Nick: mir Oggetto: two Data: 2/6/2007 14.0.21 Visite: 163
Un posto solitario. Paesaggio suburbano di fine maggio con pioggia che cade fina e lenta sulle macchine parcheggiate e i lampioni fiochi e svogliati. Nessuno per strada tranne due in macchina che fanno "cose". Dallo stereo, "Lost" dei Motel Connection che fa vibrare i vetri dell'auto. Ma piano, così come il ritmo di "cose". Sul più bello lui le dice "Sai che non sei l'unica". Il movimento "cose" ha un sussulto, percettibile rottura di un filo conduttore. Su "Moon flowers" c'è un'apice di voglie e di intenti e di occhi chiusi e di mani che si tengono strette. Le "cose" terminano. Lei dice "Ok allora?". Lui odia quel suo modo di non proporsi. Di non dire niente aspettando un input esterno. Lui sente la solitudine in ogni aspettativa mancata, in ogni concetto inespresso. "Load" traccia numero 4. Lui "Allora niente. Non so cosa hai nella testa. Ti dico cose bellissime e non dici niente. Ammetto di tradirti e non dici niente." La parola chiave è "niente". La pioggia ha puntinato il parabrezza di piccoli specchietti di acqua. Fuori è più lontano. E in auto c'è "niente". Lei è ancora in silenzio. Lui sa che sei lei dicesse qualcos'altro di interlocutorio potrebbe perdere il sé stesso "persona tranquilla". Esce dall'auto mentre "08 volante" dagli altoparlanti. Si siede su una panchina bagnata e l'umido sulla schiena è benefico come un concetto limpido. Lontano nel tempo e nello spazio ci sono i bei momenti in cui ci sorprendeva per le cose dette e la vita era qualcosa che non si poteva prevedere secondo schemi di prudenza e sopravvivenza. "Two". Tornano a casa. Il niente è una scala di grigi che si colora col tempo. http://www.sergiogandrus.it |