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Nick: hightecno
Oggetto: eros & pathos (cap XII)
Data: 10/5/2004 14.54.39
Visite: 54

Finché dura, l’amore viene vissuto come una realtà fantastica, un nuovo universo al centro del quale si trovano le due persone rapite dal sentimento. Accorgersi di poter condividere ciò che si prova soltanto con una persona che è anche l’oggetto dei nostri sentimenti, è sempre un’esperienza inquietante ma, al contempo, in grado di catapultarci in un mondo a sé, ove esistiamo soltanto noi e l’altro. L’amore è l’incontro di due unicità che daranno luogo a un rapporto irripetibile.

La ricerca dei rapporti e la possibilità di instaurare una relazione amorosa soddisfacente, costituiscono i principali motori dello sviluppo psicologico. Le persone che, proprio perché mosse dal loro pessimismo, si rassegnano a trascorrere il resto della loro vita ingabbiate nella solitudine, conoscono le sofferenze più penose che, in quanto esseri umani, ci sia dato di esperire. Tutta la nostra vita di relazione, in fondo, tende ad una unione valida, appagante, una sorta di condizione fusionale in cui trovare ristoro e conforto. Si tratta di un desiderio antico quanto l’uomo, che affonda le sue robuste radici nella storia di ognuno di noi. Talvolta si può trascorrere un’esistenza intera nell’attesa del magico incontro, ma quando questo non sia realizza o, ipotesi ancor peggiore, genera soltanto castelli di sabbia, può insinuarsi in noi un sottile ma persistente pessimismo.

Ai fini di un ottimale assetto psicologico, potrebbe risultare pericoloso fare eccessivo affidamento ai desideri, soprattutto quando essi iniziano ad assumere i connotati dell’illusione. Con il termine «illusione», sia chiaro, non si intende fare riferimento a desideri ambiziosi, oppure a sogni che assumono tonalità rosee, giacché aspirare e desiderare è prerogativa e diritto di ogni essere umano. Parlare di illusione è tuttavia corretto quando l’individuo giunge a distorcere la realtà, la realtà della vita.

Se il nostro concetto di felicità rispetto alla dimensione del sentimento, viene alimentato soltanto dall’idea di dovere ad ogni costo incontrare l’anima gemella, il principe azzurro, e tutto quello che con un unico termine potremmo definire la «perfezione», allora saremo inevitabilmente delusi e ben presto diventeremo pessimisti.
Oltre che una particolare modalità di affrontare la vita, il pessimismo è un tradimento delle aspirazioni della coscienza, spezza il filo dei nostri desideri, delle nostre aspirazioni, sbarra la strada ad ogni nuova opportunità. È una condizione di prigionia in cui ci si trova relegati senza comprenderne il senso che, però, come in ogni circostanza, dovrebbe essere ricercato. Talvolta si sovrappone al termine «pessimismo» quello di «realismo», e trincerandosi dietro la scusante di vedere la vita in maniera obiettiva, si rinuncia a desiderare e ad osare. È il mondo dei sentimenti ad essere maggiormente minacciato da questo pericolo, perché una grave delusione amorosa può assumere agli occhi di chi la vive sembianze di morte, alimentando così l’idea di un non-ritorno dalla sofferenza.

Il pessimismo vittimista e la fede nella sconfitta inficiano tutte le possibilità di interazione e di scambio, annientando sul nascere ogni minima possibilità di recupero. Se fossimo disposti ad assumere consapevolezza dell’illusorietà di certe nostre aspettative, senza dubbio potremmo riuscire a depotenziare la paura di soffrire, attendendoci un proporzionale incremento della capacità di gioire. Le nostre illusioni ci tendono continui tranelli, invitandoci a percorrere sentieri impervi, senza alcuna via di uscita, che ci condurranno all’oscurità.

Ma il ritorno alla luce, anche dopo aver vissuto una grave delusione amorosa, è comunque possibile, a patto però di aprirsi con fiducia ad un altro essere umano. La repressione di particolari dimensioni emotive, e in primo luogo dell’eros, non può che condurre all’incomunicabilità e a rapporti molto superficiali, impersonali. Combattere il pessimismo e la sfiducia nel sentimento, invece, significa immettersi sulla strada che ci condurrà alla rinascita.
Credere in questa possibilità e cercare di raggiungere un traguardo di questo tipo, significa ambire al risveglio della nostra anima. Una delle più straordinarie risorse dell’amore è quella di gettare luce proprio là dove, sino a un attimo prima, avevano regnato le tenebre.

Il risveglio dell’anima è il presupposto della nostra rinascita psicologica e l’amore rappresenta lo strumento privilegiato per giungere a questa meta.



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eros & pathos (cap XII)   10/5/2004 14.54.39 (53 visite)   hightecno

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