Nick: mir Oggetto: il sacrificio di giugno Data: 9/6/2007 14.0.27 Visite: 178
Faceva caldo. Uno di quei caldi appiccicosi da inizio estate. Per forza di cose eravamo tutti più che vestiti. Non è che puoi andare ad un funerale con pantaloncini e maglietta. La giacca di mio padre mi andava stretta di spalle e, quando muovevo le braccia, si sentiva un rumore di strusciamento da vera roba sintetica. Ma cercavo di muovermi il meno possibile. La chiesa era fresca e quando entrammo fu per tutti un istante di sollievo in una giornata pesante. E' strano trovarsi al funerale di un ragazzo. Ti accorgi che c'è qualcosa di diverso perchè ci sono tante facce giovani. Ci leggi quella nota di incredulità che non vedi più negli anziani. Ad un certo punto il prete dice qualcosa circa un ritorno alla casa del padre. Involontariamente ironico. Il padre di F., quello biologico, non c'era mai stato. Se ne andò di casa quando F. a stento riusciva a fare qualche passo fuori dalla carrozzina. Ho questo ricordo di me e altri compagni di scuola a casa di F. con sua mamma che ci prepara la pasta al sugo. Si parla di ragazze, del Napoli, di moto e la mamma rimane in piedi a guardarci. Adesso quella donna stava appoggiata al fratello di F. come se, senza quel supporto, non potesse resistere ad alcun peso. Il prete disse una formula per far intendere che la funzione era finita. Il fratello di F. e alcuni dei suoi amici, tutti più grandi di noi, presero la bara sulla spalla e uscirono. Il sole adesso era dietro gonfie nuvole grige richiamate da chissà dove. Tutti continuammo a sudare però. La mia camicia aderiva alle parti della pelle che non erano separate dalla maglia di cotone. Misero la bara nel carro che poi andò via. I parenti la seguirono in altre auto. Gli amici salutarono tutti. I compagni di scuola, anche quelli con cui non avevo mai avuto alcun rapporto, mi salutarono lentamente, con partecipazione si direbbe. Andarono via tutti. Un sagrestano chiuse la porta della chiesa. Non c'era più nessuno. Rimasi lì, da solo, poggiato al muretto del piazzale. C'era qualcuno. Una ragazza accovacciata dall'altra parte del muretto piangeva sommessamente e si metteva le mani nei capelli. La riconobbi. F. 'forse' era morto per lei. Secondo me F. non era nel traffico del centro, chiuso nel piombo e nel legno, era lì in quel momento. Il sole uscì da dietro le nuvole. Pensai che era giunto il momento di andare. Mi tolsi la giacca mettendomela su una spalla. http://www.sergiogandrus.it |