Nick: hightecno Oggetto: TUTTE MEDICINE... Data: 8/5/2004 9.57.41 Visite: 49
Un'altra trovata dell'OMINO e dei suoi INCOMPETENTI ministri...e i + deboli (economicamente...) lo prendono nel culo... Auguro a costoro di spendere tutto il risparmiato in MEDICINE.. -------------------------------------------------- Fino a 30.000 euro di reddito lo sconto Irpef è del 2,5% Sgravi del 9,5% invece per chi supera i 110.000 Nuove tasse, per 9 italiani su 10 il risparmio non arriverà al 3% ROMA - Un taglio alle tasse che non sarà uguale per tutti. Grandi regali per alcuni, contentini per altri. La riforma che prende corpo dalle dichiarazioni di Berlusconi su questo punto è chiara: la riduzione delle aliquote fiscali da 5 a 2 premierà i redditi più alti. Non ci saranno i megasconti promessi in campagna elettorale alle fasce più agiate, ma comunque sia - in percentuale - più la famiglia sarà ricca e più risparmierà. Considerando l'ipotesi di riforma più accreditata - quella che, fatta salva la "no tax area" possibilmente aumentata a 9 mila euro, dividerà la popolazione in due blocchi (redditi fino a 40 mila euro l'anno sottoposti ad una aliquota del 23 per cento, quelli superiori a tale quota tassati - per la parte eccedente - al 33) - la scala dei risparmi è piuttosto articolata. Si va da un taglio alle tasse medio di 69 euro l'anno (più o meno una cena in pizzeria per quattro) concesso alle famiglie che guadagnano fino a 10 mila euro l'anno, ad uno sconto di oltre 16 mila euro (più o meno un'auto di media cilindrata) garantito a chi incassa oltre 110 mila euro. Nel primo caso il risparmio è dell'1,3 per cento, nel secondo del 9,5. A tale conclusione arriva una simulazione curata da Massimo Baldini, economista del Centro di analisi politiche pubbliche di Modena, e condotto sul campione scelto dalla Banca d'Italia per la sua indagine sulle famiglie italiane. Per ciascuna fascia di reddito si è considerato il risparmio medio. L'analisi - va detto - non tiene conto delle eventuali detrazioni a favore delle famiglie numerose e monoreddito (che diventeranno deduzioni e quindi incideranno direttamente sull'imponibile) legate ai figli - e forse agli anziani - a carico: non sono ancora state definite, ma il governo ha intenzione di metterle in cantiere. L'entità di tali "sconti" contribuirà ad alleggerire gli scompensi fra "ricchi" e "poveri", ma non riuscirà - comunque sia - a coprire il divario. Divario che c'è ed è evidente: anche se rispetto alla ipotesi originaria (quella che prevedeva una aliquota al 33 per cento solo a partire dai 100 mila euro) il regalo ai "ricchi" si ridimensiona ( lo sconto scende dal 13 al 9,5 per cento), la scala dei vantaggi è ripidissima. Chi dispone di un reddito superiore ai 50 mila euro godrà di benefici sestuplicati rispetto alle famiglie che mettono assieme 10 mila euro (i risparmi garantiti da quella che molto probabilmente sarà la nuova riforma fiscale sono del 5,9 per cento nel primo caso, dell'1,3 nel secondo). Il "dono" di Berlusconi, comincerà a volare a partire dagli 80 mila euro di reddito (il taglio alle tasse sarà del 7,5), ma fino a 30 mila euro (fascia nella quale si collocano 9 italiani su 10) "percepirlo" sarà più difficile (lo sconto si fermerà al 2,5 per cento). Considerato che sulla fiscalità generale pesa la spada dei tagli ai trasferimenti pubblici, e quindi del probabile ritocco delle tasse locali, c'è il rischio quindi che per i meno abbienti la riforma cambi poco e nulla. Il disegno fiscale di Berlusconi, fra l'altro, secondo il Centro studi di Modena, costerà allo Stato oltre 21 miliardi di euro, cifra che - in qualche modo - dovrà essere coperta. Massimo Baldini fa notare che il modello Berlusconi, per quanto riguarda i redditi alti, è particolarmente generoso. "Nessun paese dell'Europa occidentale prevede, per le classi di reddito più elevate, un'aliquota così ridotta. Il governo la vuole fissare al 33 per cento. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti è del 40 per cento, in Francia addirittura del 50". "Un sistema che prevede solo due aliquote - commenta Baldini - risulta estremamente rigido e non garantisce più la proporzionalità del peso fiscale in base al reddito".
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