo aver girato la chiave verso la voce "on" ed essersi accertato che l’aria fosse inserita.

Camilla si accese all’istante, come se l’ultima volta fosse stata ieri.
Quasi subito il piccolo box si riempì dei fumi di scarico. Giancarlo spinse Camilla giù dal cavalletto e l’accompagnò verso l’ingresso, attento a no accelerare più di tanto per non farla "ingolfare".

Se solo uno dei due avesse potuto avvertire la felicità di Camilla in quell’istante… era raggiante e questo sole accecante non faceva che ravvivare i suoi colori.

Quando ebbe carburato un po’ il rumore del motore sembrò cambiare, come un respiro che diventa più calmo.

"Senti Stef, io voglio provarla!"

"E provala, Gian" fece sorridente Stefania al ragazzo, allargando le braccia come in segno di consenso.

Camilla avvertì il piacevole peso del corpo di Giancarlo, le mani sapienti verso l’acceleratore ed il cambio.
Fu un istante che sembrava interminabile per lei… e partì!

Purtroppo la scarsità di carburante permise a Giancarlo di farle fare solo il gior breve del giardino, prima e seconda.
Tornò verso Stefania sorridendo e le disse: "Hey bambola, adesso prendo la tanica e do da bere al bolide… e poi la riportiamo con noi in città: mi sembra assurdo che rimanga a muffire qui dentro!"

"Ma… Giancarlo? Come facciamo? Vuoi guidarla fino a casa? E se dovesse presentare dei problemi? In fondo sono anni che non la prendiamo. E l’assicurazione? Ricorda che se ti dovessero fermare non hai nemmeno il casco!"

Dopo un po’ di leggere discussioni i due giovani si accordarono per tornare al più presto a prendere Camilla e portarla via con loro: erano sposati da poco e tutto sembrava possibile, compreso far rivivere dei ricordi che sembravano persi.

Giancarlo riportò Camilla verso il box e con dolcezza la rimise al suo posto, sollevandola sul cavalletto e sussurrandole "tranquilla piccola, io non ti lascio qui da sola a lungo… tempo un paio di settimane e ti vengo a liberare"

A Camilla non sembrava vero, quel giovane alto e moro le ricordò Renato da giovane, quando le diceva "pupa fammi conquistare quella bionda e ti faccio un pieno in regalo con lucidatura compresa"..

Camilla sorrise e stavolta non pianse quando la porta del box si richiudeva dietro la coppia: sapeva che presto sarebbe tornata libera.