Talvolta ho seriamente pensato di essere la reincarnazione di Jim Morrison, magari con molta più carne, magari di un paio di Jim Morrison. Talvolta il suo messaggio era davvero in sintonia col mio pensiero, ma tutto ciò andava, e va, ben oltre le pulsioni adolescenziali e postadolescenziali da pellegrinaggio a Pere Lachaise con tanto di canna sulla sua, pardon, sulla mia tomba. Il dramma, il malessere che Morrison coglie nella societa a lui contemporanea lo esprime nelle sue canzoni, con un messaggio semplice ma dai risvolti e dai contenuti talvolta complessi, quasi epici. Questa attitudine denota una sensibilità che esula dalla normalità, che ha qualcosa di superiore, quasi divino. La sola soluzione che Morrison trova per il dolore che lo circonda è l'amore, quello fisico che va oltre il fisico, quello simbiotico tra due corpi, due anime, due entità che diventano una sola. Queste due entià che si amano due volte, una per oggi una per l'incerto domani, due volte perchè due sono le entità prima ma una sola sarà l'entità dopo. Due entità che si amano su un prato, in una notte stelleta d'estate, con una leggera brezza che sale lungo la schiena, disseminata di goccie di sudore che sembran perle alla luce della luna, e le mani che accarezzano i corpi che fremo e danzano al sottofondo di un sensuale mormorio.
"Tutti desiderano il vostro bene, non fatevelo rubare" S.J. Lec