Nick: asad Oggetto: SGOZZATO SENZA PIETA' Data: 14/5/2004 1.41.5 Visite: 183
Secondo per secondo la passione e la morte di Nick, l'americano di RENATO FARINA IL FILM DELL'ORRORE SULL'ASSASSINIO DEL GIOVANE AMERICANO. UCCISO SOLO PERCHÉ OCCIDENTALE. COME L'ITALIANO FABRIZIO QUATTROCCHI Nick, mentre lo sgozzano, urla il pianto di un bambino che sta lontano da casa, e viene da piangere scorgendo la sua barbetta di tardo adolescente, ce ne sono tanti in giro così, inconsapevole della crudeltà della vita. La vita, vivere, volersi bene. Questo dice la sua testa penzolante e gocciolante. È troppo facile dire: sono le immagini dell'orrore. Certo. Ma il film che testimonia la vestizione, la confessione, la sentenza di morte e l'esecuzione di Nick Berg dice prima di tutto che non siamo fatti per morire. Noi amiamo la vita. Desideriamo il bene. Nick era così, i suoi occhi aperti lo ridicono ancora, bisognosi e sperduti, mentre la sua testa è staccata dal corpo e una mano la agita come una cosa finita. Avrebbe voluto un'altra mano tra i suoi capelli. È morto, ma i suoi occhi ci parlano, dureranno un'eternità di memoria, anche se non vedevano più niente. E la sua voce com'è più religiosa, quanto è infinitamente più somigliante a quella di Cristo, rispetto al grido "Allah Akhbar!", Dio è grande. Dio è grande, grandissimo perché somiglia a Nick Berg, non a quegli uomini. Ricordiamocelo: sono uomini. (...) ( segue a pagina 2) (...) Viene semplice definirli bestie, ma questa capacità di male appartiene solo alla nostra specie, moltiplicata dall'ideologia religiosa. Non c'è ora da stabilire una graduatoria del terribile, tra torture e decapitazione. Non è neanche "uno a uno", occhio per occhio, come orribilmente propongono a sinistra, per spiegare che in fondo quella decapitazione ci sta. C'è da guardare il film. Provo a raccontare. All'alba di ieri un amico mi trasmette per internet le sequenze dell'assassinio. Dice: «Devi vedere». Che c'è da vedere. Uno pensa di dover preparare lo stomaco. È altro quel che viene afferrato e sconvolto e che ci impone la domanda: davvero la barbarie è più forte, davvero quel dolore di fanciullo è buttato via e ci resta al massimo la vendetta? Inizio. Scritte in arabo. Dopo di che ecco il volto pallido su fondo beige. Il ragazzo di 26 anni sta seduto su una specie di tronetto, una sedia bianca con bei braccioli. Non ha l'aria molto spaventata, è come se stesse recitando una parte dentro una sceneggiatura. Tiene le mani tra le mani. Sta in una specie di aula di tribunale e risponde all'interrogatorio. Dice: «Mi chiamo Nick Berg, mio padre si chiama Michael e mia madre Suzanne. Sì, ho un fratello e una sorella, David e Sarah. Vivo a West Chester. Philadelphia». Dice alcune altre incomprensibili parole. Il video segna queste ore della notte: 2,18. Dietro c'è una parete beige. La sua barbetta è quella di un no global. Quanta gente così ho visto nei cortei italiani o stranieri. È girata la voce che fosse un "contractor". Uno che andava giù a fare affari. Non è così. Suo padre è un attivista del movimento Answer, il più pacifista dei gruppi americani, il più estremo. Ha per leader Ramsey Clark il quale difende esplicitamente Slobodan Milosevic e Saddam Hussein. Nick è di questa scuola. Era andato in Iraq perché sinceramente convinto di ricostruire, di pacificare, lavorando, diffondendo le sue teorie. L'America è libera, si può fare, si può partire. Pensava che contassero i sentimenti, era determinato a credere che dalla parte islamica la si pensasse come lui. La sigla dell'organizzazione sta per Act Now to Stop War End Racism, agire subito per finirla con la guerra e il razzismo. Gli americani lo fermano a un check point, non ha le carte in regola. Lo rilasciano, è a posto. Ha fiducia nei "resistenti", in fondo li capisce. Egli non sapeva che le sue idee non contano niente. Conta soltanto il suo essere di razza americana e cristiana. I suoi genitori possono pensarla come vogliono, ma hanno nomi cristiani e lui pure, ed è di Philadelfia. Lo ha confessato. Basta questo ai giudici. Ma il ragazzo non sembra spaventato. Pensa magari di far parte di un gioco pacifista, crede magari di essere utile come ostaggio a quella parte che lo ha in pugno e persino al miglioramento dell'Amer ica. Sono pochi secondi. E la scena cambia. Il video segna: ore 2 e 30. Nick giace ai piedi dei giustizieri. Ha le mani legate dietro la schiena. I piedi sono uniti. Come un caprettino. Ma è ancora inconsapevole. Ogni tanto si vede che sgranchisce le estremità. Si sa che gli attori devono avere pazienza. I cinque stanno in posa. Due al centro hanno un passamontagna nero. Gli altri rosso, bianco e beige. La loro divisa è nera, hanno scarpucce griffate, mitra. Capiscono di essere parte di uno spettacolo. La guerra oggi si combatte su due fronti: davanti alle bocche da fuoco e davanti alle telecamere. Forse è più potente come arma la tivù. Scodinzolano. Si fanno belli. A casa diranno: come stavo? Sono riuscito bene? L'uomo al centro legge: «Sia gloria a Dio, che ha onorato l'Islam con il suo sostegno, ha umiliato gli infedeli con il suo potere, ha disposto ogni cosa con la sua autorità e ha ingannato gli infedeli. Le preghiere e la pace siano su colui che ha innalzato le insegne dell'I- slam e della sua spada». Dice così. Si rivolge agli islamici, li vuole con sé. Continua: «Nazione islamica, ci sono grandi novità! Si vedono le prime luci dell'aurora e soffiano i venti della vittoria. Dio ci ha assicurato un grande vittoria in una delle sue battaglie, quella di Falluja. Rendiamo grazie a Dio». Accenna ai «satanici abusi sugli uomini e le donne musulmane nella prigione di Abu-Ghraib. Dov'è il vostro ardore e la vostra indignazione per il trattamento ricevuto dalla religione di Dio? È dov'è lo zelo per la dignità dei musulmani, dov'è la vendetta per il disonore inflitto agli uomini e delle donne musulmane che si trovano nelle prigioni dei crociati?». Dice proprio «crociati». Si sente il sospiro di Nick, una specie di respiro per rassicurarsi. Capisce Bush, capisce cristiano e crociato. Non ci crede ancora. Non pensa a lui, il carnefice. Lui non esiste, è un nulla. Gli importa dei musulmani, li vuole combattivi. Per spingerli insulta le donne: «Per quanto ancora assomiglierete alle donne, e non saprete far altro che gemere, urlare e piangere? Uno si appella ai popoli liberi del mondo, un altro implora Kofi Annan, un terzo cerca l'aiuto di Amr Moussa (Segretario Generale della Lega Araba, ndr). Non vi siete ancora stancati della Jihad fatta con le conferenze e delle battaglie combattute con i sermoni? Per quanto ti riguarda, Bush, cane dei cristiani, ti promettiamo cose molto spiacevoli. Per quanto riguarda voi, madri e mogli dei soldati americani.Da noi riceverete cadaveri su cadaveri e bare su bare di persone massacrate in questo modo. Uccidete gli infedeli ovunque li vedete, prendeteli, scagliatevi contro di loro e aspettateli dovunque». Sono testuali citazioni da Omar Bakri, indisturbato signore di Al Qaeda, che da Londra probabilmente li ha inviati lì. Ormai Al Qaeda è nel cuore dell'Europa. Alle 2,44 il capo finge di uccidere il prigioniero. Nick sospira: era un film, meno male. Alle 13 e 45 si riaccende la telecamera, e quell'uomo estrae il coltellaccio. Si sente urlare. E poi si sente il pianto di Nick. Non era un gioco. È un cristiano, deve morire. Come capitò a Fabrizio Quattrocchi, cattolico e italiano, e prima, in Pakistan, a David Pearl, americano ed ebreo. «Allah Akhbar! Allah Akhbar!». I torturatori americani non lo facevano in nome di Gesù, si nascondevano a Cristo. Questi invece lo fanno per Dio (per Dio?). Nick è vestito con la tunica arancio dei prigionieri di Guantanamo (dove l'hanno presa?). Ma sembra la veste rossa con cui fu adornato Gesù. Gli torce la testa, lo rovescia, l'assassino. Quello con il cappuccio bianco lo tiene fermo. Ci vogliono quaranta secondi per recidere, troncare. Cercano una prima volta di staccare il capo dal busto, ma Nick piange ancora, chiama sua mamma, qualcuno al mondo gli vorrà bene, che male ha fatto? Finalmente la testa penzola e ci guarda, ci guarda, ci guarda, povero ragazzo sognatore. Pearl e Quattrocchi, gli altri martiri dell'Occidente . DANIEL PEARL, il giornalista americano 38enne fu rapito dagli estremisti islamici il 23 gennaio del 2002 mentre conduceva un'inchiesta per il Wall Street Journal. Anche la sua fine venne registrata dagli assassini. Era legato a una sedia, in due gli afferrarono la testa e gli recisero la gola. . FABRIZIO QUATTROCCHI, l'agente di sicurezza privata, è stato ucciso il 14 aprile, 2 giorni dopo il suo rapimento assieme ad altri 3 colleghi italiani (Stefio, Cupertino e Agliana). Anche in quel caso, il video del suo assassinio è stato inviato alla tv araba Al Jazeera che però si era rifiutata di mandarlo in onda. Non è giusto chiudere gli occhi di VITTORIO FELTRI Questa immagine ripugnante non è stata tratta da un film dell'orrore, ma da un video registrato dagli stessi assassini, del quale, nelle pagine interne, pubblichiamo altri particolari. Un documento che non ammette discussioni. Va preso per quello che è: la prova di come agiscono i terroristi iracheni, della loro ferocia. L'uomo decapitato non era un marine, un combattente, ma un civile statunitense accorso sul teatro di guerra per aiutare la popolazione, un pacifista che non stava né da una parte né dall'altra; solo un giovane del volontariat o. Non importa. Certi dettagli non interessano ai "resistenti". Il ragazzo era lì, disarmato, senza difese perché inoffensivo, una preda facile facile. Lo hanno catturato, legato, costretto a sedersi a terra. Quindi, letto un comunicato, lo hanno decapitato con un coltellaccio. Operazione lunga: quaranta secondi. Staccare la testa a una persona, se non si ha a disposizione la ghigliottina, è laborioso. Vi risparmio la reazione del disgraziato durante quei quaranta secondi, un'eternità. Davanti a cose simili viene voglia di non credere. Viene voglia di prendere il filmato e dargli fuoco. A volte si fa tanta fatica a guardare in faccia alla realtà, e si preferirebbe chiudere gli occhi. Ma non si può. È in corso una guerra combattuta con le armi e con i media. I terroristi usano ogni mezzo per intimidire e ricattare, però non è con l'autocensura che si riesce a fermarli e ricondurli alla ragione. Vanno denunciati. L'opinione pubblica deve sapere, ha il diritto di sapere e noi abbiamo il dovere di informarla a costo di urtarne la sensibilità. Nei giorni scorsi, tivù, quotidiani e settimanali hanno mostrato con insistenza le foto (autentiche o taroccate) delle torture inflitte da truppe americane a prigionieri iracheni. Foto scioccanti che hanno sollevato polemiche e scosso il mondo intero. Sulle prime pagine le istantanee della vergogna sono state accompagnate da cronache e commenti nei quali spiccavano parole dure di condanna verso la soldatessa ritratta con un detenuto al guinzaglio, verso gli aguzzini sorpresi dall'obiettivo mentre si compiacciono delle proprie violenze. Tutto giusto. Mai nascondere la realtà, per quanto mostruosa, raccapricciante. In base allo stesso principio, pubblichiamo la foto della brutale esecuzione. Questo succede in Iraq. Questo fanno i "resistenti" tanto cari alla sinistra italiana. BESTIE......NON ALTRO CHE BESTIE! PENA DI MORTE FOREVER!
|