Nick: insize Oggetto: PORTISHEAD Data: 13/5/2004 10.16.35 Visite: 97
PORTISHEAD L’immagine che ho impressa meglio in mente è quella di lei appoggiata al microfono con entrambe le mani, stretta nelle spalle piccole ma dritte, la sigaretta tra indice e medio della sinistra, i capelli a coprirle il viso, gli occhi stretti in un’espressione quasi sofferente, carica di emozione, la sua voce calda, sensuale, resa roca dal pathos e dal tabacco, avvolta dalla potenza armonica di un’orchestra di trenta elementi, il pubblico incantato, immobile, perso in uno stato quasi ipnotico:
Beth Gibbons, la schiva vocalist dei Portishead (non ha mai rilasciato interviste, preferisce che sia la sua musica a parlare per lei), è uno dei personaggi più affascinanti e talentuosi della scena musicale degli anni novanta; una storia strana, quella dei Portishead, una storia fatta di eccezionali intuizioni musicali e di lunghi silenzi, di innovazione elettronica, atmosfere da film noir e feeling jazz, di incontri con un pubblico tanto diversificato da risultare indefinibile.
Scaturiti dalle atmosfere grigie e fumose dei sobborghi di Bristol, scintille scoccate dal fuoco del Wild Bunch (la crew di Bristol da cui sono emersi artisti di fama mondiale quali Massive Attack e Tricky, per capirci), i Portishead hanno contribuito, loro malgrado, alla esplosione del fenomeno trip hop nel mondo, e negli Usa in particolare, restando per certi versi prigionieri di una definizione che, per loro stessa ammissione, è inutile, vuota, inadatta ad inglobare realtà musicali tanto diverse: "il trip hop non c’entra" ha precisato più volte Geoff Barlow, che insieme a Beth costituisce il nucleo centrale della band.
Il secondo album è stato presentato nel corso di un evento che ha costituito l’acme del loro percorso artistico: un concerto al Roseland di New York, accompagnati da un’orchestra di trenta elementi, cristallizzatosi in un album live "Roseland N.Y.C. live" e in un videotape dalla regia suggestiva: una performance d’impatto, memorabile, che permette di apprezzare anche le notevoli capacità tecniche della band: la loro musica è tutta suonata, ogni nota, ogni scratch; nessuna base pre-registrata, come, tutto sommato, sarebbe stato lecito supporre: per una scelta precisa, la band si esibisce senza utilizzare campionatori o sequencer, preferendo estrarre i sample direttamente dai vinili sapientemente trattati dal dj ufficiale del gruppo. I portishead suonano alla grande, sanno incantare e innovare e, ciò che più conta, hanno classe da vendere. le immagini sono tratte dal LIVE al Roseland di N. Y. City ...give me a reason to love you... ...give me a reason to be a woman... "glory box" - portishead
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