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mald’è e Architempo presentano:
The mothers' place
(Il posto delle madri)
25 26 27 Maggio 2007
ore 18.00
Sala delle Madri - Museo Campano di Capua
nell'ambito della rassegna "Capua tra letteratura e musica"
ingresso gratuito
Una videoinstallazione sonora di
Mario Savinio, Matilde De Feo, Giuseppe Stellato
Consulenza letteraria: Anna Solari Garofano Venosta
Testi e interpreti
Medea: Margherita Di Rauso
Emma B vedova giocasta: Matilde De Feo
La favola del figlio cambiato: Chiara Baffi, Alessandra Asuni
La telefonata: Valentina Gaudino
Una buona madre: Monica Castigliola
Ninna nanna rielaborata dalle Ficu Fresche
si ringrazia il Giosef, Marialuna Papa, Patrizia Simone, Emanuele Tirelli, Helena Rizzo
Solo una donna dei tempi lontani
so, che sui figli avventasse le mani:
Ino, dai Numi resa folle, quando
dalla casa Era via la spinse (in bando).
E giú nel mare si gitta, poichè la prole ebbe trafitta
ì suoi piedi spingeva oltre la riva,
e lei la morte e i due figli ghermiva.
Coro da” Medea” di Euripide
The mothers'place, il posto delle madri, è una videoinstallazione sonora, a carattere immersivo, pensata per il museo campano di Capua negli spazi che ospitano le misteriose madri in tufo. Un intervento multimediale che nasce a partire dal luogo, dallo spazio e da tutto ciò che esso rappresenta storicamente e simbolicamente.
Tra il 1845 e il 1873, lungo la via Appia alla periferia orientale dell'antica Capua, durante uno scavo alla profondità di quattro metri, fu rinvenuto una santuario monumentale. Intorno al santuario furono scoperti oltre 600 ex voto in terracotta del tipo kourotrophos, madre con bambino in braccio, e circa 150 statue in tufo grigio raffiguranti donne sedute con uno o più bambini in braccio o al grembo, in atto di offrire se stesse e la prole alla divinità ivi venerata. Una, tra queste madri, differisce dalle altre, la dea del tempio probabilmente, sorregge in una mano una melagrana e nell'altra una colomba, simboli evidenti della fecondità. Ma chi è questa divinità così popolare tra le madri, questo culto che giustifica tutti questi ex voto? Alcuni studiosi hanno voluto riconoscere nella dea del tempio, la Mater Matutae, divinità italica dell'aurora e delle nascite, il suo culto è legato a quello della Grande madre, al notturno, al viscerale, alla terra, e siccome il ciclo naturale delle messi implica la morte del seme, perché esso possa risorgere nella nuova stagione, la Grande Madre è connessa anche a culti legati al ciclo morte-rinascita e alla luna, che da sempre lo rappresenta (i più arcaici di questi riti sono riservati alle donne, come quello di Mater matuta per l’appunto o della Bona Dea). Una volta l’anno, l’11 Giugno si teneva una festa, detta Matralia, in onore della Mater Matuta, la dea era celebrata con un rito molto particolare: dopo aver introdotto nel tempio una schiava e scacciata dalle matrones a colpi di frusta, venivano accolti i bambini al tempio per la benedizione; questi però non erano accompagnati dalle loro madri, ma dalle sorelle di queste. E’ Plutarco che parla di questo rito in tre opere diverse facendo riferimento a Ino-Leucotea “ che chiamano Matuta ” come Dea delle madri circa l’usanza di prendere in braccio ed onorare non i propri bambini ma quelli delle sorelle. Il rito secondo Plutarco non consisteva dunque solo nel fustigare la schiava, ma doveva comportare una sorta di sacra rappresentazione della vicenda di Ino. Quella Ino che si era presa cura del figlio della sorella, il piccolo Dionisio, e che era stata punita da Era per aver cresciuto il figlio illegittimo di Zeus.
E’ Ino dunque la Mater Matuta del tempio? La storia di Ino è citata dal coro nella Medea di Euripide come un cattivo presagio. Prima di essere eletta Dea delle Madri da Zeus, Ino resa folle da Era uccide uno dei suoi figli, Medea prima di essere eletta Dea a Corinto (secondo una tradizione preeuripidea) uccide i suoi figli. Si potrebbe dire quindi che è Ino/Medea la Dea del nostro tempio, l’incipit per Medea a compiere il “rito”, quello della madre e del suo potere esclusivo, di dare la vita ma anche la morte ai suoi figli. Assieme a Medea altre madri della nostra tradizione teatrale presenziano il nostro tempio a cielo aperto capace di parlare attraverso il medium tecnologico, quella di Savinio, Ruccello, quella di Pirandello, e si confondono in un coro, in un brusio di madri in attesa che il rito sia compiuto, che venga l’alba, il mattino, per uscire dalle viscere, per regalare la vita ed assieme ad essa la morte.
L'installazione è un ciclo notte-giorno della durata di 14'circa.
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