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Nick: hightecno
Oggetto: ...a proposito di chic...
Data: 7/5/2004 13.26.46
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"The L word", da gennaio negli Stati Uniti, approda in autunno
su Canal Jimmy.
Protagoniste un gruppo di Saffo in carriera
Trent'anni, belle e molto cool

Arriva in Italia la serie lesbo-chic



Quella parola che inizia con 'elle' non è più impronunciabile. La tv l'ha sdoganata, benedetta con l'incenso sacro degli ascolti, dei dibattiti sociologici. Lesbismo, il mondo lesbico, le lesbiche siano dunque dette da quando si è capito che le donne che amano le donne sono persino 'normali' e addirittura cool come le loro coetanee - trentenni - etero del fortunatissimo e per molti purtroppo concluso Sex and the city.

Si è capito a gennaio, in America, quando su Showtime, tv via cavo Usa concorrente di Hbo (appunto quella di Sex and the city) ha mandato in onda la prima puntata di The L word (La parola che inizia con 'L'), prima sitcom con protagoniste donne omosessuali (ma anche no, oppure con amici maschi eterosessuali) alle prese con provette per avere figli, serate in discoteca, chiacchiere su chi si è rimorchiata e chi si vorrebbe, con borse Prada e auto sportive, col sesso naturalmente, vero e intenso e animale e scherzoso come quello tra un uomo e una donna.

Insomma, non solo bacetti e femminili effusioni. Donne che fanno proprio l'amore. E che dell'immaginario lesbo (e non solo maschile), fanno volentieri a meno. Niente capelli corti e gesti rudi, stivaloni e abiti maschi. Le Saffo di The L word fanno shopping nelle boutique più trendy di Los Angeles, vestono firmato, si truccano, sono sexy e chic, maledettamente femminili. Insomma non le diresti 'l....'.

Valanghe di dibatttiti, prime pagine sui giornali più prestigiosi, siti di fan. Questo negli Stati Uniti, già abituati a serie tv con uomini gay protagonisti (da Queer as folk, trasmessa anche in Italia su Gay-tv, a The Queer eye for the straight guy: successoni). Vediamo cosa succederà in Italia visto che il serial già ridefinto lesbo-chic arriverà il prossimo autunno su canal Jimmy (piattaforma Sky) dopo essere stato visionato in anteprima al Telefilm Festival di Milano.


La produttrice Rose Troche, autrice di un film cult per il mondo lesbico, Go fish! ('94), ma lì c'erano appunto sofferenze e reticenze (e anche donne non proprio bellissime, si dica) The L word è invece commedia, ci si diverte, c'è qualche lacrimuccia come in ogni commedia che si rispetti, ma alla fine joie de vivre e leggerezza, in una declinazione decisamente glamour della vita, prevalgono capovolgendo stereotipi e abitudini mentali comuni. Di tutti: delle donne, degli uomini, della comunità gay.

La critica americana si è divisa: alcuni hanno visto in The L word una furba confezione ad uso e consumo del pubblico maschile e voyeur, altri vi hanno letto l'agognato congedo della comunità saffica non solo dall'oppressione della cultura maschilista, ma anche dall'emarginazione subita da parte dei gay che per anni le hanno snobbate proclamandosi protagonisti (e con monetaria ragione, visto anche lo sperimentato potere economico del 'pink dollar') di tutto ciò che fa tendenza, creatività, avanguardia.

Ora le ragazze di The L word vogliono prendere il testimone: amano le donne, ma non per questo sono maschiacci. Non sono particolarmente ricche, ma se la sanno godere. Alcune sono in carriera, altre fanno mestieri non particolarmente accattivanti e remunerativi, ma non per questo sono meno felici o hanno armadi meno equipaggiati.

Volto protagonista della serie Jennifer Beals, la ballerina di Flashdance, che interpreta Bette Porter, direttrice di una galleria d'arte fidanzata da sette anni con Tina Kennard, interpretata da Laurel Holloman. Bette e Tina, nella prima puntata, cercano - senza successo - un donatore per l'inseminazione artificiale e avere finalmente il bebè che natura impedisce. Nel loro giro di amicizie, la tennista Dana Fairbanks (Erin Daniels), la giornalista bisessuale Alice Pieszecki (Leisha Hailey) la sorellastra di Bette, Kit Porter (Pam Grier), musicista (e con qualche problema di drink di troppo), Marina, la fascinosa proprietaria di un cafè dove le ragazze si incontrano. Per ridere, amarsi, tradirsi.


La rivoluzione saffica, iniziata da Ellen DeGeneres con il suo famoso (perché pioniere) coming out, sembra avviarsi sulla strada della svolta. Tanto che pure i filosofi ci si mettono di mezzo, come il francese Didier Eribon, che nel suo Dictionaire des cultures gays et lesbiennes ha tutt'altro che sospetti sui nuovi modelli di famiglia messi su da coppie di donne.

C'è da discutere, certamente. Così tanto che sulla questione omosessualità si giocherà la partita presidenziale negli States. In Italia possiamo stare tranquilli. Difficile immaginare palazzo Chigi tormentato da faccende con la parola elle, visto che il vocabolario dell'establishment arriva a stento alla 'd'.





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...a proposito di chic...   7/5/2004 13.26.46 (57 visite)   hightecno

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