Nick: xfrescone Oggetto: iraq Data: 6/5/2004 17.16.53 Visite: 42
IRAQ: TORTURE, INCHIESTA SI ALLARGA A MORTI DELLA CIA NEW YORK - L'inchiesta sulle torture in Iraq e Afghanistan si allarga ai morti della Cia mentre in Congresso influenti senatori cominciano a chiedere la testa di Donald Rumsfeld. Secondo nuove informazioni di intelligence sarebbero tre in tutto i casi di detenuti iracheni e afghani avrebbero perso la vita mentre erano messi sotto il torchio da uomini dell'agenzia di Langley. I tre casi della Cia, due rivelati oggi e uno gia' ieri, riguardano un detenuto morto a Abu Ghraib nel novembre 2003, un'altro in Iraq e uno in Afghanistan durante l'interrogatorio da parte di un contrattista della Cia. Sale cosi' a 14 il numero dei morti forse per sevizie nelle prigioni militari americane della guerra contro il terrorismo: di questi casi, due sono stati gia' classificati ufficialmente come omicidi dalle autorita' militari americane ma i loro perpetratori, il cui nome e' tuttora segreto, sono tuttora a piede libero. Lo scandalo si allarga e si approfondisce: non e' piu' il ''caso isolato'' dei sei riservisti di Abu Ghraib esposti al ludibrio del mondo nelle foto da loro stessi scattate e diffuse dalla Cbs. ALLA RICERCA DELLE RESPONSABILITA' POLITICA - Alla ricerca delle responsabilita' individuali si affianca quella delle responsabilita' politiche. In Congresso il senatore democratico Joseph Biden della Commissione Intelligence ha chiesto oggi la testa di Donald Rumsfeld, come aveva fatto nei giorni scorsi il senatore repubblicano John McCain, un ex prigioniero di guerra in Vietnam. Rumsfeld che ieri, dopo sei giorni di mutismo, aveva rotto il silenzio sugli abusi per poi ammettere in conferenza stampa di ''non aver letto ogni pagina'' del rapporto del generale Antonio Taguba, e' stato convocato a Capitol Hill. L'audizione e' stata messa in calendario per domani ma potrebbe essere spostata. Il capo del Pentagono si e' detto disponibile a riferire ''in privato'' ai senatori della Commissione Forze Armate, il cui presidente, il repubblicano John Warner, ha promesso che ''andra' a guardare sotto ogni pietra'' in una vicenda che ha profondamente scosso la credibilita' dell'America e delle Forze Armate negli Stati Uniti e all'estero. Warner ha aggiunto che non ha intenzione di guardare in faccia a nessuno: ''I civili hanno la leadership del Pentagono. Hanno anche la responsabilita' finale di quanto e' successo''. COMMISSIONE INTELLIGENCE, ROTOLERANNO TESTE - Oggi intanto si e' occupata dello scandalo anche la commissione intelligence: il presidente della commissione Pat Roberts ha detto che ''rotoleranno delle teste'' a causa dello scandalo che ha provocato raccapriccio in tutto il mondo e particolarmente nel mondo arabo a due mesi dalla data prevista per la transizione a Baghdad. Nelle interviste concesse oggi a due tv arabe il preisdente Bush non ha offerto formali parole di scusa per l'''abominio'' commesso dai soldati di Abu Ghraib. Lo ha fatto pero' a Baghdad il generale Geoffrey Miller, trasferito in gran segreto da Guantanamo all'Iraq poco prima che lo scandalo diventasse di pubblico dominio. ''Vorrei scusarmi a nome del nostro paese e delle nostre Forze Armate per il piccolo numero di soldati che hanno commesso atti illegali o non autorizzati in questa prigione'', ha detto il generale Miller a un gruppo di giornalisti arabi e occidentali a cui la Coalizione ha aperto oggi il carcere delle torture. Gli abusi ad Abu Ghraib sono avvenuti tra ottobre e dicembre. Sono stati denunciati il 13 gennaio da un soldato della Riserva, Joseph Darby, inorridito dopo aver visto un Cd di foto di detenuti nudi e umiliati scattate dai suoi commilitoni. Ma per tre mesi e mezzo, nonostante l'apertura di sei inchieste, il Pentagono non ha fatto alcun passo di trasparenza nei confronti del pubblico e del Congresso. VICE CAPO STATI MAGGIORI, SCANDALO SI ALLARGHERA' - Ancora peggio: il raccapricciante rapporto del generale Taguba, consegnato in marzo alle autorita' militari, venne dichiarato 'top secret' senza che ieri Rumsfeld in conferenza stampa sia stato in grado di spiegare il perche'. Nella stessa conferenza stampa il capo della Difesa Usa e' sembrato giustificare gli abusi perche' il sistema ''non e' perfetto'', un'affermazione apparsa al 'New York Times' ''pericolosamente vicina alla costosa definizione di un anno fa dei saccheggi di Baghdad''. All'epoca Rumsfeld aveva definito le ruberie nei palazzi presidenziali e al museo nazionale iracheno come ''il lato disordinato della liberta''. Intanto con il passare dei giorni al dossier Abu Ghraib si aggiungono altri dossier. Sulla Cbs, la rete che il 30 aprile ha fatto scoppiare lo scandalo, il vice capo di stato maggiore dell'Esercito, generale Peter Pace, si e' detto convinto che lo scandalo e' inevitabilmente destinato ad allargarsi: ''Via via che le inchieste vanno avanti si presentreanno altri tetsimoni con frammenti della storia. Ci saranno altre inchieste. Dove ci porteranno, pero', non so prevederlo''. 05/05/2004 20:44 www.ansa.it |