Dal laziogate è nata tutta l'indagine che ha portato alla scoperta del network abusivo di spionaggio telecom
collegato attraverso l'uomo del sismi Mancini
a Nicolo Pollari e alla guardia di finanza.
"Spiano Marrazzo e Mussolini":presi
Milano,in manette investigatori privati
Investigatori privati che spiavano i candidati di alcuni partiti politici, come Pietro Marrazzo e Alessandra Mussolini, per condizionare il voto dell'aprile 2005. E' quanto è emerso nell'inchiesta che ha portato all'arresto di 11 investigatori privati, due finanzieri, un poliziotto e un dipendente della Tim a Milano. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e falso.
Gli arrestati sono anche accusati di rivelazione del segreto d'ufficio e altri reati. L'operazione, disposta dalla magistratura milanese, è stata condotta in Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana. Oltre agli arresti sono state eseguite una trentina di perquisizioni. Secondo l'inchiesta condotta dal Pm Stefano Civardi, nata da una vicenda di mobbing, gli investigatori privati avrebbero versato denaro ai pubblici ufficiali in cambio di informazioni.
In particolare, i due marescialli della Guardia di finanza fermati a Novara e l'ispettore di Polizia, arrestato a Padova, avrebbero fornito dati riservati o effettuato indagini per conto di investigatori privati senza scrupoli, tutti appartenenti a società operanti a Milano, Roma e Firenze. L'impiegato della società di telefonia mobile avrebbe fornito nomi, numeri di telefono ed indirizzi riservati di ignari clienti.
Dall'inchiesta sarebbe emerso anche un tentativo di spionaggio politico per condizionare le elezioni screditando gli avversari di Francesco Storace (An), allora presidente della Regione Lazio. Vittime sarebbero state Pietro Marrazzo, che poi fu ugualmente eletto governatore per il centrosinistra, e Alessandra Mussolini, che fu denunciata per falso proprio dalla lista Storace, ma poi rimessa in corsa dai giudici.
LAZIOGATE
"La Mussolini è fuori, sono stato io"
Dalle intercettazioni realizzate nei confronti di Salvatore Sottile, il portavoce di An finito agli arresti domiciliari, vengono registrati elementi sulla intricata vicenda della esclusione della lista di "Alternativa sociale", facente capo ad Alessandra Mussolini, dalle elezioni regionali del Lazio del 2005. L'ex consigliere comunale di Roma Fabio Sabbatani Schiuma confida, il 12 marzo 2005, solo poche ore prima che le agenzie battessero la notizia della esclusione della lista, di essersi procurato 1300 schede anagrafiche del Comune violando, con l'aiuto di hacker, il sistema informativo dell'amministrazione capitolina. Gli atti saranno acquisiti dal procuratore aggiunto di Roma, Italo Ormanni, che indaga sul caso. Ecco alcuni stralci della conversazione.
Schiuma: "Gli ho portato 1300 schede anagrafiche del Comune di Roma che ho preso in maniera piratesca".
Sottile: "Eh, Eh".
Schiuma: "Però non ho utilizzato la procedura esatta nella richiesta di queste schede".
Sottile: "Ah".
Schiuma: "Alias con il computer".
Sottile: "Ah, vabbé".
Schiuma: "Un pirata, ci siamo inseriti dentro e abbiamo preso tutto quanto".
IL GIUDICE AMICO
Quando la lista «Alternativa Sociale» viene esclusa dalle competizioni regionali, Fabio Sabbatani Schiuma, vicepresidente del consiglio comunale per An poi finito sotto inchiesta proprio per quella storia, chiama Salvatore Sottile e confessa. È il 12 marzo 2005. « Ho fatto un buon lavoro... Sono stato io Salvatore. Non si dice in giro perché mi stanno a cercare per ammazzarmi... sono io che ho prodotto tutta la documentazione alla Corte d'Appello. Non ho utilizzato la procedura esatta nella richiesta di queste schede anagrafiche... col computer, con un pirata. Ci siamo inseriti dentro e abbiamo preso tutto quanto. So' tre giorni che sto a buttato qua alla Corte d'Appello... Solo che mo' mi possono rompere il cazzo per violazione dei dati della privacy perché io non li ho comunicati a nessuno...
».
Dopo poco i due si sentono nuovamente. E parlano della sentenza, che, dice Sabbatani Schiuma, sarebbe stata pilotata.
Schiuma: «Sai chi sta in quella sezione?».
Sottile: «Eh?».
Schiuma: «Uno dei membri effettivi? Il fratello di Romano De Sensi, tu ti ricordi quel mio amico dove siamo andati a Perugia?... Baldovino che è giudice: l'ho incontrato là. Meno male Salvato' perché erano in parità due e due: due di centrodestra e due di centrosinistra e lui che è stronzo però ha votato a favore».
Sottile: «Ah perché tre a due è finita?».
«Mi sembra di sì. Il presidente era proprio schierato e però due erano contrari».